L’odierna festa della Vergine di Lourdes è lo spunto per una riflessione sulle guarigioni definite “miracolose”. In qualità di vicepresidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) ma, soprattutto, di membro titolare del Comitato Medico Internazionale di Lourdes (CMIL), il professor Franco Balzaretti ha illustrato a ZENIT le peculiarità del suo incarico, spiegando come l’alleanza tra scienza e fede può portare a risultati davvero mirabili.
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Prof. Balzaretti, partiamo da una premessa metodologica: per un credente chi lavora nel Comitato Medico Internazionale di Lourdes, dove finisce la sua fede e dove inizia la sua scienza?
Per quanto riguarda il nostro impegno nella Commissione Medica che deve verificare le guarigioni scientificamente inspiegabili, la fede non rappresenta mai un limite, ma al contrario un valore aggiunto, in quanto ci spinge a giudicare, se possibile, con ancor più rigore ed intransigenza; ma, al tempo stesso, ci aiuta ad aprirci al trascendente, in tutti quei casi in cui la scienza non può dare spiegazioni logiche ed attendibili.
Ecco perché i medici sono sempre stati molto importanti per le guarigioni di Lourdes, in quanto essi devono saper sempre conciliare le esigenze della ragione con quelle della fede; ed il loro ruolo e funzione è quindi di non eccedere mai in un eccessivo positivismo, così come anche di escludere ogni possibile spiegazione scientifica o naturale. Ed è proprio la serietà della medicina, la lealtà ed il rigore da essa dimostrati, a costituire uno dei fondamenti essenziali per la credibilità del santuario stesso.
Anche perché nel CMIL di Lourdes la metodologia seguita è esattamente la stessa che viene utilizzata per la ricerca scientifica; e quindi i medici sono sempre motivati dalle stesse esigenze scientifiche, peculiari della loro professione e seguono il principio di Jean Bernard: “quel che non scientifico non è etico”. Per cui, anche se credenti (e… a maggior ragione se lo sono), nei loro dibattiti non viene mai meno il rigore scientifico
Si può dunque affermare che l’uomo di chiesa e l’uomo di scienza, nella fattispecie medico, hanno due ruoli complementari ed importanti, su due piani diversi, ma con uno stesso fine: la ricerca della verità. E così la storia di Lourdes e del Comitato scientifico ha, in qualche modo, anticipato l’Enciclica Fides et Ratio in cui, tra l’altro si afferma che: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”
Quali sono i criteri che definiscono una guarigione “miracolosa”?
Si deve al cardinale Prospero Lambertini, poi diventato Papa Benedetto XIV, il merito di aver precisato le caratteristiche del miracolo anche sotto l’aspetto medico-scientifico. Infatti nella De servorum beatificatione et beatorum canonizatione (libro IV, capitolo VIII, 2 – 1734) egli fissava sette criteri per il riconoscimento della straordinarietà o inspiegabilità di una guarigione:
- La malattia deve avere caratteristiche di gravità, con una prognosi negativa.
- La diagnosi reale della malattia deve essere sicura e precisa
- La malattia deve essere unicamente organica
- Un’eventuale terapia NON deve aver favorito il processo di guarigione
- La guarigione deve essere repentina, improvvisa, istantanea
- La ripresa della normalità deve essere completa, senza convalescenza
- Non deve esserci una remissione e la guarigione deve essere duratura (non recidive).
E questi criteri di Lambertini sono ancora validi ed in uso ai nostri giorni, tanto sono logici, precisi e pertinenti; essi stabiliscono, in modo insindacabile, il profilo specifico della guarigione inspiegabile e hanno impedito ogni possibile obiezione o contestazione nei confronti dei medici del Bureau e del CMIL. Per cui rappresentano ancora oggi il giusto riferimento per il giudizio di non-spiegabilità, in quanto colgono realmente nella sua sostanza l’inspiegabilità del fenomeno, definendo compiutamente una guarigione “non scientificamente spiegabile”.
E dobbiamo riconoscere che è stato proprio il costante rispetto di questi criteri ad avvalorare la serietà e l’obiettività del Comité Médical International de Lourdes (CMIL), le cui conclusioni rappresentano, da sempre, degli indispensabili riscontri peritali che consentono, poi, di procedere a tutti gli ulteriori giudizi canonici, necessari per riconoscere i veri miracoli, tra le tante guarigioni dichiarate.
È possibile quantificare – anche in modo approssimativo – i miracoli avvenuti a Lourdes dal 1858 a oggi? Quanti sono quelli ufficialmente riconosciuti?
Molti si domandano se avvengono ancora i miracoli a Lourdes; ebbene, nonostante il crescente scetticismo della medicina moderna, i membri del CMIL ogni anno si riuniscono per accertare delle guarigioni veramente straordinarie, per le quali anche i più autorevoli specialisti internazionali non sanno trovare una spiegazione scientifica. Attualmente il CMIL sta seguendo alcuni casi molto interessanti, che potrebbero avere degli importanti sviluppi.
