San Benedetto da Norcia

San Benedetto da Norcia - Pixabay

Il monachesimo alle radici della società di oggi. Incontro ieri alla UER

Presentato il volume “San Benedetto e l’Europa nel 50° della Pacis nuntius. Materiali per un percorso storiografico”, a cura di Pierantonio Piatti e Renata Salvarani edito da LEV

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Ieri pomeriggio alla Università Europea di Roma (UER) si è svolto un incontro  sul tema “Il monachesimo alle radici della società di oggi”, durante il quale è stato presentato il volume “San Benedetto e l’Europa nel 50° della Pacis nuntius. Materiali per un percorso storiografico”, a cura di Pierantonio Piatti e Renata Salvarani edito dalla LEV.
“Il monachesimo – ha spiegato la prof.ssa Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma – è un filo conduttore e motivo fondante della cultura europea. Dal punto di vista storico è una cartina di tornasole per fare emergere modelli di sviluppo, regole per la creazione di comunità, modalità di voto e di gestione delle decisioni, contratti, forme del rapporto con la natura, con la medicina, la cultura classica, integrazioni di popoli diversi”.
Secondo la docente “Oggi, in un’epoca in cui occorrono strumenti nuovi per interpretare la realtà e per progettare il futuro, questo tema è più che mai attuale ed è al centro della storiografia internazionale, sia in Europa che negli Stati Uniti”.
Per la Salvarani “Soprattutto in ambito economico, il mondo dei benedettini offre spunti e schemi di gestione”: “Come hanno potuto piccoli gruppi di uomini e di donne creare surplus, rivitalizzare aree incolte, diffondere tecniche e coltivazioni, fino a favorire la ripresa di un continente stremato da secoli di ripiegamento, calo demografico, scontri e dalle grandi migrazioni altomedievali?”.
“È vero – ha aggiunto la docente – che, grazie alla loro rete estesa a tutto il continente, i monasteri possono essere considerati le multinazionali del Medioevo, ma è altrettanto importante mettere in luce che hanno sviluppato anche modelli di condivisione della ricchezza, degli spazi e dei tempi, all’interno di un preciso rapporto con la natura e con Dio, basato sull’unità del creato e dell’uomo”.
“L’umanesimo benedettino, infatti, concepisce la ricchezza e il lavoro finalizzati a questa totalità e a questo deve la sua efficacia”. Pertanto, secondo Salvarani, “compito dell’università e della ricerca non è replicare in modo applicativo modelli che si stanno rivelando sempre più esausti, se non fallimentari. È piuttosto puntare all’innovazione e alla sperimentazione, anche attingendo alla ricchezza della storia, formando persone in grado di elaborare criticamente forme di produzione e di condivisione che mettano di nuovo al centro l’uomo”.
 
 

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ZENIT Staff

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