Dialogo cattolico-anglicano: Maria non è un ostacolo alla comunione ecclesiale

Presentata la “Dichiarazione di Seattle”, della Commissione Internazionale Cattolico-Anglicana (ARCIC)

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SEATTLE/LONDRA, venerdì, 20 maggio 2005 (ZENIT.org).- “Maria: Grazia e Speranza in Cristo”, la storica dichiarazione congiunta anglicano-cattolica sul ruolo della Vergine nella dottrina e nella vita della Chiesa, presentata lunedì a Seattle (Stati Uniti), rappresenta uno strumento per fare in modo che Maria non sia più considerata un ostacolo all’unità tra le due Chiese.

Chiamato anche “Dichiarazione di Seattle” – dal nome della città in cui nel febbraio scorso si è conclusa la sua redazione –, il documento congiunto è il frutto di sei anni di dialogo teologico tra cattolici e anglicani promosso nell’ambito dell’ARCIC (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica) dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dal Consiglio Consultivo Anglicano.

Il testo non è una dichiarazione d’autorità della Chiesa Cattolica o della Comunione Anglicana, ma un documento la cui pubblicazione (di cui si è incaricata la Continuum/Morehouse Publishing USA/UK) viene offerta per lo studio e la valutazione delle Chiese.

L’Arcivescovo cattolico di Seattle, monsignor Alexander J. Brunett – Copresidente dell’ARCIC – è stato l’anfitrione della presentazione durante una solenne liturgia dei Vespri tenutasi nella cattedrale cattolica di Saint James. Era presente anche il suo omologo anglicano nella Commissione, l’Arcivescovo Peter Carnley, Primate della Chiesa Anglicana in Australia.

“Questo documento rappresenta una prolungata riflessione su un aspetto della fede cristiana in cui molti cristiani hanno trovato forza spirituale. Speriamo che questa dichiarazione aiuti tutti i cristiani a capire perché Maria è stata una figura così importante”, ha affermato a Seattle il Cosegretario dell’ARCIC, il reverendo Gregory Cameron, secondo quanto citato dalla “Comunione Anglicana”.

Negli ultimi anni, la Commissione ha pubblicato altre quattro dichiarazioni: “La Salvezza e la Chiesa” (1987), “La Chiesa come comunione” (1991), “Vita in Cristo” (1994) e “Il dono dell’autorità” (1999). La Commissione ha iniziato a considerare il ruolo della Vergine Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa nel 1999.

“Maria: Grazia e Speranza in Cristo” è “dottrinalmente uno dei documenti più importanti frutto del dialogo dell’ARCIC”, ha riconosciuto lunedì uno dei 18 teologi che compongono la Commissione congiunta – redattrice del nuovo documento –, il Vescovo cattolico di Nottingham (Inghilterra) Malcom MacMahon OP, secondo quanto diffuso dal “Catholic Communications Network” – l’ufficio per i rapporti con i media della “Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles” .

In una “Introduzione” (pubblicata sia dall’episcopato cattolico di Inghilterra e Galles che dalla Comunione Anglicana) alla “Dichiarazione di Seattle”, padre Donald Bolen – Cosegretario dell’ARCIC, anch’egli presente alla presentazione – ha spiegato che, anche se la Vergine Maria ha avuto un ruolo importante nella vita e nella liturgia di anglicani e cattolici, i dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, così come la devozione mariana all’interno della Chiesa cattolica, sono stati considerati elementi che hanno separato le Chiese cattolica e anglicana.

Già in una dichiarazione del 1981 – “L’Autorità nella Chiesa II” – l’ARCIC osservò che i due dogmi “suscitano un problema particolare per quegli anglicani che non ritengono che le definizioni precise fornite da questi dogmi siano sufficientemente sostenute dalle Scritture”.

