Cresciuto da due lesbiche, dice no al matrimonio omosessuale

Robert Oscar Lopez offre la sua testimonianza per opporsi ai giudici federali che impongono agli Stati di Utah e Oklahoma di celebrare nozze omosessuali

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Oltreoceano il dibattito sulle adozioni e sui matrimoni omosessuali torna ad appassionare l’opinione pubblica. Il motivo sono le recenti sentenze di alcuni giudici federali che hanno annullato, in nome dei diritti degli omosessuali, referendum popolari avvenuti negli Stati dello Utah e dell’Oklahoma in cui gli elettori si erano pronunciati a grande maggioranza affinché l’unico matrimonio riconosciuto fosse quello tra un uomo e una donna. I governatori di questi due Stati, che si trovano ora l’ingiunzione a celebrare nozze omosessuali, hanno così deciso di fare appello.

Il ricorso è accompagnato dal sostegno di gran parte dei cittadini, che si sentono defraudati del loro diritto d’espressione mediante democrazia diretta. Una massiccia manifestazione contro la sentenza si è recentemente tenuta a Salt Lake City, capitale dello Utah, all’interno di una sala del Parlamento federale. I tanti partecipanti hanno ascoltato gli interventi di una serie di relatori presenti a vario titolo.

Tra questi, il più applaudito è stato quello di Robert Oscar Lopez, simbolo della battaglia a favore del matrimonio tradizionale, inviso alle lobby omosessuali per via di una storia personale che lo rende testimone credibile dell’opposizione a modelli di famiglia stravaganti. Egli, infatti, dopo la separazione dei genitori, è cresciuto con la madre e con il suo nuovo partner, di sesso femminile.

“Ho da rivolgere un appello alla comunità gay – ha detto nel corso dell’incontro a Salt Lake City -. Per favore, fermate ciò che state facendo. Spero che vi accorgerete che non si possono privare i bambini di una mamma e di un papà. Che diciate di no al matrimonio gay”.

Il volto di Robert Oscar Lopez è diventato popolare negli Stati Uniti un anno fa, quando egli è uscito allo scoperto raccontando la sua testimonianza al Parlamento del Minnesota, che stava legiferando sul matrimonio omosessuale. “Abbiamo sentito tante campane, ma mai quelle dei diretti interessati cui non viene data voce”. Con queste parole ha introdotto un discorso destinato ad emozionare l’opinione pubblica americana.

“Mi mancava un genitore”, ha detto riavvolgendo il nastro della sua memoria sino ai tempi dell’infanzia. “I bambini sentono profondamente la mancanza di un padre e di una madre – ha riflettuto – e provano inoltre una grande frustrazione, perché non sono in grado di fermare chi decide di privarli del padre o della madre”. La frustrazione di cui parla, Robert Lopez l’ha vissuta sin dai due anni, da quando la madre si stabilì a vivere in un camper con la sua compagna. Ma sono in molti, negli Stati Uniti, ad aver vissuto sensazioni simili, senza tuttavia volersi esporre. “Nel corso dell’ultimo anno – ha spiegato il professore della California – sono stato di frequente in contatto con adulti cresciuti da genitori dello stesso sesso”.

La loro riservatezza è comprensibile. “Sono terrorizzati dall’idea di parlare pubblicamente dei loro sentimenti – ha raccontato Lopez – si sentono scollegati dagli aspetti legati al sesso delle persone intorno a loro, e con una certa frequenza provano rabbia verso i loro ‘genitori’ per averli privati del genitore biologico (o, in alcuni casi, di entrambi i genitori biologici), rimpiangono di non aver avuto un modello del sesso opposto, e provano vergogna o senso di colpa per il fatto di sentire un risentimento verso i propri genitori”.

Dopo un comprensibile travaglio interiore, Robert Oscar Lopez ha invece deciso di parlare. E di manifestare senza indugio la sua contrarietà al matrimonio omosessuale. “Incoraggiare le coppie dello stesso sesso a pensare che la loro unione non sia distinguibile dal matrimonio – il suo sfogo – è come affermare una menzogna, e tutto ciò che si fonda sulla menzogna ci si ritorcerà contro”. Il professore non ha peli sulla lingua quando parla della comunità omosessuale nella quale ha vissuto quarant’anni. “Ho visto come questa realtà produca odio e recriminazione viziosa”, ha detto. Il lato affettivo, ha osservato Lopez, sopravanza qualunque altro aspetto, viepiù quello meramente economico, poiché “avere una mamma e un papà è un valore prezioso in sé, non qualcosa che può essere ignorato, anche se una coppia gay ha un sacco di soldi, anche se può iscrivere un ragazzino alle migliori scuole”.

Parlando dei metodi di procreazione artificiale connessi al desiderio degli omosessuali, ha poi aggiunto che sarebbe “inquietante e classista la posizione dei gay che pensano di poter amare senza riserve i loro figli dopo aver trattato la madre surrogata come un incubatore, o delle lesbiche che credono di amare i propri figli incondizionatamente dopo aver trattato il loro padre-donatore di sperma come un tubetto di dentifricio “.

La voce di quest’adulto, originario del problematico quartiere newyorkese del Bronx, vuole parlare “per conto di coloro che sono stati messi da parte dalla cosiddetta ‘ricerca sociale’ sulla genitorialità omosessuale”. Quella “ricerca sociale” che ha sacrificato i diritti dei bambini sull’altare dei desideri di una minoranza.

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Federico Cenci

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