The relics of Don Bosco

Inspectoría Salesiana “Nuestra Señora de la Asunción” - Andrea Cherchi

"Defunto sarai tu!"

La chiacchierata di un bimbo malato di tumore sull’Infinito con la mamma non avrebbe avrebbe potuto aggiungere altro di essenziale su Dio e sul paradiso

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È il 25 maggio 2013 quando Silias Edenfield, un bel bambino biondo di 4 anni, arriva in Cielo. Quando ho visto il video della sua preziosa chiacchierata sul paradiso fatta con la mamma, prima di morire, ho pensato che nessuna laurea in Teologia avrebbe potuto aggiungere altro di essenziale, su Dio e sul paradiso. Poi mi sono lasciata andare alla commozione.

Gesù aveva ragione su tutta la linea quando ci parlava dei bambini, dei semplici, dei poveri in spirito, come di coloro che già “possiedono” la Verità. Il video è stato girato in ospedale, quattro mesi prima della sua morte per tumore. La mamma gli sta parlando dolcemente ed il figlio la guarda con una serenità, vicina già nell’Infinito.

“Voglio il paradiso. Voglio passare lì tutto il tempo” dice con delicatezza decisa Silias.

“Come sarà il paradiso?” gli chiede la mamma.

“Non sono sicuro…” dice il bimbo, riflettendo tra sé e sé per scegliere bene le parole.

“Avrai un corpo in paradiso?”.

“Si” risponde Elias.

“Come sarà il tuo nuovo corpo?”.

“Senza cancro” dice un po’ sottovoce il bimbo, ma poi si gira verso la mamma e scandendo bene le parole, con piglio deciso, aggiunge “… e non mi ammalerò MAI!”.

“E’ fantastico! E sarai solo in paradiso?”.

“No! Ci sarà Dio con me” risponde Silias con gli occhi furbetti ed il tono divertito di chi già immagina…

Poi continua e dice alla mamma: “E vuoi sapere qual è la cosa che preferisco del paradiso?”.

“Cosa preferisci del paradiso?”.

“Che tutto è…è tutto… che le strade sono d’oro”.

“Le strade sono d’oro?” richiede la mamma.

“Sì!”.

“Bello!…Ti voglio bene!”.

Ma il bambino sembra non far tanto caso a ciò che gli dice la mamma. Sta guardando il suo orizzonte Infinito e gli preme continuare a chiarire alcune cose importanti: “Un’altra cosa che mi piace è che … è che tutto è bello in paradiso!”.

“Si?”.

“Bello!”.

“E poi…poi Gesù e Dio saranno sempre insieme a me”.

“Vero!”. 

Vorrei andare da questa mamma per dirle un “grazie” grande come la mia stessa vita, per aver condiviso le ultime parole della sua creatura, oramai arrivata al confine tra la terra ed il Cielo.

San Giovanni Bosco lo diceva in continuazione: “Voglio con me, in Paradiso, tutti i miei ragazzi!”. Un giorno del 1881 don Bosco venne chiamato dal Conte Colle di Tolone: suo figlio stava morendo e lui desiderava che lo benedicesse. Il ragazzo si chiamava Luigi e don Bosco rimarrà ammirato dalla sua innocenza e limpidezza (“Sembrava un altro san Luigi Gonzaga” dirà poi).

Il 3 aprile, poco prima di morire, disse ai suoi genitori: “Vado  in  Paradiso;  me  l’ha  detto Don Bosco!”  San Giovanni Bosco scrisse poi un opuscolo su Luigi Colle, presentandolo quale modello ai suoi ragazzi (forse oggi avrebbe fatto un video su youtube, come la mamma di Silias).

Per una ventina di volte Luigi apparve in “sogno” a Don Bosco (e qui non credo ci sia bisogno di raccontare come Dio parlasse spesso al santo, attraverso i “sogni”, basta leggere la sua vita), facendogli conoscere la felicità che provava in paradiso. Tutto registrò Don Bosco e tutto oggi è pubblicato.

In uno di questi dialoghi, Don Bosco stesso ci raccontò che…

“Mi apparve Luigi Colle in un mare di luce, bellissimo nell’aspetto, con vesti bianco-rosate e sul petto ricami d’oro, con una collana a vari colori, bianco, nero e rosso; ma con questi tre ve n’erano infiniti altri, da non potersi descrivere. Gli domandai:

– Perché vieni, caro Luigi?
– Non è necessario che io venga; non ho bisogno di camminare.
– Sei felice?
– Godo perfetta felicità…

Cosa devo dire ai tuoi genitori?
– Che si facciano precedere dalla luce, e si procaccino amici nel Cielo.
Il volto di Luigi era radioso e di una luminosità che cresceva sino ad abbagliare la vista; i suoi lineamenti erano i medesimi che da vivo.
– Dimmi, Luigi: Tu sei morto o vivo?
– Sono vivo.
– Eppure sei morto!
– Il mio corpo è sepolto; ma io vivo…

– E tu in che modo vedi noi?
– In Dio si vedono tutte le cose; il passato, il presente e l’avvenire vi si vedono come in uno specchio.
– Che cosa fai in Cielo?
– Dico: ” Gloria a Dio! ” A Dio si rendono grazie! Grazie a Colui che ci ha creati, a Colui dal quale tutto ha principio! Grazie! Lodi! Alleluia! … “.
 

Luigi prese a magnificare con entusiasmo la grandezza delle opere di Dio, parlando in latino: Se si andasse in treno diretto dalla terra al sole, vi s’impiegherebbe non meno di trecentocinquanta anni. Per arrivare poi all’altra parte del sole, vi sarebbe uguale distanza. Ogni nebulosa è cinquanta milioni di volte maggiore del sole, e la sua luce per giungere alla terra impiega dieci milioni di anni. La luce del sole percorre trecentomila chilometri al secondo…

– Basta, basta! – esclamò Don Bosco. La mia mente non ti può più tener dietro. Eppure è soltanto il principio della grandezza delle opere di Dio!…
– Dimmi ancora: Come va che tu sei in Paradiso ed anche qui?
– Più presto della luce e con la rapidità dei pensiero io vengo qui, nella casa dei miei genitori e altrove…

Quando Don Bosco fece la narrazione di tutto ai Conti Colle, osservò: “È indicibile la bellezza degli ornamenti che rivestivano la persona di Luigi. La sola corona che gli cingeva la fronte, avrebbe richiesto non giorni o mesi, ma anni per esaminarla particolarmente, divenendo sempre più brillante e dilatandosi a misura che la si contemplava”.

Ma come è scritto: “Le cose che occhio non vide, che orecchio non udì e che mai salirono nel cuore dell’uomo sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano” (1 Corinzi 2,9)

*

[Fonte: www.intemirifugio.it]

 

  

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Maria Cristina Corvo

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