Romano Guardini, uno dei teologi più citati da papa Francesco, è “un pensatore che “ha molto da dire agli uomini del nostro tempo, e non solo ai cristiani”. Lo ha detto stamattina lo stesso Pontefice, nel corso di un’udienza concessa ai partecipanti alla conferenza promossa dalla “Fondazione Romano Guardini” di Berlino, in occasione del 130° anniversario della nascita del filosofo italo-tedesco.
Auspicando un “buon successo” per la Fondazione, che si sta impegnando a far “entrare il pensiero di Guardini in un dialogo polifonico con gli ambiti della politica, della cultura e della scienza di oggigiorno”, il Santo Padre si è soffermato su un passaggio dell’opera critica Il mondo religioso di Dostoevskij.
In tale saggio, Guardini cita un episodio de I fratelli Karamazov, in cui lo starec Zosima riceve la gente per la confessione e la benedizione. Gli si avvicina anche un’anziana contadina che ha ucciso il marito, non sopportando le sue violenze e soprusi.
Oppressa dai sensi di colpa, “la donna è convinta di essere condannata”. Il sacerdote, tuttavia, le ricorda che “la sua esistenza ha un senso, perché Dio la accoglie nel momento del pentimento”.
Sono proprio le “persone più semplici” a comprendere meglio “cosa significhi santità, cioè un’esistenza vissuta nella fede, capace di vedere che Dio è vicino agli uomini, tiene la loro vita tra le sue mani”.
A tal proposito, il Papa ha citato un’altro passo di Guardini: «Accettando con semplicità l’esistenza dalla mano di Dio, la volontà personale si trasforma in volontà divina e così, senza che la creatura cessi di esser unicamente creatura e Dio veramente Dio, si attua la loro unità vivente».
Guardini concepisce tale “unità vivente” come la “relazione concreta delle persone con il mondo e con gli altri intorno a sé”, ha spiegato ancora il Santo Padre.
Inoltre, per “popolo”, il teologo italo-tedesco, intende «il compendio di ciò che nell’uomo è genuino, profondo, sostanziale», quindi come un «campo di forze dell’azione divina», che il popolo stesso percepisce come «dappertutto operante e ne intuisce il mistero, l’inquietante presenza».
Una concezione molto diversa, dunque, da quella del “razionalismo illuministico che considera reale soltanto ciò che può essere colto dalla ragione e che tende a isolare l’uomo strappandolo dalle relazioni vitali naturali”, ha sottolineato Bergoglio.
Le riflessioni di Guardini, quindi, possono essere applicate al “nostro tempo”, cercando di “scoprire la mano di Dio negli eventi attuali”; ad esempio, facendoci riconoscere che “Dio, nella Sua sapienza, ha inviato a noi, nell’Europa ricca, l’affamato perché gli diamo da mangiare, l’assetato perché gli diamo da bere, il forestiero perché lo accogliamo, e l’ignudo perché lo vestiamo”, ha commentato il Pontefice.
“La storia poi lo dimostrerà: se siamo un popolo, certamente lo accoglieremo come un nostro fratello; se siamo solamente un gruppo di individui, saremo tentati di salvare innanzitutto la nostra pelle, ma non avremo continuità”, ha aggiunto il Santo Padre, concludendo con l’augurio ai partecipanti al congresso di approfondire l’opera di Romano Guardini, al fine di “sempre più comprendere il significato e il valore dei fondamenti cristiani della cultura e della società”.