Riprendiamo di seguito la traduzione italiana del video-messaggio registrato da papa Francesco in lingua spagnola in occasione della giornata di dialogo e preghiera organizzata ieri, sabato 23 maggio, dalla diocesi di Phoenix, negli USA, in collaborazione con un gruppo di Pastori evangelici di orientamento Pentecostale. Tra i partecipanti anche il Pastore casertano Giovanni Traettino.
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[in inglese]
Fratelli e sorelle, che la pace di Cristo sia con voi.
Perdonatemi se parlo in spagnolo, ma il mio inglese non è sufficientemente buono per esprimermi correttamente. Parlo spagnolo ma, soprattutto, parlo la lingua del cuore.
[in spagnolo]
Ho tra le mani l’annuncio che mi avete mandato di questa celebrazione di Unità Cristiana, questa giornata di riconciliazione. E da qui desidero unirmi a voi. “Padre, che siano in noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato”: è lo slogan, il tema dell’incontro; la preghiera di Cristo affinché il Padre conceda la grazia dell’unità.
Oggi sabato 23 maggio, dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio sarò con voi, spiritualmente, con tutto il mio cuore. Cercando insieme, chiedendo insieme la grazia dell’unità. L’unità che sta germogliando tra noi, l’unità che inizia suggellata da un solo Battesimo che tutti noi abbiamo ricevuto. L’unità che stiamo cercando uniti nel cammino. L’unità spirituale della preghiera, gli uni per gli altri. L’unità del lavoro comune nell’aiutare i fratelli, coloro che credono nella sovranità di Cristo.
Cari fratelli, la divisione è una ferita nel corpo della Chiesa di Cristo. E noi non vogliamo che questa ferita permanga. La divisione è opera del padre della menzogna, del padre della discordia, che cerca sempre di fare in modo che i fratelli siano divisi.
Oggi riuniti, io da Roma e voi lì, chiederemo che il Padre invii lo Spirito di Gesù, lo Spirito Santo, e ci conceda la grazia che tutti siano uno, “perché il mondo creda”. E mi viene in mente di dire una cosa che potrebbe essere insensata, o forse un’eresia, non so. Ma c’è qualcuno che ‘sa’ che, nonostante le differenze, siamo uno. Ed è colui che ci perseguita. Colui che perseguita oggi i cristiani, che ci unge con il martirio, sa che i cristiani sono discepoli di Cristo: che sono uno, che sono fratelli! Non gli importa se sono evangelici, ortodossi, luterani, cattolici, apostolici… non gli importa! Sono cristiani. E quel sangue si unisce. Oggi stiamo vivendo, cari fratelli, “l’ecumenismo del sangue”. Questo ci deve spingere a fare quello che oggi stiamo facendo: pregare, parlare tra noi, accorciare le distanze, affratellarci sempre di più.
Sono convinto che l’unità tra di noi non la faranno i teologi. I teologi ci aiutano, la scienza dei teologi ci aiuterà, ma se aspettiamo che i teologi si mettano d’accordo, l’unità sarà raggiunta il giorno successivo a quello del Giudizio Finale. L’unità la fa lo Spirito Santo, i teologi ci aiutano, ma ci aiutano le buone volontà di tutti noi che siamo in cammino e con il cuore aperto allo Spirito Santo!
Con tutta umiltà, mi unisco a voi come uno in più in questa giornata di preghiera, di amicizia, di vicinanza, di riflessione. Con la certezza che abbiamo un solo Signore: Gesù è il Signore. Con la certezza che questo Signore è vivo: Gesù vive, vive il Signore in ciascuno di noi. Con la certezza che ci ha inviato lo Spirito che ci aveva promesso affinché realizzasse quella “armonia” tra tutti i suoi discepoli.
Cari fratelli, vi mando un grande saluto, un abbraccio. Prego per voi, prego insieme a voi.
E per favore, vi chiedo di pregare per me. Perché ne ho bisogno per essere fedele a quello che il Signore vuole dal mio Ministero.
[Benedizione in inglese:]
Dio vi benedica. Che Dio benedica tutti noi.
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