Ed infatti, a fronte di oltre 7.200 dichiarazioni di guarigioni (nel 2015 sono state 37 anche negli anni precedenti le dichiarazioni, si attestano, all’incirca, ad una quarantina per anno), sono solo 69 i casi dichiarati miracolosi, dal 1858 ad oggi: dalla guarigione di Catherine Latapie, avvenuta pochi giorni dopo la prima apparizione a Massabielle, all’ultimo caso, quello della signora Danila Castelli (il 69° miracolo riconosciuto), guarita nel 1989, e riconosciuto poi nel 2013.
Qual è il caso di guarigione più clamoroso che le è mai capitato di trattare?
È senza dubbio quello di Suor Luigina Traverso, guarita il 23 luglio 1965 di Lombosciatica paralizzante in meningocele. Dopo anni di terapie e diversi interventi chirurgici Suor Luigina era giunta a Lourdes il 20 luglio del 1965 in gravissime condizioni generali, al punto che i medici avevano sconsigliato il pellegrinaggio a Lourdes, in quanto temevano addirittura per la sua vita.
Ma il 23 Luglio 1965, durante la Celebrazione Eucaristica, Suor Luigina Traverso riferisce al passaggio del Santissimo, un’improvvisa e forte sensazione di calore e benessere con la “voglia di mettersi in piedi”, fatto che le era impedito da diversi mesi, con un’improvvisa ripresa della motilità del piede e scomparsa del dolore.
Il giorno successivo, in pieno benessere, accompagnata dalla Madre Superiora ed alcuni barellieri, la religiosa si dirigeva, camminando senza alcun ausilio, alla Grotta per ringraziare la Vergine. Successivamente si recava alla Via Crucis dei Pellegrini, dove saliva, in preghiera, sino alla IV Stazione ed affrontando un’ardua salita. Nei giorni seguenti, la suora si dedicava all’assistenza e al servizio degli ammalati.
Essendo poi in attesa di alcune documentazioni indispensabili, il miracolo è stato poi riconosciuto solo nel 2012, dopo tali documentazioni e la mia relazione sul dossier clinico della guarigione, alla riunione CMIL del 2011, con la relativa votazione (quasi unanime) ed il parere positivo da parte dello stesso Comitato Medico. Attualmente Suor Luigina vive in un monastero vicino a Casale Monferrato dove, di recente, è stata eseguita una nuova perizia medica collegiale, che ha confermato le condizioni molto buone della paziente, sia dal punto di vista fisico che psichico.
Cos’è che, a suo avviso, spinge molti malati a recarsi a Lourdes: la disperazione, la sfiducia nella medicina o forse la fede?
Dobbiamo, innanzitutto, considerare che a Lourdes si vive in un’altra dimensione, in un’atmosfera di autentica spiritualità; è sufficiente accostarsi agli ammalati presenti, per leggere dall’espressione dei loro volti una serenità quasi irreale; molti di essi non riuscirebbero a sopportare le gravose sofferenze (ed i lunghi viaggi), se non ci fossero la fede e la speranza a sostenerli. Ed ecco che nella sofferenza c’è l’incontro dell’uomo con se stesso. Si vengono a determinare delle straordinarie relazioni umane, in cui avviene un’autentica riscoperta della propria umanità da parte di entrambi.
E così, quegli stessi ammalati, che a causa della malattia, dei molteplici disagi o dell’handicap si sentono spesso ai margini della società, giunti a Lourdes si trovano, improvvisamente, al centro di ogni attenzione, scoprono una ragione per la loro vita segnata dal dolore e da tante difficoltà e la loro sofferenza acquista un insostituibile valore salvifico; in pratica ritrovano la voglia di vivere. Ecco perché i vari sondaggi dimostrano che la ricerca della guarigione fisica non rappresenta mai la principale motivazione della loro presenza a Lourdes.
Si dice che i miracoli più rilevanti, a Lourdes come in altri luoghi di pellegrinaggio, siano le persone che, anche rimanendo malate, ritrovano la fede: come medico e come cattolico, qual è il suo pensiero su questa affermazione?
Lo scrittore laico Ennio Flaiano (1910-1972) aveva una figlia affetta di una grave forma di encefalopatia e in un suo racconto immaginava il ritorno di Gesù sulla terra che, pur infastidito da giornalisti e fotografi, era comunque sempre vicino e sensibile ai sofferenti: “Ed ecco un uomo condusse a Gesù la figlia malata e disse: “Io non voglio che tu la guarisca, ma che tu l’ami”. Gesù baciò la ragazza e disse: “In verità, quest’uomo ha chiesto ciò che io posso dare”. E così anche noi non sappiamo, né sapremo mai, se coloro che si recano alla grotta riceveranno mai una grazia di guarigione, ma sono comunque certo che già, fin da subito, ricevono l’amore della Vergine Maria e di tutti quelli che sanno cogliere e condividere il loro dolore, la loro disperazione e, soprattutto, la sua loro fede!
Per cui, come medico, e soprattutto come cattolico, mi ritrovo in questa bella e paradigmatica espressione di un giovane barelliere, che, nella sua semplicità, affermava: “Sono sicuro che ciascuno a Lourdes riceve il suo miracolo. Forse non un braccio che si solleva o una gamba amputata che rispunta, ma un cuore che cambia”.