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“Ddl Cirinnà incostituzionale in quanto ostile a famiglia, bambini e libertà”

Le audizioni in Commissione Giustizia alla Camera degli esponenti del Centro studi Livatino

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La sovrapposizione del regime delle unioni civili al matrimonio, operato dal ddl Cirinnà, introduce un concetto di famiglia che, a prescindere dallo stralcio della stepchild adoption, retrocede il diritto del bambino ad avere una famiglia a un mero interesse”.
È questo il punto centrale della relazione svolta dall’avv. Anna Maria Panfili, esperta familiarista ed esponente del Centro studi Livatino, nel corso dell’audizione tenuta oggi alla Commissione Giustizia della Camera, in preparazione dell’esame e del voto del ddl.
Quest’ultimo colloca al posto del preminente interesse del minore, sul quale finora si è fondato il diritto minorile e familiare, un inammissibile “diritto al figlio”, coerente con l’egoismo degli adulti.
In realtà, come ha sottolineato il prof. Filippo Vari, ordinario di diritto costituzionale e vicepresidente del CS Livatino, anch’egli audito in Commissione, ciò provoca una lesione diretta non solo dell’articolo 29, ma anche degli articoli 30 e 31 della Costituzione: “la nostra Carta fondamentale impone di garantire alla famiglia un regime preferenziale per la tutela dei suoi diritti, in ragione dell’ infungibile funzione sociale della stessa, e tale regime viene intaccato allorché unioni non fondate sul dimorfismo sessuale si pongono sull’identico piano della famiglia, anche ai fini della fruizione della reversibilità o addirittura dell’adozione”.
Infine, il dott. Domenico Airoma, procuratore della Repubblica aggiunto a Napoli Nord e anch’egli vicepresidente del CS Livatino, ha incentrato la sua relazione in Commissione sull’assenza nel ddl di qualsiasi norma sull’obiezione di coscienza: “La libertà di coscienza è uno dei fondamenti di una società democratica”, ha ricordato Airoma, riprendendo pronunce della Corte di Strasburgo.
“Negare l’obiezione di coscienza a coloro che saranno chiamati a celebrare il “matrimonio” omosessuale, significa discriminare per ragioni di orientamento morale”, ha quindi concluso il giurista.
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ZENIT Staff

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