Siervas del Hogar de la Madre - Ecuador

Ecuador. Le suore: "Piangiamo le nostre sorelle, ma la morte non è la fine”

La testimonianza delle “Serve del Focolare della Madre ” di Playa Prieta che hanno perso cinque consorelle nel tremendo terremoto del 16 aprile

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Continuano ad avvicendarsi notizie confuse sui mezzi di comunicazione circa il tremendo terremoto avvenuto il 16 aprile in Ecuador. In particolare sul numero delle vittime, tra le quali risultano anche una religiosa e cinque postulanti della comunità delle suore “Siervas del Hogar de la Madre – Serve del Focolare della Madre ” di Playa Prieta.
A tal proposito suor Beatriz Liaño, direttrice dell’Ufficio Stampa dell’ordine, ha diffuso un comunicato stampa per chiarire la situazione che vivono le loro comunità e come queste siano state colpite dal terribile sisma che ha afflitto il paese. Lo pubblichiamo integralmente.
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Noi Serve del Focolare della Madre abbiamo tre comunità in Ecuador. Una a Guayaquil e due nella Provincia di Manabí, nelle località di Chone e Playa Prieta. Quest’ultima è stata proprio quella più colpita dal terremoto. Lì le nostre suore gestiscono la Scuola “Sacra Famiglia”, che dà formazione umana e religiosa a più di quattrocento ragazzi del luogo. La casa delle suore era al secondo piano di uno degli edifici compresi nelle installazioni della scuola. Nel momento del terremoto, alle 18.58 (ora ecuadoriana), all’interno dell’edificio si trovavano quattro suore professe della comunità: Sr. Estela Morales (40 anni, Spagna), Sr. Thérèse Ryan (36 anni, Irlanda), Sr. Merly Alcybar (34 anni, Ecuador) e Sr. Clare Crockett (33 anni, Irlanda del Nord) e sette giovani postulanti, tutte di origine eucadoregna: Jazmina, Mayra, M. Augusta, Valeria, Catalina, Guadalupe e Mercedes.
Tutte loro, oltre al lavoro nella scuola, compiono ogni giorno un importante lavoro umanitario, che si era moltiplicato nei giorni prima del terremoto a causa di forti inondazioni che avevano già devastato la zona, lasciando numerose famiglie in una situazione di completo disagio. Alcuni giorni prima un amico della comunità ci aveva scritto con tono di ammirazione: “Ho visto le suore, con il loro sorriso di sempre, ma si nota che sono sfinite per il lavoro”. Essendo il periodo estivo in Ecuador non c’erano alunni nel recinto.
Le prime notizie che ci arrivarono in Spagna – alle 3.00 di notte, ora italiana della domenica 17 aprile 2016, appena un’ora dopo il terremoto – furono che tutte le suore e le postulanti di Playa Prieta erano sotto le macerie. Tutte le nostre comunità – in Spagna, Italia, Stati Uniti – furono avvisate immediatamente. Tutte noi suore ci mettemmo a pregare ininterrottamente il Rosario davanti al Santissimo, un’ora dopo l’altra.
Poco dopo ci arrivò la notizia che Sr. Thérèse era stata recuperata viva con una caviglia rotta e varie contusioni. Si sentiva la voce di Sr. Estela, superiora della comunità, e l’improvvisata squadra di soccorso, composta da alcuni vicini, avanzò tra le rovine dell’edificio fino a quando la recuperarono. Aveva un piede rotto e la faccia piena di lividi. Ma c’era qualcos’altro. Nel sentire la scossa del terremoto, Sr. Estela corse in cappella per recuperare il Santissimo Sacramento. Quando aveva ormai il Signore tra le sue mani, tutto crollò attorno a lei cadendo fino al piano sotto. Lei aveva pensato di recuperare il Signore prima che alla sua vita, e il Signore recuperò lei. Siamo sicure di ciò. Entrambe le suore furono immobilizzate in una casa vicina in attesa di poter essere viste da un medico.
I volontari sentivano le voci anche di Sr. Merly, Guadalupe e Mercedes. Fu molto più faticoso arrivare dove loro si trovavano. Esse si incoraggiavano a vicenda pregando e cantando al Signore, soprattutto quando si sentivano soffocare per mancanza di ossigeno. A Sr. Merly cadde sulla testa un muro che le provocò una forte contusione. Guadalupe e Mercedes avevano varie contusioni di minor rilevanza.
