Da San Nicola a Babbo Natale

Jeremy Seal racconta questa storia epica

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BATH (Inghilterra), giovedì, 21 dicembre 2005 (ZENIT.org).- La figura moderna di Babbo Natale è un lontano riflesso della persona che era veramente: San Nicola, Vescovo di Mira (antica città della costa meridionale dell’attuale Turchia).

Come è avvenuta la sua trasformazione da santo caritatevole a icona del consumismo natalizio?

Lo scrittore Jeremy Seal si è avventurato in una ricerca internazionale per dare risposta a questa domanda ed ha dato conto delle sue conclusioni nel libro “Nicholas: The Epic Journey from Saint to Santa Claus” (ed. Bloomsbury).

In un’intervista rilasciata a ZENIT, Seal racconta di come ha trovato riscontro del culto di Babbo Natale (Santa Claus) in tutto il mondo e dei motivi che spiegano come mai San Nicola con il suo carisma di carità sia presente ancora oggi nonostante la commercializzazione delle feste natalizie.

Cosa l’ha indotta a scrivere questo libro e fin dove si è spinto per svolgere la sua ricerca?

Seal: Sono stato attratto da questo argomento per via delle mie due figlie, che all’epoca in cui ho iniziato questa ricerca avevano 6 e 2 anni. Sono loro che mi hanno ricordato l’importanza, per i bambini, della figura di Babbo Natale.

La storia di San Nicola mi ha poi incuriosito anche per la sua caratteristica epica. Io sono uno scrittore viaggiatore e il fatto che la sua evoluzione postuma lo ha portato a compiere un eccezionale viaggio partendo dalla Turchia per arrivare in Europa, a Manhattan, fino al Polo Nord, è stato per me un forte richiamo.

Mi sono quindi recato in tutti i luoghi associati alla vita di Nicola.

Ho iniziato in Turchia, a Mira, dove si erge una basilica in suo nome. Ho seguito il suo culto verso Occidente, a Bari, e verso Nord, a Venezia; poi ad Amsterdam e molti altri luoghi d’Europa. Sono poi arrivato fino a Manhattan e successivamente, nella Lapponia, nel Nord della Finlandia, e in Svezia, insieme alle mie figlie, in occasione dello scorso Natale.

Chi era San Nicola di Mira?

Seal: Si sa molto poco di lui. Era Vescovo di Mira, vissuto nel IV secolo in una città della Turchia meridionale oggi nota come Demre. Non vi è quasi nessun riferimento della sua vita attuale, salvo un riferimento materiale in un manoscritto del VI secolo.

Dobbiamo quindi basarci quasi esclusivamente su elementi postumi riferiti a San Nicola. Ma, data la grande diffusione del suo culto, è lecito dedurre che qualcosa della sua vita debba essere stata eccezionale. Non sappiamo molto di lui, ma abbiamo il senso di una persona speciale.

Nicola sembra essere una persona sensibile che si è fatto un nome per essersi dedicato all’assistenza materiale e concreta. Questo aspetto si è mantenuto fermo nel corso dei secoli perché l’assistenza materiale è un qualcosa di cui tutti hanno bisogno e che tutti sono in grado di apprezzare.

Quali sono le sue azioni più particolari?

Seal: Esiste tutta una serie di storie, anche perché lui è stato particolarmente longevo. All’epoca in cui ha vissuto, la maggior parte dei santi cristiani erano martiri, ma su Nicola sono state raccontate molte storie perché ha vissuto una vita lunga ed è morto nel suo letto.
I racconti quindi sono molti, ma la maggior parte di essi hanno in comune la sua dedizione ad aiutare la gente.

Un infinito numero di storie raccontano come egli salvò alcuni marinai in preda ad una tempesta a largo di Mira. Un’altra volta egli convinse il capitano di una nave a portare il suo carico di grano a Mira dove la gente stava morendo di fame, e la sua stiva si riempì nuovamente di grano.

Alcuni militari condannati ingiustamente ebbero una visione di Nicola che li confortava e gli procurava la liberazione.

Quando il culto di Nicola raggiunse la Russia nel XI secolo, nacque tutta una nuova serie di storie. I russi lo chiamarono “ugodnik”, che significa “colui che aiuta”. In Russia il suo aiuto assume forme diverse: assiste i pastori nel proteggere il gregge dai lupi, protegge le case dal fuoco, ecc.

Quali ostacoli ha incontrato il culto di San Nicola nel corso dei secoli?

Seal: Esistono in particolare due elementi: anzitutto, a partire dall’VIII secolo in avanti, la sua terra d’origine, nel Sud della Turchia, era sempre più minacciata dall’avanzata dei musulmani, che non avevano molto interesse nella sua figura.

Le reliquie di San Nicola sono state rimosse dalla Turchia nel 1087 e portate a Bari, consentendo la diffusione del suo culto nel continente europeo. È stato un trasferimento quanto mai tempestivo, poiché egli sarebbe stato messo completamente da parte in un futuro Paese islamico. In questo modo il suo culto ha potuto essere mantenuto a partire dalla basilica in cui risiedono le sue spoglie.