Il nuovo documento non risolve completamente queste controversie , ma spiega la distinzione tra il contenuto dei dogmi e l’autorità dalla quale sono stati definiti. La dichiarazione congiunta parte dalle conclusioni de “Il dono dell’autorità”. E’ a questo che si riferiscono i redattori del nuovo documento quando affermano che se le loro conclusioni fossero accettate da entrambe le Chiese questo “porrebbe le questioni sull’autorità sorte dalle due definizioni del 1854 e del 1950 (dei dogmi da parte della Chiesa cattolica, ndr) in un nuovo contesto ecumenico.

Durante i lavori dell’ARCIC, il vescovo McMahon ha sottolineato che il contenuto dei dogmi può essere esaminato nel contesto della Scrittura e della Tradizione, più che dal punto di vista dell’autorità dalla quale sono stati definiti.

La dichiarazione è un “traguardo considerevole per aumentare la profondità dell’intesa di ogni atteggiamento ecclesiale”, ha affermato. Significa, ha aggiunto, che “le varie visioni di Maria non hanno motivo di essere un ostacolo alla comunione ecclesiale”.

Secondo il prelato inglese, uno dei progressi è stato contemplare Maria attraverso la Lettera di San Paolo ai Romani (8,28-30). Il testo paolino è stato quindi una chiave interpretativa per la comprensione di Maria nella “Dichiarazione di Seattle”.

“I membri anglicani della Commissione sono stati aiutati nella loro comprensione del ruolo di Maria nella nostra salvezza dalla contemplazione delle dottrine moderne attraverso gli occhi di San Paolo, utilizzando il suo linguaggio di Chiamata, Conversione, Giustificazione e Glorificazione”, ha spiegato il vescovo McMahon.

Il presule ha aggiunto che uno dei benefici del documento sarà l’aiuto dato ad ogni Chiesa per capire l’ecclesiologia dell’altra.

“La nostra comprensione cattolica di Maria è fortemente legata alla comunione dei santi”, ha osservato. “Crediamo che Maria, come Regina del Cielo, abbia una funzione salvifica continua nella Chiesa. Pensiamo che la Chiesa abbia una dimensione – la comunione dei santi – che si estende oltre questa terra, e questo influisce sulla nostra comprensione della Chiesa. L’ecclesiologia è al centro di gran parte del dialogo cattolico-anglicano”.

Il Vescovo ha anche spiegato che la sezione della devozione a Maria nella tradizione anglicana – ad esempio nella liturgia – aiuterà a mostrare sia ai cattolici che ad alcuni anglicani l’importanza della tradizione mariana anglicana.

“La comprensione anglicano-cattolica è stata enormemente rafforzata da questo dialogo”, ha riconosciuto il Vescovo McMahon. “Ciò che abbiamo fatto è stato lastricare la via che conduce all’unità cristiana”.

“Maria: Grazia e Speranza in Cristo”

La “Dichiarazione di Seattle” rappresenta il primo dialogo internazionale bilaterale che si occupa del ruolo di Maria nella Chiesa, spiega l’“Introduzione” al documento preparata da padre Donald Bolen.

Fin dall’inizio, l’ARCIC ha cercato di portare a termine un dialogo fondato sui Vangeli e sulle antiche tradizioni comuni, tentando di scoprire e sviluppare la nostra eredità comune di fede, ha aggiunto il co-segretario della Commissione.

E’ stata proprio questa attenzione alle “nostre basi comuni” a dar forma alle prime due sezioni del documento: la prima delinea il luogo di Maria nelle Scritture. Secondo la Dichiarazione, “è impossibile essere fedeli alle Scritture senza prestare la dovuta attenzione a Maria”.

Il paragrafo 30 del documento sintetizza il modo in cui Maria viene trattata nelle Scritture: “La testimonianza nelle Scritture invita tutti i credenti di ogni generazione a chiamare ‘benedetta’ Maria, questa donna ebrea di umili condizioni, questa figlia di Israele che viveva nella speranza della giustizia per il povero, che Dio ha riempito di grazia e ha scelto per essere la madre vergine di suo Figlio per l’azione dello Spirito Santo”.

