Sono servite le due imponenti manifestazioni che si sono svolte in Messico, a settembre, per protestare contro l’ipotesi di introdurre matrimoni omosessuali e ideologia gender nelle scuole. I parlamentari messicani hanno infatti recepito il grido popolare ed hanno bocciato la legge.
Dapprima un milione di persone, soprattutto famiglie, ha invaso le strade di 122 città messicane per dissuadere il presidente, Enrique Peña Nieto, dal modificare l’articolo 4 della Costituzione per rendere il matrimonio accessibile anche agli omosessuali. Poi le persone sono tornate a manifestare, due settimane più tardi, radunandosi nella capitale Città del Messico.
Motore dell’iniziativa il Frente National por la Familia, il quale ha denunciato anche l’imposizione dell’ideologia gender ad alunni finanche minorenni. “Una cosa – ha commentato Fernando Guzman, uno degli organizzatori – è il rispetto pieno delle persone omosessuali, altra cosa è insegnare ai bambini che non sono maschi o femmine, ma che sono ciò che vogliono essere”.
La modifica costituzionale, annunciata a maggio dal presidente Peña Nieto per legalizzare le nozze gay, necessitava tuttavia dell’approvazione parlamentare. E nelle scorse ore il Parlamento ha respinto questa proposta.
19 sono stati i voti contrari, 8 quelli a favore e un’astensione, così un’apposita commissione sulle questioni costituzionali della Camera dei Deputati ha messo fine a un dibattito che aveva conosciuto, un anno fa, anche l’intervento della Corte Suprema, la quale aveva ritenuto incostituzionale il divieto di matrimonio per persone dello stesso sesso.
[a cura di Federico Cenci]