C’è un nesso tra la preghiera che Gesù compie sul monte degli Ulivi e quella sul Tabor, in Galilea. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio, 7 marzo 2017, padre Giulio Michelini ai partecipanti agli Esercizi Spirituali che si tengono nella Casa Divin Maestro di Ariccia, come ha riportato la Radio Vaticana.
Davanti al Papa e alla Curia Romana, il francescano ha spiegato che in entrambi i casi Gesù ha una situazione esistenziale provata (nel primo caso, perché Pietro e gli altri non hanno compreso il senso del primo annuncio di Gesù che aveva detto di dover morire a Gerusalemme; nel secondo, perché Gesù ha appena annunciato che qualcuno l’avrebbe consegnato). Inoltre ha spiegato che in tutte e due le occasioni Gesù chiama a sé i discepoli.
La differenza – ha osservato padre Michelini – consiste nel fatto che al Tabor si ode la voce del Padre che consola il figlio, mentre al Getsèmani è il figlio che si rivolge al Padre dicendo “sia fatta la sua volontà di bene”.
Allo stesso modo Gesù – rileva ancora il predicatore – esorta i suoi discepoli , mettendo in pratica lo Shemà (cf. D. Fortuna, Il Figlio dell’Ascolto), la preghiera di Israele, ad amare “Dio con tutto il cuore, le forze e fino a dare la vita”.
Di qui le domande finali che padre Michelini propone al Papa e alla Curia Romana. Come porsi dinanzi all’angoscia del prossimo? La volontà di Dio è vista come un obbligo o come la “santa volontà di bene”? E accetto che la forma in cui questa volontà si realizza sia condizionata, perché l’onnipotenza di Dio si arresta davanti alla libertà della sua creatura?
@Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
Esercizi Spirituali. P. Michelini: "Accettiamo che l'onnipotenza di Dio si arresti davanti alla libertà umana?"
Il predicatore ha fatto riflettere il Papa e la Curia Romana partendo dalla preghiera di Gesù sul monte degli Ulivi