“Dobbiamo benedirla come la ‘serva del Signore’ che ha dato il suo consenso incondizionato al compimento del piano salvifico di Dio, come la madre che meditava tutte le cose nel suo cuore, come la rifugiata in cerca di as
ilo in terra straniera, come la madre trafitta dalla sofferenza innocente del proprio figlio e come la donna alla quale Gesù ha affidato i suoi amici – si legge di seguito –”.

“Siamo una cosa sola con lei e con gli apostoli quando pregano per l’effusione dello Spirito sulla Chiesa nascente, la famiglia escatologica di Cristo. E possiamo anche intravedere in lei il destino finale del popolo di Dio di condividere la vittoria di suo figlio sul potere del male e della morte”.

La seconda sezione del documento si occupa in primo luogo di Maria nelle “antiche tradizioni comuni”, vale a dire nei primi Concili della Chiesa, che sono fonti di autorità sia per gli anglicani che per i cattolici, e negli scritti dei “Padri della Chiesa”, teologi dei primi secoli del cristianesimo. Il testo – continua padre Bolen – sottolinea l’importanza fondamentale della comprensione da parte della Chiesa di Maria come “Theotókos” (la Madre di Dio, la Parola incarnata).

Di seguito ripercorre “la crescita della devozione a Maria nei secoli medievali e le controversie teologiche associate ad essi”, mostrando “come alcuni eccessi nella devozione alla fine del Medioevo e le reazioni contro questi da parte dei riformatori abbiano contribuito ad una rottura della comunione tra di noi”.

La sezione traccia infine ulteriori sviluppi sia nell’anglicanesimo che nella Chiesa cattolica e sottolinea l’importanza di contemplare Maria inseparabilmente unita a Cristo e alla Chiesa.

I dogmi mariani

Secondo padre Bolen, la convergenza stabilita nelle prime due sezioni del documento fornisce delle basi per avvicinarsi ai due dogmi mariani.

La terza sezione del documento inizia contemplando Maria e il suo ruolo nella storia della salvezza nel contesto di “una teologia di grazia e di speranza”. Il testo ripercorre la Lettera di San Paolo ai Romani, in cui l’apostolo fornisce un modello di grazia e di speranza operative nel rapporto tra Dio e l’umanità: “(Dio) quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8,30).

Questo modello emerge chiaramente nella vita di Maria, sottolinea la spiegazione del Cosegretario dell’ARCIC. Ella è stata “indicata fin dall’inizio come l’eletta, chiamata e colmata di grazia da Dio attraverso lo Spirito Santo per il compito che le spettava” (paragrafo 54 del documento). Nel “fiat” liberamente pronunciato da Maria – “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38) – vediamo “il frutto della sua preparazione precedente, espressa nell’affermazione di Gabriele su di lei come ‘piena di grazia’” (paragrafo 55).

Il documento (paragrafo 59) – constata padre Bolen – vincola questa affermazione a ciò che si professa nel dogma dell’Immacolata Concezione di Maria: “In vista della sua vocazione ad essere la madre del Santo (Lc 1,35), possiamo affermare insieme che l’opera redentrice di Dio ha raggiunto Maria nella profondità del suo essere e fin dall’inizio. Ciò non è contrario agli insegnamenti della Scrittura e può essere compreso solo alla luce di essa. I cattolici riconoscono in questo ciò che si afferma nel dogma – nella fattispecie ‘preservata da ogni macchia del peccato originale’ e ‘fin dal primo istante del suo concepimento’”.

Successivamente – spiega l’“Introduzione” preparata da padre Bolen – il documento propone che come la grazia è stata operativa all’inizio della vita di Maria, così la Scrittura dà le basi per confidare nel fatto che quanti seguono fedelmente i piani di Dio saranno portati alla Sua presenza.

Se “non c’è testimonianza diretta nella Scrittura relativa alla fine della vita di Maria” (paragrafo 56), “quando i cristiani d’Oriente e d’Occidente che per generazioni hanno meditato l’opera di Dio in Maria hanno concordato nella fede… che è appropriato che il Signore l’abbia portata completamente a Lui: in Cristo, ella è già una nuova creazione…” (paragrafo 58).