I lavori avanzavano a mala pena in mezzo al buio della notte, ma erano pochi uomini che lavoravano con mezzi insufficienti. Le suore della comunità di Guayaquil, che erano state colpite molto più alla leggera (solo una crepa in un muro della residenza per ragazze universitarie), si organizzarono con un gruppo di uomini, membri del nostro movimento “Laici del Focolare della Madre”, che con grande generosità e mettendo in pericolo la loro vita (sono incalcolabili le repliche che si sono sentite nella zone, alcune di intensità rilevante), percorsero in macchina, in mezzo alla notte le quattro ore di strada che li separavano da Playa Prieta. Attorno a loro lo spettacolo era desolante. Da Guayaquil, e più tardi – quando fu reso possibile l’accesso – da Chone, altri gruppi di Laici e amici del Focolare della Madre accorsero in aiuto delle suore di Playa Prieta, che si unirono ai volontari del luogo.
Le suore arrivate da Guayaquil prima di tutto si presero cura delle suore e delle postulanti ferite. L’ospedale più vicino, quello di Portoviejo – capoluogo della provincia – era crollato. L’Arcivescovo, Mons. Lorenzo Voltolini, le accolse in Vescovado, assieme ad altri sacerdoti e famiglie che erano rimasti senza casa. Di fronte alla situazione in cui si trovava tutto il Manabí, decisero di trasferire le suore  e le postulanti ferite a Guayaquil, affinché potessero ricevere cure mediche adeguate. Grazie all’aiuto del gruppo di laici, improvvisarono un’ambulanza mettendo dei materassi nella parte dietro di un furgoncino, dove accomodarono Sr. Estela, Sr. Thérèse e Sr. Merly assieme a Mercedes e Guadalupe. Verso le due del pomeriggio (ora ecuadoriana) della domenica 17 aprile, accompagnate da due suore della comunità di Guayaquil, venivano ricoverate in ospedale. Alcune ore dopo tutte furono dimesse e si stanno riprendendo un po’ alla volta.
Nel frattempo furono recuperate delle macchine migliori per togliere le macerie. Anche l’esercito dell’Ecuador poté arrivare a Playa Prieta per collaborare ai lavori. Trascorrevano le ore ed era sempre più preoccupante il non sentire le altre che erano ancora sotto le macerie. La preoccupazione aumentò quando una replica di intensità rilevante fece crollare la parte dell’edificio che era rimasta in piedi.
Sotto le macerie c’erano ancora Sr. Clare e cinque postulanti. Le famiglie delle ragazze riuscirono ad arrivare sul luogo. Alle otto meno dieci (ora italiana) ci arrivò la prima temuta notizia. Avevano localizzato il corpo senza vita di Jazmina. Noi, dalla Spagna, stavamo pregando i Vespri. Nel ricevere la notizia molte suore non poterono nascondere la loro emozione. Quando infine una voce ce la fece a riprendere la preghiera, la parola di Dio brillò illuminando il doloroso momento. Non era stato preparato da noi, ma sì dalla Provvidenza piena di tenerezza del Signore. Era il Salmo 111 dei Secondi Vespri della Domenica del Buon Pastore: “Non temerà annunzio di sventura, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme”. Alcune ore più tardi, verso l’una di notte (ora italiana) di lunedì 18 aprile, la squadra di soccorso riuscì a recuperare i corpi senza vita di Sr. Clare, Mayra, M. Augusta, Valeria e Catalina.
Come sorelle che si amano veramente nel Signore, piangiamo la perdita delle nostre sorelle, ma la fede ci assicura che la “morte non è la fine”. Sr. Clare si era donata a Dio da quasi 15 anni. Era una suora generosissima e con un dono molto speciale e un carisma unico per relazionarsi con bambini e giovani. Le postulanti erano entrate da appena un anno e si preparavano con generosità per diventare delle Serve. Ma il Signore le trovò tutte pronte. Da quando il telefono è squillato per la prima volta, abbiamo chiesto alla nostra Madre del Cielo che le proteggesse tutte sotto il Suo manto. Non dubitiamo di quello che ha fatto. E adesso il nostro sguardo si volge verso il Cielo, dove speriamo – per la misericordia del Signore – che il Signore le abbia accolte.
Approfittiamo dell’opportunità che ci offrono queste linee per ringraziare delle molteplici dimostrazioni di affetto che stiamo ricevendo. Prima di tutto proprio in Ecuador, e poi da tutte le parti del mondo ci arrivano continuamente dimostrazioni di questo affetto. Grazie a tutti. Vi chiediamo preghiere per le nostre sorelle, se ne hanno ancora bisogno, e per le loro famiglie. Il nostro cuore non si chiude nella nostra sofferenza, ma vuole abbracciare la sofferenza di tutto il popolo dell’Ecuador. Chiediamo al Signore che il dolore non li scandalizzi né li allontani da Lui, ma che siano momenti più che mai di un abbandono fiducioso nel Suo amore.
Pregate per noi, affinché siamo veramente quello che dobbiamo essere e viviamo con pienezza la nostra vocazione di “Spose del Crocifisso”.

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ZENIT Staff

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