Lettura
Il Vangelo secondo Matteo è il primo dei quattro vangeli canonici, e anche il più lungo, con i suoi ventotto capitoli. Attribuito al pubblicano che ha ricevuto la chiamata del Cristo – narrata nel capitolo 9 –, esso nasce e si rivolge all’ambiente giudaico. Gesù è presentato come il nuovo Mosè, che consegna ai suoi discepoli il comandamento dell’amore. Con i suoi cinque grandi discorsi, l’evangelista vuol dimostrare che tutte le profezie dell’Antico Testamento si sono realizzate in Gesù, e che il Regno dei cieli è il “già e non ancora” che scandisce lo scorrere del tempo fino al ritorno glorioso del Messia come giudice.
Meditazione
Le prime persone che Gesù ha chiamato sono quattro pescatori, tutti giudei; con la chiamata di un pubblicano tra gli “eletti”, ora ci sconvolge. La sua predilezione non è soggetta a convenzioni, ambienti privilegiati o caste. Il Cristo passa, è in cammino sulla strada polverosa della storia umana, vede l’uomo seduto al banco delle imposte, tra i suoi affanni, tutto intento a calcolare, a decidere per tentare di far quadrare i suoi conti, sopraffatto da doveri e convenienze, tra apparenze di legalità e miseria, tra aspirazioni e ciò che lo costringe a star seduto dietro al banco delle imposte. È Gesù che lo vede, lo scorge oltre il banco, vede l’uomo e il desiderio di dare un senso al suo essere, al suo stare. Lo chiama a seguirlo, ma nel farlo è Lui che si mette a sedere con Matteo a casa sua, insieme ad altri pubblicani; invita a seguirlo, ma al contempo è Lui che segue Matteo per vedere la sua condizione. È solo con Gesù che Matteo (nome che significa “Dono di Dio”) si riscopre e realizza il significato profondo del suo nome, del suo essere. Solo ora Matteo si scopre capace di lasciare tutto ciò che fino ad allora si era illuso di aver realizzato e di possedere. Segue il Cristo, perché si scopre amato per ciò che è veramente, e non condannato “dal tavolo delle imposte”, che ben conosce – e perciò lo abbandona. Scopre ed accoglie in Gesù la misericordia del Padre che per lui è diventata un sedere alla tavola non dell’ostentazione e del possesso, ma della condivisione e della gioia. Il mondo non gli appare più come un “tavolo delle imposte” ma come la “tavola dell’opportunità nuova”: il suo essere seduto è lo stare nel mondo non per far quadrare convenienze e iniquità ma per far risplendere il dono di Dio, la sua misericordia.
Preghiera
Rivolgi il tuo sguardo su di me, o Signore, spesso bloccato dal tavolo delle mie pretese, dei miei affanni, delle mie convenienze. Illumina col tuo sguardo amorevole il mio cuore, sciogli ogni mia resistenza, fammi sedere alla tavola della tua misericordia e guarisci la mia infermità, perché possa riscoprirmi come dono del Padre a servizio del Regno.
Agire
Oggi mi metto in atteggiamento di ascolto di chi incontro, e metterò al primo posto le sue esigenze.
Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.
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Il dono di Dio
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Matteo 9,9-13