Daily meditation on the Gospel

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Chi ha orecchi, ascolti — Meditazione quotidiana

Meditazione della Parola di Dio di Mercoledì 26 Luglio 2017, Santi Gioacchino e Anna

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Lettura
Il popolo che cammina nel deserto continua a mormorare contro Dio: gli Israeliti ancora non sono convinti che il Signore ha stretto un patto, stabilito un’alleanza, e che non mancherà alla sua parola. Il popolo si lamenta, ricordando le pentole e la carne che mangiavano in Egitto. Mosè e Aronne vengono accusati di aver condotto Israele alla morte. Anche noi talvolta abbiamo mormorato contro Dio, perché non ha fatto ciò che volevamo noi. Nel Vangelo, Gesù con le sue parabole inizia a svelare i misteri del Regno di Dio. La parabola del seminatore indica che esso è già all’opera, ma non è ancora glorioso: è un seme gettato.
Meditazione
L’insegnamento della parabola del seminatore, secondo la situazione originaria del tempo di Gesù, non riguarda anzitutto gli ascoltatori, ma i predicatori. La parabola attira l’attenzione sul lavoro del seminatore, un lavoro abbondante, senza misura, senza distinzioni, che in un primo momento sembra inutile, infruttuoso, sprecato. Ma il fallimento è solo apparente: nel Regno di Dio non c’è lavoro inutile, non c’è spreco. Il lavoro della semina non deve essere calcolato: bisogna seminare senza risparmio e senza distinzioni. Dio semina nel cuore di tutti gli uomini, perché tutti sono chiamati alla salvezza. Sarebbe terribile scoprire che Egli, che pure ha seminato con abbondanza nel nostro terreno, ha aspettato invano che vi spuntassero le spighe. Non sappiamo quali terreni daranno frutto: per questo non possiamo anticipare il giudizio di Dio. Gesù, inoltre, siede, come fanno i rabbini. Siede perché sa insegnare, perché sa dove portare. Siede perché vuole restare, e non fugge. Resta, sta, spiega, condivide. Senza paroloni, senza alzare la voce, usa esempi che tutti possono capire, usa le parabole. Davanti ad una parabola si resta liberi: possiamo coglierne il significato profondo, lasciarci scuotere, oppure ritenerla come un simpatico aneddoto. La parabola è uno strumento efficace: usa immagini concrete, non concetti astratti, ma nasconde un mistero, una morale, un insegnamento che può toccare nel profondo chi ascolta. E, nello stesso tempo, non aggredisce. La parabola termina con «Chi ha orecchi, ascolti». Cioè: “Avete udito. Ora cercate di capire!”. Il cammino per arrivare a capire la parabola è la ricerca: Cercate di capire! La parabola non consegna tutto immediatamente, ma spinge a pensare e a far scoprire, partendo dall’esperienza di vita degli ascoltatori.
Preghiera
Signore, so che mi hai scelto già prima che fossi concepito nel grembo di mia madre: questa parabola mi fa sperimentare la tua passione per me. So che continui a seminare nel mio cuore, anche se molte volte è “sassoso” o “spinoso”. Fa’ che ci sia nel mio cuore “terreno buono”, che dia frutto.
Agire
Per “cercare di capire”, superando superficialità e inutili agitazioni, oggi chiedo a Gesù di semplificare il mio cuore e di concedermi il dono della pace.
Meditazione del giorno a cura di padre Celeste Cerroni, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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