World War I

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L'impegno caritativo dei religiosi nella Grande Guerra. Una mostra a Roma

Inaugurata ieri al Vittoriano, l’esposizione sarà allestita fino al 5 febbraio 2017

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Una mostra per far conoscere il grande impegno caritativo di religiose e religiosi italiani durante la Prima Guerra mondiale è stata inaugurata ieri al Vittoriano di Roma.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Coordinamento Storici Religiosi, porta in luce numeri e risposte prodotte dai diversi Istituti: “Circa 9.400 – specifica il curatore don Giancarlo Rocca, paolono – i religiosi italiani che hanno preso parte alla guerra, provenienti da oltre 40 Congregazioni, di cui 572 divennero ufficiali, 592 furono cappellani militari, 362 furono feriti, 320 morirono in guerra e 376 furono decorati”.
“Senza il loro contributo le sofferenze degli italiani sarebbero state maggiori”, aggiunge Rocca.
Il maggior numero proveniva dai Frati Minori, che in guerra inviarono oltre 2.200 religiosi. Trecento i Fratelli delle Scuole Cristiane. Il numero delle religiose impegnate nei vari ospedali (da campo, di riserva, territoriali, contumaciali, treni ospedale ecc.) resta imprecisato, ma certamente furono diverse migliaia. “Solo le Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli ad esempio ne impegnarono circa 800”.
Così la mostra fa memoria tra l’altro della trasformazione di centinaia di case religiose in ospedali, come l’Istituto De Merode di Roma per i soldati feriti in guerra, diretto da Fratel Alessandro Alessandrini, lasalliano: 200 posti letto, 160 per i soldati e 40 per gli ufficiali. Palestre destinate alla riabilitazione, laboratorio di Fisica divenuto laboratorio radiografico, compresa una piccola sala chirurgica approntata per gli interventi minori.
Tra i volontari tanti convittori poi chiamati al fronte, quindi mamme di studenti o ex allievi dei Fratelli. Presso l’ospedale istituita anche una scuola elementare per i numerosi soldati analfabeti ricoverati: nel luglio del 1917 con una sentita cerimonia la scuola consegnò la licenza elementare a 9 soldati. Attivo fino al dicembre del 1918 tornò in primavera scuola a tutti gli effetti.
E ospedale divenne anche l’educandato delle suore Dorotee di Vicenza, quello delle Suore Ravasco a Genova, la casa dei Salesiani a Verona, il noviziato delle suore della Provvidenza a Udine, sede dell’ospedale Città di Milano. Tante strutture ancora vennero adibite ad uso militare, “Case del soldato” fondate nel corso della guerra.
Soldati accolti nell’Ospedale De Merode e infermieri volontari, intenti a preparare scaldaranci per i soldati al fronte, sfruttando rotoli di carta straccia (maggio 1916)
Tra i documenti di particolare interesse i “diari di guerra” di Fratel Prospero Giuliani, Fratello delle Scuole Cristiane che aveva combattuto al fronte, vissuto fino a tarda età, ricevendo diversi riconoscimenti per il valore dimostrato sul campo. “Il suo resoconto quotidiano dal fronte” spiega Lucia Graziano, dell’Archivio Lasalliano “è spesso, drammatico ed emozionante come le circolari di Fratel Leandro, Visitatore della Provincia Torino, a tutti i suoi confratelli che si trovavano a dover combattere al fronte: indicazioni pastorali, preziose, che fornivano ai religiosi spunti di riflessione su come seguire la Regola dell’Istituto in uno scenario del tutto inedito, da quali errori guardarsi; in che modo vivere una vita di preghiera in un contesto così altro, cercando di dare un senso all’esperienza drammatica della guerra”.
Fratel Alessandrini e un milite durante una passeggiata sui colli laziali per i degenti dell’ ospedale
Tra gli istituti in vario modo raccontati nell’esposizione Salesiani, Benedettini di Montevergine, Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, Oblati di San Giuseppe, Camilliani, Suore di Maria Bambina, Figlie di Maria Ausiliatrice, Suore della Provvidenza, Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli e Marcelline. L’esposizione resterà aperta fino al 5 febbraio 2017.)

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Laura Galimberti

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