Facendo nuovamente un collegamento tra questa comprensione della grazia e della speranza nella vita di Maria e il dogma dell’Assunzione della Vergine – osserva padre Bolen –, il documento afferma: “Possiamo affermare insieme la dottrina per cui Dio ha portato la Santissima Vergine Maria nella totalità della sua persona alla Sua gloria come conforme alla Scrittura, e il fatto che questa può essere compresa solo alla luce della Scrittura. I cattolici riconoscono che questo insegnamento su Maria è contenuto nel dogma” (paragrafo 58).

La Commissione non risolve completamente le controversie tra anglicani e cattolici relativamente ai due dogmi, visto che le conclusioni annunciate si riferiscono al contenuto mariano dei dogmi e non all’autorità dalla quale sono statai definiti, ha puntualizzato padre Bolen.

Nonostante questo, ha aggiunto, i redattori dell’ARCIC confidano nel fatto che, se gli argomenti contenuti nel documento venissero accettati sia dalla Comunione Anglicana che dalla Chiesa Cattolica, questo “collocherebbe le questioni relative all’autorità sorte dalle due definizioni (dei dogmi, ndr) del 1854 e del 1950 in un nuovo contesto ecumenico” (paragrafi 78, 61-63).

Il tema della devozione mariana viene affrontato nella sezione finale del documento, che inizia con l’affermazione: “Siamo d’accordo sul fatto che, concependo Maria come l’esempio umano più completo della vita di grazia, siamo chiamati a riflettere sulle lezioni della sua vita raccolte nella Scrittura e a unirci a lei come una cosa sola non morta, ma veramente viva in Cristo” (paragrafo 65).

La devozione mariana e l’invocazione a Maria non presuppongono il fatto di offuscare o sminuire la mediazione unica di Cristo, secondo il documento, che conclude: “Affermando insieme senza ambiguità la mediazione unica di Cristo, che porta frutto nella vita della Chiesa, non consideriamo la pratica di chiedere a Maria e ai santi di pregare per noi come divisione della comunione… crediamo che non ci sia una ragione teologica per la divisione ecclesiale in queste materie”.

L’ARCIC (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica) – istituita nel 1970 – e l’IARCCUM (Commissione Internazionale Anglicano-Cattolica per l’Unità e la Missione) – del 2000 – sono le due strutture attraverso le quali viene portato avanti il dialogo teologico tra cattolici e anglicani.

L’ARCIC si concentra sui temi che suscitano controversie teologiche tra cattolici e anglicani. Il fine dell’IARCCUM è rafforzare gli obiettivi dell’ARCIC e trovare metodi per tradurre in fatti concreti il grado di comunione spirituale raggiunto.

Il dialogo, proposto da Paolo VI e dall’Arcivescovo di Canterbury –Michael Ramsey – nel 1966, è stato stabilito nel 1970: la prima fase del lavoro dell’ARCIC (1970-1981) si è tradotta nelle dichiarazioni sull’Eucaristia, sul ministero e in due dichiarazioni sull’autorità nella Chiesa; la seconda fase (dal 1983 ad oggi) include le dichiarazioni sulla salvezza e sulla giustificazione, sulla natura della Chiesa, ulteriori studi sull’autorità della Chiesa ed ora sul ruolo della Vergine Maria nella dottrina e nella vita della Chiesa.

Questo giovedì il documento “Maria: Grazia e Speranza in Cristo” verrà presentato congiuntamente anche nell’Abbazia di Westminster (Londra, Inghilterra).

Questo documento su Maria – frutto del lavoro dei 18 membri della Commissione (quelli anglicani vengono nominati dall’Arcivescovo di Canterbury dopo aver consultato l’Ufficio della Comunione Anglicana, quelli cattolici sono designati dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani) – completa la seconda fase del lavoro dell’ARCIC. Padre Bolen ha affermato che a tempo debito inizierà una terza fase del lavoro.

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ZENIT Staff

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