In secondo luogo, vi è la Riforma che si è diffusa nell’Europa settentrionale nei secoli XVI e XVII, che ha ridotto molto il significato dei santi. Credo che questo ostacolo sia stato superato proprio perché egli era diventato una figura che andava al di là della Chiesa, era diventato parte integrante di ogni famiglia.

Sin dal XIV secolo, ogni 6 dicembre, Nicola veniva a portare i doni ai bambini del Nord Europa, passando attraverso il camino. Era una figura molto popolare e molto amata e questo sembra avergli dato la forza di resistere durante un periodo in cui le immagini e le statue dei santi venivano rase al suolo, bruciate e distrutte.

Come si è evoluto nella figura attuale di Babbo Natale?

Seal: L’amore per Nicola ha mantenuto vivo il suo culto fino alla fine del XVIII quando a Manhattan è avvenuta una revisione della sua immagine.

Il nome “Santa Claus” (Babbo Natale) risulta dalla pronuncia americana della parola olandese “Sinterklaas”. San Nicola e Babbo Natale sono quindi la stessa persona, anche se molti non lo sanno. Peraltro sono raffigurati in modo diverso, perché lo rappresentano in luoghi e tempi diversi, propri della sua evoluzione postuma.

Non sappiamo quando il suo culto sia arrivato alla Nuova Amsterdam, oggi Manhattan. Ma è probabile che sia stato portato lì dalle prime comunità che vi si sono insediate, e sia rimasto come una vaga memoria in Nord America, dormiente fino alla fine del XVIII secolo.

Ciò che quindi è avvenuto è che la tradizione dei regali, che fino allora era una realtà locale e stagionale in cui ci si scambiavano oggetti fatti in casa, è esplosa in un qualcosa di più grande. È iniziata la produzione di massa, si è diffuso il commercio, sono arrivati i giocattoli dal Nord Europa, e tutto poteva essere acquistato: libri, strumenti musicali, tessuti, ecc.

Di conseguenza l’usanza dei regali si è trasformata in un qualcosa di irriconoscibile e questo ha fatto nascere l’esigenza di trovare uno spirito della donazione di regali. San Nicola era colui che nelle tradizioni olandese e inglese del vecchio mondo rappresentava il donatore; e non era neanche necessario fare grandi ricerche per ricordarlo.

La gente, alla fine del XVIII secolo, ha reso popolare l’immagine di Santa Claus – anche se non subito a fini commerciali – e il suo nome si è gradualmente trasformato per diventare Santa Claus.

Negli anni Venti del XIX secolo ha iniziato ad acquistare le sue caratteristiche odierne: le renne, la slitta, le campanelle. Elementi che sono semplicemente le caratteristiche del mondo da cui è emerso: a quell’epoca le slitte erano il mezzo principale di trasporto nell’inverno di Manhattan.

La poesia “A Visit from St. Nicholas” (una visita di San Nicola), nota anche come “Twas the Night Before Christmas” (era la vigilia di Natale), è del 1822 e lo descrive con tutti i dettagli. A quel tempo egli fumava la pipa, ma per il resto era già molto simile alla figura che conosciamo oggi.

Mentre queste caratteristiche prendevano forma, egli è stato associato sempre di più
ad un ambito commerciale. Una strumentalizzazione comprensibile, ma pur sempre una deviazione rispetto al suo significato originario. Nel periodo medievale era simbolo ed icona della carità. Non mi sembra che possa essere definito allo stesso modo anche oggi. Attualmente sembra più uno strano miscuglio tra carità e consumismo dilagante.

Secondo lei cosa dovrebbero raccontare i genitori cristiani ai loro figli su Babbo Natale?

Seal: Ciò che ho voluto fare nel ripercorrere le origini di Babbo Natale è ricordare a me stesso che esiste un valido motivo morale nel fare i regali. L’idea di San Nicola era quella di aiutare le persone in difficoltà.

Questo è l’insegnamento che possiamo trarre. Fare regali, per il solo gusto di farli, a persone care che hanno in abbondanza, potrebbe non riflettere l’essenza di ciò che perseguiva San Nicola.

Come rispondere alle domande dei bambini sul significato di quest’uomo, non saprei.

Io sono un ex anglicano, ma San Nicola mi attrae molto dal punto di vista intellettuale e morale. Apprezzo molto gli importanti valori morali che egli rappresenta, il senso di una carità attiva.

San Nicola può essere apprezzato da chiunque abbia un minimo di senso morale; nessun sistema di credenze può porsi in disaccordo con ciò che egli rappresenta.

Egli parla a tutti perché, mentre la teologia può essere assai complessa, le sue storie sono semplici. Credo che sia questo il motivo per cui sono state raccontate per centinaia di anni e si sono trasformate in questo rito familiare che celebriamo anche oggi con Babbo Natale.

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ZENIT Staff

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