Udienza ai partecipanti al XVIII Convegno di studio dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa (AIPSC) - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"La storia, studiata con passione, può e deve insegnare molto all’oggi"

Udienza ai partecipanti al XVIII Convegno dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa

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Alle ore 12.30 di oggi [12 gennaio 2019], nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al XVIII Convegno di studio dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa (AIPSC), che ha avuto luogo a Roma il 10 e l’11 gennaio scorsi, presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), sul tema Attività – Ricerca – Divulgazione: la storia della Chiesa nel post-Concilio. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle!
Vi do il benvenuto e vi ringrazio per la vostra visita, molto gradita. Ringrazio il Presidente per la sua introduzione, in particolare per aver ricordato a tutti noi l’antico detto “historia magistra vitae”, una massima molto significativa e legata al vostro importante e generoso magistero. Un amico dei vostri “padri fondatori” e della vostra Associazione, il padre gesuita Giacomo Martina, acuto storico della Chiesa, a lungo docente alla Gregoriana e maestro di molti di voi, mi dicono che fosse solito ricordare ai suoi studenti che la storia è certamente maestra di vita, ma che ha anche ben pochi allievi! Invece voi, di “allievi”, in senso lato, ne avete molti – come Lei, Padre, diceva –: li avete nei seminari, nelle università pontificie, nei convegni, negli incontri di studio, e anche nella rivista, di cui mi avete fatto omaggio. State dunque dando un valido aiuto allo studio della storia e al suo magistero: grazie per questo servizio e per questa testimonianza appassionata.
In effetti, la storia, studiata con passione, può e deve insegnare molto all’oggi, così disgregato e assetato di verità, di pace e di giustizia. Basterebbe che, attraverso di essa, imparassimo a riflettere con sapienza e coraggio sugli effetti drammatici e malvagi della guerra, delle tante guerre che hanno travagliato il cammino dell’uomo su questa terra. E non impariamo! L’Italia – e in particolare la Chiesa italiana – è così ricca di testimonianze del passato! Questa ricchezza non deve essere un tesoro solo da custodire gelosamente, ma deve aiutarci a camminare nel presente verso il futuro. La storia della Chiesa, della Chiesa italiana rappresenta infatti un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che vogliono capire, approfondire e anche godere del passato, senza trasformarlo in un museo o, peggio, in un cimitero di nostalgie, ma per renderlo vivo e ben presente ai nostri occhi.
Ma – come voi mi insegnate – al centro della storia c’è una Parola che non nasce scritta, non ci viene dalle ricerche dell’uomo, ma ci è donata da Dio e viene testimoniata anzitutto con la vita e dentro la vita. Una Parola che agisce nella storia e la trasforma dall’interno. Questa Parola è Gesù Cristo, che ha segnato e redento così profondamente la storia dell’uomo da marcare lo scorrere del tempo in un prima di Lui e un dopo di Lui. E l’accoglienza piena di questa sua azione salvatrice e misericordiosa dovrebbe rendere lo storico credente uno studioso ancora più rispettoso dei fatti e della verità, delicato e attento nella ricerca, coerente testimone nell’insegnamento. Dovrebbe allontanarlo da tutte le mondanità legate alla presunzione di sapere, come la bramosia della carriera o del riconoscimento accademico, o la convinzione di poter giudicare da sé fatti e persone.
Infatti, la capacità di intravvedere la presenza di Cristo e il cammino della Chiesa nella storia ci rendono umili, e ci tolgono dalla tentazione di rifugiarci nel passato per evitare il presente. E questa è stata l’esperienza di tanti, tanti studiosi, che hanno incominciato, non dico atei, ma un po’ agnostici, e hanno trovato Cristo. Perché la storia non si poteva capire senza questa forza.
Ecco dunque, cari fratelli e sorelle, il mio augurio: che il vostro non facile magistero e la vostra testimonianza contribuiscano a far contemplare Cristo, pietra angolare, che opera nella storia e nella memoria dell’umanità e di tutte le culture. E che Lui vi doni sempre di gustare la sua presenza salvatrice nei fatti, nei documenti, negli avvenimenti, grandi o piccoli che siano.
Soprattutto, direi, i fatti degli umili, degli ultimi, pure essi attori della storia. E questa sarà davvero la strada maestra per avere accanto a sé forse pochi allievi, ma davvero buoni, generosi e preparati.
Non vorrei finire senza un ricordo per padre Giacomo Martina, che ho menzionato, e dire l’esperienza che ho avuto con lui. Mi è stato presentato da un gesuita argentino, non italiano, padre Ugo Vanni: erano amici. Poi io andavo a trovare padre Martina, e lui consigliava sempre cose concrete: “Leggete questo. Leggete quell’altro…”. E così io mi sono entusiasmato alla lettura della storia, e ho avuto anche la pazienza di leggere tutta la storia dei Papi di von Pastor, grazie a questi consigli. Trentasette volumi! E mi ha fatto bene. Vi ringrazio ancora per questo incontro e benedico di cuore voi e il vostro lavoro. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

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ZENIT Staff

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