“Far passare la filosofia attraverso i media senza banalizzarla è possibile”

Secondo il filosofo Guido Traversa

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ROMA, mercoledì, 25 maggio 2005 (ZENIT.org).- Il filosofo Guido Traversa (Roma, 1956) ritiene che filosofia e media non siano due mondi contraddittori, e che anzi la filosofia possa avere luogo nei media.

Il professor Traversa, docente di Storia della Filosofia contemporanea presso l’Ateneo Pontificio Regina ApostolorumUniversità degli Studi Roma Tre , Facoltà di Scienze della Formazione, è autore di “Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualità: il tessuto delle cose”, edito da Manifestolibri (Roma 2004, 13 euro, book@manifestolibri.it).

Secondo quando il professore ha detto a ZENIT, il fatto che il mondo abbia bisogno dei filosofi “quanto del pensiero stesso” è “quasi inevitabile”.

“In fin dei conti fare filosofia vuol dire capire per agire meglio – ha spiegato –. Ma, forse il problema è che più dell’inevitabile bisogno che il mondo possa avere dei filosofi, ci si dovrebbe chiedere se ne ha desiderio. Chi – come e perché – desidera oggi la Filosofia?”.

Di fronte alla constatazione che in molte trasmissioni radiofoniche e televisive “appaiono i cosiddetti filosofi, che spesso sembrano troppo inclini alla semplificazioni e niente affatto spaventati da ciò”, il docente ha affermato che “far passare la filosofia attraverso i media senza banalizzarla è possibile”.

“Si potrebbe, quasi teatralmente, far nascere un interesse per una semplicità rigorosa e non semplicistica, un interesse per la semplicità e forza del pensiero in quanto tale”, ha proposto.

Il professore ha quindi spiegato cosa si intenda attualmente per metafisica, affermando di sperare che “per metafisica si intenda, oggi come prima, tanto la ricerca di principi oggettivi, quanto la capacità di applicare questi stessi principi alla realtà concreta, quella fatta di tante cose singole, di tanti eventi particolari diversi tra loro e che non possono essere ricondotti, tutti nello stesso modo ad una unità che li comprenda in sé cancellandone le differenze”.

“Metafisica come salvare le differenze specifiche tra le singole cose e a un tempo ricerca di una unità che le spieghi e che divenga responsabile della contingenza e del divenire della realtà”, ha aggiunto.

Quanto alla cosiddetta “metafisica degli accidenti”, per Traversa è “la ricerca di categorie logiche, ontologiche ed etiche che sappiano capire la realtà naturale e quella umana – storico-sociale – partendo da quella materia sempre in divenire e perciò sempre, almeno in parte, contingente, che sono gli accidenti”.

La “metafisica degli accidenti”, quindi, è costituita da “tutte quelle cose, azioni, eventi, che potrebbero essere diversi da come sono: appunto i tratti non essenziali in senso forte”, anche se “non tutte le nostre azioni, pur accidentali, hanno però lo stesso peso, la stessa capacità di propensione, di spinta, verso una determinata realtà futura”.

“Una metafisica degli accidenti dovrebbe scegliere quale accidenti incoraggiare, scegliendo così una direzione al divenire: una direzione da essere capita di volta in volta e non una volta per sempre”, ha osservato il filosofo.

Il professor Traversa ha quindi suggerito il passaggio dalla logica alla spiritualità: “assumendosi la responsabilità della scelta di un ‘accidente’, o di un insieme di accidenti, quale centro di gravitazione del proprio agire futuro (per parlare, ad esempio del solo piano individuale, della libertà) si può fare esperienza del proprio essere che precede l’agire, del proprio tendere naturale a ciò che è il ‘proprio bene’”.

“Questa inevitabile apertura della trascendenza è un passo alla spiritualità – ha constatato –. Capire fino in fondo la realtà, ma per qualcuno, è un passo alla spiritualità: è un fare esperienza mistica delle cose più quotidiane e a portata di mano per amore dell’Altro”.

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ZENIT Staff

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