Riportiamo di seguito le parole rivolte oggi a mezzogiorno da papa Francesco durante la recita dell’Angelus ai fedeli e pellegrini convenuti in piazza San Pietro.
***
[Prima dell’Angelus:]
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa Quinta Domenica di Quaresima (cfr Gv 8,1-11) è tanto bello, a me piace tanto leggerlo e rileggerlo. Presenta l’episodio della donna adultera, mettendo in luce il tema della misericordia di Dio, che non vuole mai la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La scena si svolge nella spianata del tempio. Immaginatela lì, sul sagrato [della Basilica San Pietro]. Gesù sta insegnando alla gente, ed ecco arrivare alcuni scribi e farisei che trascinano davanti a Lui una donna sorpresa in adulterio. Quella donna si trova così in mezzo tra Gesù e la folla (cfr v. 3), tra la misericordia del Figlio di Dio e la violenza, la rabbia dei suoi accusatori. In realtà, essi non sono venuti dal Maestro per chiedere il suo parere – era gente cattiva –, ma per tendergli un tranello. Infatti, se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo; se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). E Gesù è messo in questa situazione.
Questa cattiva intenzione si nasconde sotto la domanda che pongono a Gesù: «Tu che ne dici?» (v. 5). Gesù non risponde, tace e compie un gesto misterioso: «Si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra» (v. 7). Forse faceva disegni, alcuni dicono che scriveva i peccati dei farisei… comunque, scriveva, era come da un’altra parte. In questo modo invita tutti alla calma, a non agire sull’onda dell’impulsività, e a cercare la giustizia di Dio. Ma quelli, cattivi, insistono e aspettano da Lui una risposta. Sembrava che avessero sete di sangue. Allora Gesù alza lo sguardo e dice: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (v. 7). Questa risposta spiazza gli accusatori, disarmandoli tutti nel vero senso della parola: tutti deposero le “armi”, cioè le pietre pronte ad essere scagliate, sia quelle visibili contro la donna, sia quelle nascoste contro Gesù. E mentre il Signore continua a scrivere per terra, a fare disegni, non so…, gli accusatori se ne vanno uno dopo l’altro, a testa bassa, incominciando dai più anziani, più consapevoli di non essere senza peccato. Quanto bene ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori! Quando sparliamo degli altri – tutte cose che conosciamo bene -, quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!
Rimasero lì solo la donna e Gesù: la miseria e la misericordia, una di fronte all’altra. E questo, quante volte accade a noi quando ci fermiamo davanti al confessionale, con vergogna, per far vedere la nostra miseria e chiedere il perdono! «Donna, dove sono?» (v. 10), le dice Gesù. E basta questa constatazione, e il suo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per far sentire a quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è il suo peccato, lei ha una dignità di persona; che può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova.
Cari fratelli e sorelle, quella donna rappresenta tutti noi, che siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà. E la sua esperienza rappresenta la volontà di Dio per ognuno di noi: non la nostra condanna, ma la nostra salvezza attraverso Gesù. Lui è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere umano (cfr Gen 2,7), la sentenza di Dio: “Non voglio che tu muoia, ma che tu viva”. Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile – è possibile! – con la sua grazia.
La Vergine Maria ci aiuti ad affidarci completamente alla misericordia di Dio, per diventare creature nuove.
[Dopo l’Angelus:]
Cari fratelli e sorelle,
saluto tutti voi, provenienti da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi, in particolare i pellegrini di Siviglia, Freiburg (Germania), Innsbruck e dell’Ontario (Canada).
Saluto i volontari della Casa “Mater Dei” di Vittorio Veneto. Saluto i numerosi gruppi parrocchiali, tra cui i fedeli di Boiano, Potenza, Calenzano, Zevio e Agropoli. Come pure i giovani di tante parti d’Italia: non posso nominarli tutti, ma ricordo quelli di Compiobbi e Mozzanica, quelli dell’Azione Cattolica della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, i cresimandi di Scandicci e di Milano-Lambrate.
Ed ora vorrei rinnovare il gesto di donarvi un Vangelo tascabile. Si tratta del Vangelo di Luca, che leggiamo nelle domeniche di questo anno liturgico. Il libretto è stato intitolato così: “Il Vangelo della Misericordia di San Luca”; infatti l’evangelista riporta le parole di Gesù: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (6,36), da cui è tratto il tema di questo Anno Giubilare. Vi sarà distribuito gratuitamente dai volontari del Dispensario pediatrico “Santa Marta” in Vaticano, con alcuni anziani e nonni di Roma. Quanto sono meritevoli i nonni e le nonne che trasmettono la fede ai nipotini! Vi invito a prendere questo Vangelo e a leggerlo, un brano ogni giorno; così la misericordia del Padre abiterà nel vostro cuore e potrete portarla a quanti incontrate. E alla fine, nella pagina 123, ci sono le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituali. Sarebbe bello che le imparaste a memoria, così è più facile farle! Vi invito a prendere questo Vangelo, perché la misericordia del Padre si faccia opere in voi. E voi, volontari, nonni e nonne che distribuirete il Vangelo, pensate alla gente che è in Piazza Pio XII – si vede che non è potuta entrare – che anche loro ricevano questo Vangelo.
Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
Il Vangelo di questa Quinta Domenica di Quaresima (cfr Gv 8,1-11) è tanto bello, a me piace tanto leggerlo e rileggerlo. Presenta l’episodio della donna adultera, mettendo in luce il tema della misericordia di Dio, che non vuole mai la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La scena si svolge nella spianata del tempio. Immaginatela lì, sul sagrato [della Basilica San Pietro]. Gesù sta insegnando alla gente, ed ecco arrivare alcuni scribi e farisei che trascinano davanti a Lui una donna sorpresa in adulterio. Quella donna si trova così in mezzo tra Gesù e la folla (cfr v. 3), tra la misericordia del Figlio di Dio e la violenza, la rabbia dei suoi accusatori. In realtà, essi non sono venuti dal Maestro per chiedere il suo parere – era gente cattiva –, ma per tendergli un tranello. Infatti, se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo; se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). E Gesù è messo in questa situazione.
Questa cattiva intenzione si nasconde sotto la domanda che pongono a Gesù: «Tu che ne dici?» (v. 5). Gesù non risponde, tace e compie un gesto misterioso: «Si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra» (v. 7). Forse faceva disegni, alcuni dicono che scriveva i peccati dei farisei… comunque, scriveva, era come da un’altra parte. In questo modo invita tutti alla calma, a non agire sull’onda dell’impulsività, e a cercare la giustizia di Dio. Ma quelli, cattivi, insistono e aspettano da Lui una risposta. Sembrava che avessero sete di sangue. Allora Gesù alza lo sguardo e dice: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (v. 7). Questa risposta spiazza gli accusatori, disarmandoli tutti nel vero senso della parola: tutti deposero le “armi”, cioè le pietre pronte ad essere scagliate, sia quelle visibili contro la donna, sia quelle nascoste contro Gesù. E mentre il Signore continua a scrivere per terra, a fare disegni, non so…, gli accusatori se ne vanno uno dopo l’altro, a testa bassa, incominciando dai più anziani, più consapevoli di non essere senza peccato. Quanto bene ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori! Quando sparliamo degli altri – tutte cose che conosciamo bene -, quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!
Rimasero lì solo la donna e Gesù: la miseria e la misericordia, una di fronte all’altra. E questo, quante volte accade a noi quando ci fermiamo davanti al confessionale, con vergogna, per far vedere la nostra miseria e chiedere il perdono! «Donna, dove sono?» (v. 10), le dice Gesù. E basta questa constatazione, e il suo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per far sentire a quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è il suo peccato, lei ha una dignità di persona; che può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova.
Cari fratelli e sorelle, quella donna rappresenta tutti noi, che siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà. E la sua esperienza rappresenta la volontà di Dio per ognuno di noi: non la nostra condanna, ma la nostra salvezza attraverso Gesù. Lui è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere umano (cfr Gen 2,7), la sentenza di Dio: “Non voglio che tu muoia, ma che tu viva”. Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile – è possibile! – con la sua grazia.
La Vergine Maria ci aiuti ad affidarci completamente alla misericordia di Dio, per diventare creature nuove.
[Dopo l’Angelus:]
Cari fratelli e sorelle,
saluto tutti voi, provenienti da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi, in particolare i pellegrini di Siviglia, Freiburg (Germania), Innsbruck e dell’Ontario (Canada).
Saluto i volontari della Casa “Mater Dei” di Vittorio Veneto. Saluto i numerosi gruppi parrocchiali, tra cui i fedeli di Boiano, Potenza, Calenzano, Zevio e Agropoli. Come pure i giovani di tante parti d’Italia: non posso nominarli tutti, ma ricordo quelli di Compiobbi e Mozzanica, quelli dell’Azione Cattolica della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, i cresimandi di Scandicci e di Milano-Lambrate.
Ed ora vorrei rinnovare il gesto di donarvi un Vangelo tascabile. Si tratta del Vangelo di Luca, che leggiamo nelle domeniche di questo anno liturgico. Il libretto è stato intitolato così: “Il Vangelo della Misericordia di San Luca”; infatti l’evangelista riporta le parole di Gesù: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (6,36), da cui è tratto il tema di questo Anno Giubilare. Vi sarà distribuito gratuitamente dai volontari del Dispensario pediatrico “Santa Marta” in Vaticano, con alcuni anziani e nonni di Roma. Quanto sono meritevoli i nonni e le nonne che trasmettono la fede ai nipotini! Vi invito a prendere questo Vangelo e a leggerlo, un brano ogni giorno; così la misericordia del Padre abiterà nel vostro cuore e potrete portarla a quanti incontrate. E alla fine, nella pagina 123, ci sono le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituali. Sarebbe bello che le imparaste a memoria, così è più facile farle! Vi invito a prendere questo Vangelo, perché la misericordia del Padre si faccia opere in voi. E voi, volontari, nonni e nonne che distribuirete il Vangelo, pensate alla gente che è in Piazza Pio XII – si vede che non è potuta entrare – che anche loro ricevano questo Vangelo.
Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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