“Nel marzo 2003 non c’era una minaccia imminente di Saddam Hussein” contro l’Occidente, pertanto la guerra nei confronti dell’Iraq fu una mossa azzardata e dalle conseguenze disastrose. A dirlo è il rapporto della commissione britannica guidata da sir John Chilcot, atteso da sette anni Oltremanica.
Secondo il rapporto l’invasione dell’Iraq da parte del Regno Unito non era “l’ultima opzione”, benché si prese questa decisione “senza cercare di trovare una soluzione alternativa”, evidentemente pacifica.
L’ex premier Tony Blair portò il Paese in guerra “con certezze che non erano giustificate” riguardo la durata del conflitto, le sue conseguenze e le motivazioni che stavano alla base. Il rapporto sottolinea che i piani d’intervento furono “inadeguati”, soprattutto si fa riferimento alle presunte armi di distruzioni di massa in possesso di Saddam Hussein, che tuttavia si rivelarono una farsa.
Gli effetti di quell’invasione, considerata l’operazione militare “più controversa” del Regno Unito dalla fine della seconda guerra mondiale, furono peraltro ignorati da Londra. “Se la guerra – ha detto Chilcot – fosse stata giusta, il Regno Unito avrebbe potuto essere (e dovuto essere) più preparato per gli accadimenti che seguirono”.
Secondo il presidente della Commissione Londra era consapevole di quello che sarebbe accaduto. Infatti Blair “era stato messo in guardia con espliciti avvertimenti che un’azione militare avrebbe aumentato la minaccia di al-Qaeda al Regno Unito e agli interessi britannici. Era stato anche avvertito che un’invasione avrebbe potuto far finire le armi e le capacità militari irachene nelle mani dei terroristi”.
Il rapporto spiega dunque che la guerra all’Iraq di Saddam Hussein alimentò il terrorismo che oggi insanguina il Medio Oriente e non solo. “L’invasione britannica in Iraq nel 2003 fu una iattura e ha avuto conseguenze negative fino al giorno d’oggi: ha causato, a partire dal 2009, la morte di oltre 150mila iracheni, probabilmente molti di più, la gran parte civili. Più di un milione hanno dovuto lasciare le loro case”.
Blair, pur respingendo la tesi per cui la rimozione di Saddam Hussein sia la causa del terrorismo, si è assunto “piena responsabilità” per ogni errore commesso nella guerra in Iraq “senza eccezioni o scuse”.
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"La guerra a Saddam Hussein ha alimentato il terrorismo"
Un rapporto di una commissione d’inchiesta britannica inchioda l’ex premier Blair: la guerra non era l’ultima opzione, si basava su false accuse e si sapeva che avrebbe avuto effetti disastrosi