The wind blows wherever it wishes (John 3:8)

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Quando la vita ci cambia le carte in tavola, la fede diventa resiliente

Non dobbiamo lasciarci paralizzare dalle paure: a volte una dis-grazia può diventare una… bis-grazia

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“Salve mi chiamo Claudia e ci tenevo a ringraziarla. Ho trovato per caso il suo blog poco fa su internet e mi ha molto colpito…
Da tre mesi sono bloccata da una malattia di cui non si capiscono le cause. Nonostante i ricoveri e le cure, ogni mese ho una ricaduta e, per questo motivo, ho dovuto lasciare la città in cui stava iniziando la mia carriera. Tutti i progetti sono caduti.
Mi salva andare ogni giorno in chiesa a pregare e ad abbandonarmi, chiedendo di imparare a offrire e di capire cosa vuole il Signore da me. Le parole del suo blog mi tengono compagnia. Grazie ancora di cuore, la seguo e spero di poterla conoscere di persona un giorno!”  
***
RESILIENZA re·si·lièn·za/ sostantivo femminile

  1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
  2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Carissima Claudia, avrai sicuramente già sentita questa magica parolina. A quanto pare l’essere umano ha la capacità di auto-ripararsi dopo un danno. Ha, cioè, la misteriosa forza di resistere, di riorganizzarsi, di riemergere più forte di prima dopo una difficoltà, di rinascere con più positività in corpo e di ritornare ad essere il capitano della propria anima.
In effetti se la specie umana è arrivata fin qui, lo si deve ad una serie infinita di atti strabordanti resilienza.
Disastri naturali carestie, guerre, malattie…tutto abbiamo superato.
Siamo così ben “programmati” a resistere alle  sventure, superarle e convivere quotidianamente con lo stress, che si potrebbe dire che la regola del mondo sia questa: “combattere e rialzarsi più forti di prima”.
Non è la fragilità che comanda il mondo, ma la nostra resilienza. Se non fossimo più forti dei conflitti quotidiani o degli sconvolgimenti esistenziali, non saremmo mai arrivati fin qui. E anche farsi domande di senso sul dolore che spunta da ogni dove, non aiuta molto. Ciò che veramente ci dà l’energia per reagire, è “sfruttare” la sofferenza come valore aggiunto.
Intendiamoci: la sofferenza è sempre una brutta bestia.
Come la giri, la vedi male.
Non voglio fare, quindi, nessun elogio del dolore, se non per tre aspetti:

  1. può farci diventare più sensibili verso la bellezza della vita, facendoci aggrappare a lei con tutte le nostre forze;
  2. può essere una fonte da cui bere empatia, facendoci molto sensibili nei confronti della sofferenza altrui;
  3. può darci l’energia per mobilitare tutte le nostre risorse, facendoci trasformare le difficoltà in opportunità.

Eccola qua la resilienza!
Un’energia che mette in moto il nostro sistema immunitario “interiore” per difenderci dallo scoraggiamento e farci riorganizzare positivamente il futuro.
Non si tratta di ricostruire sulle macerie, ma di innalzare un edificio nuovo per farci dire: “Non posso tornare a ieri perché ero una persona diversa allora” (Lewis Carroll, Alice nel Paese delle meraviglie).
E “quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.
Ma su un punto non c’è dubbio… ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato
(Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia)
Carissima Claudia, leggendo la tua lettera ho subito pensato a quanta resilienza ti occorre in questo periodo della tua vita. Forza Claudia!!!
“Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile” (Harry Potter e il calice di fuoco).
Siamo in questa vita come combattenti per spalancare sempre nuove porte al futuro. Siamo resilienti per natura e per volontario allenamento. E sai quali sono gli elementi che nutrono la nostra resilienza? Un buon temperamento, la sensibilità, l’autonomia, l’autocontrollo e la consapevolezza che le proprie conquiste dipendono sia dai propri sforzi che dagli aiuti che ci vengono offerti.
Ma tu nella tua lettera mi parli di un altro elemento che fa crescere la resilienza: la fede in Dio. Dietrich Bonhoeffer (il teologo protestante che, all’alba del 9 aprile 1945, completamente nudo, venne giustiziato nel lager nazista di Flossenbürg, pagando così la sua partecipazione alla Resistenza), diceva che la croce di Gesù è una sconfitta che «racchiude in sé anche la benedizione».
Quando mio marito era tra la vita e la morte ed io ero sballottata tra la disperazione e la speranza, una notte una donna che stava vivendo la mia stessa condizione, nel buio corridoio di un ospedale, mi disse: “Ricordati sempre che una dis-grazia può essere una bis-grazia”. Non mi stava facendo l’elogio del dolore, ma della fede resiliente. Non dovevo lasciarmi paralizzare dalla paura, perché anche in quel corridoio di ospedale qualcosa di fecondo stava nascendo. Dovevo collegare intelligenza ed emozioni con il sogno di Dio per me e mio marito, e da lì partire.
La fede resiliente è la capacita di ingegnarsi, giostrandosi tra mille pericoli, per affrontare le difficolta ed uscirne rafforzati. Occorrono astuzia e creatività: due caratteristiche che, purtroppo, Gesù fatica a scorgere nei credenti (“I figli di questo mondo, infatti, sono verso i loro pari più scaltri dei figli della luce” Lc. 16, 8).
Ed allora, avanti tutta Claudia! Avanti con l’ottimismo e che entri l’autostima. Che crescano i pensieri positivi e si abbia il coraggio di condividere quelli negativi, con gli altri (non c’è niente di meglio per smorzarne l’effetto). Che la serenità ci vesta ogni mattina, perché “nostro Signore si occupa di ciascuna anima con tanto amore, quasi fosse la sola ad esistere” (Santa Teresa di Lisieux).
[Fonte: www.intemirifugio.it]
 
 
 

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Maria Cristina Corvo

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