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Il profeta del fuoco

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 1,57-66.80

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Lettura
Dio completa la creazione del mondo dando ad ogni cosa un proprio nome e incarica Adamo di fare altrettanto con gli animali (Gen 2,20). Gli uomini, a loro volta, denomineranno i luoghi. Nell’Antico Testamento il nome non era banale, e quello dato alla nascita esprimeva di solito l’attività o la futura missione del neonato. A Giovanni è Dio stesso che lo impone, e significa “Dio fa grazia, si mostra benigno”.
Meditazione
Quella di Giovanni è una nascita prodigiosa, voluta da Dio in un preciso momento storico, da genitori che vanno annoverati tra i santi del paese: tanto Zaccarìa (“Dio è memore”), quanto Elisabetta (“Dio ha giurato”), di discendenza sacerdotale, erano “giusti”, osservando la legge del Signore e obbedienti a Dio. Da loro nasce un figlio santo. Quando Dio si manifesta non opprime, ma esaudisce le suppliche. Così fu per i due anziani, desiderosi di una discendenza, ottenuta poi contro ogni speranza, per una missione di salvezza per tutto il popolo. Con Giovanni il tempo della visita di Dio è vicino. Il quadro evangelico si lascia contemplare e si impone al confronto con la nostra realtà, nella quale sono sempre meno numerose le famiglie che siano luoghi di santità e di grazia, con i figli accolti come un segno della Provvidenza. Giovanni fu l’ultimo ed il più grande dei profeti, l’unico santo di cui si festeggia la nascita. Preparò l’incontro del popolo di Israele con il Signore, rendendogli testimonianza non solo con le parole, ma anche con l’essere un uomo tutto d’un pezzo! La forza del suo temperamento traspariva con straordinario vigore tanto dalla vita austera, quanto dal modo di parlare contro i prepotenti, i corrotti, i tiranni del suo tempo. A tutti predicava la conversione del cuore. Il suo dire era tagliente, tanto da essere definito dal Papini “il profeta del fuoco”. San Giovanni Battista ha parlato, ha gridato forte; ha tuonato contro tutti i farisei e i sadducei, i politici di allora pieni di sicumera, orgogliosi e malfattori. Li ha definiti “razza di vipere”. Nel contempo, indicava alle folle il comportamento da prendere: pentirsi, cambiare strada, ricevere il battesimo come segno di avvenuta conversione. Indicò presente in mezzo a loro il Cristo, l’Agnello di Dio, che avrebbe preso su di sé il peccato del mondo. E la gente andava ad ascoltarlo e si faceva battezzare. Per tutto questo, Giovanni non ebbe la fortuna di invecchiare: bastò richiamare il re ad una condotta morale, perché la sua compagna, concubina, chiedesse la testa del profeta. Giovanni è il modello più genuino cui rifarsi per non tradire Gesù Cristo.
Preghiera
Signore, aiutaci a ricordare che abbiamo una conversione da attuare e una missione da compiere per trovarci santi nel giorno della tua chiamata.
Agire
Ricordare il giorno del battesimo, quando il nostro nome è stato scritto nel libro della vita.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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