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La Parola che guarisce

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 9,1-8

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Lettura
Il mistero pasquale, cioè la morte e la risurrezione di Gesù, costituisce il cuore della storia umana. Matteo, scrivendo agli Ebrei, vuole dimostrare che Gesù di Nazaret è il Messia atteso e in lui si compie il Regno promesso. Lo fa presentandolo come il Figlio di Dio che insegna con autorità, opera miracoli e invia i discepoli in missione. In questo contesto va letto il brano del Vangelo odierno.
Meditazione
Ciò che conta non è tanto il miracolo, quanto il “dire” che lo precede. Al Gesù che ammaestra, subentra il Gesù che opera guarigioni, che sono i segni della sua missione messianica (cfr. Mt 11,5), e che manifestano la vittoria del Regno di Dio su ogni sorta di male e diventano simbolo del risanamento totale dell’uomo, corpo e anima. Il miracolo dimostra che Gesù ha il potere di rimettere i peccati. Tanto è facile essere attratti dal miracolo, tanto è difficile capire che il peccato è un male peggiore della malattia fisica. Gesù sfata anche la concezione che tra i due mali ci sia un’interdipendenza, non ammette di vedere un rapporto causale e immediato tra il peccato e la malattia. La cosa nuova che Gesù fa è perdonare i peccati del paralizzato, senza nessuna esplicita richiesta del malato: gli è bastato vedere la loro fede, forse solo quella dei portatori. Vero è che l’uomo soffre di due malattie. Spesso le più lancinanti sono quelle interiori, dello spirito; sono quelle profonde e misteriose, che trafiggono il cuore e si annidano tra la psiche e la coscienza, tra il rimorso di un male commesso e la totale rimozione che l’uomo non è capace di operare in tal senso. Nessuna scienza umana, infatti, può rasserenare quanto le parole liberatrici di Gesù: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Gesù risana già con la sua parola di fiducia e di speranza; realizza quanto Isaìa affermava: «Dite agli sfiduciati: “Coraggio, non abbiate timore: ecco, il nostro Dio viene a salvarci” (cfr. Is 35,4). Lo scoraggiamento è la prima mancanza di fede, una vera offesa al cuore di Cristo, che è quello del Padre. Gesù, infatti, si rivolge al paralitico chiamandolo “figlio”, con l’atteggiamento del padre buono, qual è Dio, con le braccia della misericordia aperte, pronto a stringersi al petto il peccatore pentito. Questo miracolo si rinnova ogni volta che confessiamo i nostri peccati con sincerità e dolore. Ne siamo consapevoli? Gli scribi accusano Gesù di bestemmia ed avrebbero ragione se Gesù, con un ragionamento logico e stringato, non dimostrasse di essere proprio lui l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Preghiera
«Padre misericordioso, guarda a quella fonte di misericordia e guarda me, tua creatura, con volto pio e sereno. Sono tua creatura, Signore, e opera delle tue mani» (sant’Anselmo di Aosta).
Agire
Preparare bene la Confessione e ricevere il Sacramento mensilmente.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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