L'utero in affitto non è una soluzione all'infertilità

Secondo l’associazione Scienza & Vita, la pratica legittimata dal tribunale di Milano è solo “una speculazione della sofferenza”

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“La vicenda del via libera all’utero in affitto da parte del tribunale di Milano ripropone con urgenza il duplice problema sia della mercificazione del corpo femminile, sia dell’illegittimità del desiderio del diventare genitori a tutti i costi e con ogni mezzo”, commentano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. 

“Questa tecnica infatti pretende di annullare la sofferenza di chi non può avere figli propri, dimenticando il peso umano e sociale di questa scelta sia per la madre che per il bambino. La donna, che per povertà si presta a portare in grembo il figlio di altri, è di fatto ridotta a mera incubatrice umana in aperta violazione dei diritti e della dignità di ogni essere umano. Il bambino che viene così concepito, spesso anche con gameti esterni alla coppia, diviene prodotto e perde il diritto alla sua riconoscibilità genetica e familiare”. 

“Esistono altre vie, e pensiamo all’adozione, per far incontrare virtuosamente il desiderio di maternità e paternità con il futuro di un bambino che attende una famiglia in cui crescere. Assecondare e incoraggiare la gravidanza per conto terzi, eufemisticamente definita ‘maternità surrogata’, promuove quello che è a tutti gli effetti un business sulla sofferenza che non tiene conto delle gravissime implicazioni sociali e dei costi umani che questo comporta. Fermare questa nuova forma di schiavitù deve essere una priorità per un Paese fondato sull’uguaglianza che non voglia piegarsi alle storture di una giurisprudenza emozionale”.

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ZENIT Staff

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