Ozonoterapia utile contro effetti di chemio e radioterapia

Per Tirelli e altri studiosi l’O2O3 regola l’ipossia favorendo la risposta dell’organismo contro il tumore

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Al professor Umberto Tirelli, specialista in oncologia, ematologia, malattie infettive e stanchezza cronica, Zenit ha chiesto informazioni sull’importanza dell’uso della miscela di ossigeno ozono, come coadiuvante nella chemioterapia e radioterapia.
Il professor Tirelli, primario del Cro – Centro di Ricerca Oncologico di Aviano – ne ha confermato l’efficacia. “L’ozonoterapia SIOOT rientra tra le medicine chetirelli la comunità scientifica considera come integrative ma non sostitutive delle cure. Per quanto riguarda i tumori, l’ozonoterapia è utilizzata come coadiuvante
delle cure palliative. La procedura ha lo scopo di aumentare l’ossigenazione e il metabolismo cellulare e migliorare la qualità della vita. L’ozonoterapia SIOOT in particolare migliora l’ossigenazione nella maggioranza dei tessuti tumorali con ipossia e può considerarsi un importante alleato migliorando l’efficacia della chemioterapia e radioterapia”.
Tra gli effetti che essa produce, riduce gli effetti collaterali, tra cui la spossatezza, il dolore, la nausea e l’astenia che ne deriva – la cosiddetta fatigue – che può diventare essa stessa una patologia invalidante e perdurare negli anni, se non opportunamente trattata. L’ossigeno ozono SIOOT, dunque, è un’importante risorsa anche per i malati di tumore. Il metodo di somministrazione consigliato è per via sistemica, dunque la Gaei: la Grande Autoemoinfusione, che consiste nel prelievo dal paziente di una quantità di sangue che viene arricchito con ossigeno ozono in una sacca appositamente certificata dal Ministero della Salute e reimmesso a circuito chiuso sempre per la stessa via endovenosa.  Una pratica secondaria all’autoemoinfusione consiste nell’insufflazione rettale, che senza l’utilizzo di ago, consente per la via rettale di far assorbire l’ozono dall’organismo.
Non a caso, un grande consorzio di scienziati europei ha concentrato la sua attenzione sull’ipossia. Evidenze crescenti indicano, infatti, come può influire negativamente sul risultato della radioterapia e della chemioterapia, riducendo la sensibilità, ostacolando l’accesso dei medicinali o inducendo tolleranza.  Il progetto Metoxia (metastatic tumors facilitated by hypoxic tumor micro-enviroments), finanziato dall’Unione Europea, ha studiato i meccanismi molecolari che si trovano alla base delle metastasi. Gli studiosi hanno dimostrato che le variazioni dell’ossigenazione dei tumori, tra ipossia profonda e più moderata, influenzano le metastasi e la risposta alla terapia, ottenendo informazioni che eserciteranno un impatto significativo sulle future attività di ricerca e sullo studio delle nuove terapie oncologiche.

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Rita Ricci

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