Sarà stato Il caso Spotlight, sarà stato il ‘processo’ della Royal Commission al cardinale Pell, ma anche Lione si è fatta travolgere da uno scandalo di abusi di minori da parte del clero. Dopo decenni di silenzi e paure, tre ex scout, ora adulti, hanno trovato infatti il coraggio di denunciare le violenze subite da alcuni sacerdoti durante quasi un ventennio, il periodo 1978-1991.
Le segnalazioni – circa 55 in totale – hanno fatto aprire un’inchiesta preliminare da parte della Procura della Repubblica di Lione. Nel mirino c’è il caso di padre Bernard Preynat, 71 anni, finito sotto inchiesta lo scorso 27 gennaio. Di lui racconta una delle vittime, ora 44enne: “Era un vero e proprio predatore, attaccava soprattutto ragazzini fra gli 8 e i 12 anni, biondini e con gli occhi blu, come me”. Torchiato dagli inquirenti, il religioso ha confessato tutti gli abusi compiuti sui ragazzi che frequentavano la sua parrocchia e, messo con le spalle al muro, ha rivelato anche altri stupri mai denunciati.
Ma non sono per lui le accuse più roventi: al centro del ciclone c’è infatti il cardinale Philippe Barbarin, primate delle Gallie, accusato di aver insabbiato i casi di abusi e di non aver denunciato il religioso, lasciando cadere nel vuoto il grido delle madri di alcune vittime che, da anni, chiedevano la rimozione del prete orco. Cosa che non avvenne neanche nel 2007, nonostante – affermano le vittime – ebbe pubblicamente conoscenza dei fatti.
Come spiega una nota della diocesi francese, diffusa ieri, il cardinale “era convinto che il prete avesse rotto con il suo passato” e confermò l’incarico al sacerdote. Preynat fu sospeso solo nel 2015, dopo che l’arcivescovo aveva ricevuto “la testimonianza diretta di una vittima” e “ottenuto il parere di Roma”. Il gruppo di sopravvissuti ne chiede ora le dimissioni, e lo fa con il sostegno di avvocati, psicologi e altre associazioni cattoliche.
In questa bufera, tuttavia, Barbarin – che si era fatto notare al Conclave del 2013 per il suo arrivo in Vaticano in bicicletta – risponde con tranquillità e pragmatismo. Nella nota succitata, si legge: “Il cardinale Barbarin e la diocesi di Lione collaboreranno con serenità e fiducia con la giustizia e forniranno agli inquirenti tutte le informazioni a loro disposizione per far luce su questi eventi la cui complessità e lontananza storica richiedono un approccio prudente”.
“Consapevole della estrema gravità delle accuse imputate al prete incriminato”, il porporato – prosegue il comunicato – “desidera ricordare che al momento dei fatti non era arcivescovo di Lione e che non ha mai coperto alcun fatto di pedofilia”. Barbarin si è quindi trovato nel 2007/2008, al momento della sua nomina, “informato del passato di questo sacerdote”, le cui azioni precedenti al 1991 erano già state trattate, nelle rispettive epoche, dai tre predecessori. “Convinto che il prete avesse rotto con il passato, è stato poi rinnovato nella missione che gli avevano dato i suoi predecessori”.
È stato grazie al collettivo delle vittime della Parole Libérée, che il cardinale ha preso atto che “i fatti sono più numerosi e più gravi di quanto sembrasse nel 2007/2008”. Tuttavia, ribadisce, “nessun fatto di nostra conoscenza è successiva al 1991”.
Solo nel 2014 la diocesi di Lione viene per la prima volta a contatto delle orribili vicende finora tenute all’ombra. In quell’anno, si legge nella nota dei presuli, il cardinale “riceve la testimonianza diretta di una vittima di fatti prescritti e decide, dopo aver ottenuto il parere di Roma, di sospendere il sacerdote nel maggio 2015, prima ancora della denuncia della vittima alla giustizia”.
“Il cardinale Barbarin – si legge nelle ultime righe del comunicato – rinnova il suo sostegno alle vittime e alle loro famiglie e porta nella preghiera tutti coloro che sono stati feriti da questi eventi dolorosi”. Esprime, inoltre, “la speranza che la giustizia possa agire nella serenità necessaria per comprendere e accertare la verità”.
In sostegno del porporato è giunta anche la Conferenza Episcopale francese che, in un altro comunicato, esprimendo “il profondo dolore e il sostegno alle vittime di tali atti”, ribadisce “la politica di fermezza condotta dai vescovi di Francia per oltre 15 anni su questioni di pedofilia”. Quindi garantisce “piena collaborazione con la giustizia” e “assicura sostegno e preghiere al cardinale Barbarin”.
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Abusi: inchiesta a Lione. Card. Barbarin nel ciclone: "Collaborerò con la giustizia"
Ex scout denunciano le violenze subite tra gli anni ’70-’90 e chiedono le dimissioni dell’arcivescovo che avrebbe coperto i preti incriminati. I vescovi francesi: ” Solidarietà al cardinale. Ha agito con estrema responsabilità”