“Due anni fa ho perso il lavoro: sono stata licenziata senza un reale motivo. Forse la persona sopra di me mi temeva, o forse ero troppo onesta. Ma non ho commesso nulla di grave per cui si potesse arrivare ad un licenziamento. Anzi! Ho lavorato e fatto più del dovuto, soffrendo e stringendo i denti… poi è arrivata una nuova figura sopra a me e ce l’ha messa tutta per togliermi di mezzo.
La cosa più bella di questa situazione è che è avvenuto all’inizio della Settimana Santa: ero felice, in un certo senso, perché anch’io, a modo mio, avrei partecipato alla Crocifissione di Gesù. Infatti, non ho fiatato: ho firmato il licenziamento, senza versare una lacrima perché pensavo a Gesù. Però, al contrario di Gesù, io non sono risorta, né dopo 3 giorni né dopo quasi 2 anni, perché mi trovo ancora senza lavoro, nonostante migliaia di ricerche e colloqui fatti… L’ultimo risale a marzo scorso, durante la Settimana Santa 2016.
Pensavo fosse la volta buona per cambiare vita, per uscire da questa depressione. Ho fatto un bel po’ di chilometri per potermi presentare al colloquio (nonostante la pioggia battente). Ero restìa a presentarmi, ma mi trovavo in chiesa per gli esercizi spirituali il giorno in cui avrei dovuto prendere la decisione se andare al colloquio o meno e, nel mentre, ho sentito il prete che diceva di ‘andare’: ovviamente lui era ignaro di ciò che potevano significare quelle parole per me… e così ho fatto!
E invece mi ritrovo ancora una volta nell’infelicità più profonda. Perché non si è fatto più sentire nessuno e ovunque busso, nessuno mi apre e se qualcuno mi dà una piccola speranza, poi me la toglie.
Non ho avuto vita facile. Colpi di scena a non finire… una serie di lutti a non finire… una convivenza con una persona che mi ha distrutta psicologicamente… lavoro e non lavoro. Ad oggi mi chiedo: che ne è della mia vita? Non posso costruire niente perché ogni cosa è una dura lotta. Dio pare non udire le mie preghiere e le mie sofferenze… Quando avrò un po’ di pace? Un po’ di serenità? Quando potrò costruire la mia vita? Ma la domanda che voglio farti è: come si fa ad avere fede in Dio, nonostante tutto? Come faccio ad alzarmi con un sorriso? Io prego, insisto, ma a volte non riesco a vedere la luce… Cado nel pessimismo e divento cupa e nervosa!”
Carissima ************, ho omesso il tuo nome per tutelare la tua privacy, ma non ho cancellato quasi niente del tuo scritto: è tutto troppo importante, per capirti.
E poi saremo in tanti a rispecchiarci in te. Le tue domande finali, infatti, ce le siamo poste in molti. Con le difficoltà quotidiane che ci costringono a fare doppi salti mortali, come si fa a vivere serenamente? Come si fa ad avere una forte fede in Dio? Come si fa ad essere felici, nonostante tutto?
Non credo ci sia una risposta adatta a tutti, poiché ogni nostra vita è un vangelo a sé. Ognuno di noi ha episodi, incontri e pensieri, assolutamente unici nell’universo e Dio vi entra in modo altrettanto unico. Insomma: esiste un copyright sulla storia della salvezza di ciascuno di noi. Però una cosa è sicura: siamo tutti destinati ad essere quel vincitore che riceverà da Dio “… una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve” (Ap 2,17).
Un nome nuovo che rappresenterà la nostra più autentica “essenza”; vittoria gioiosa, raggiunta attraverso l’unione feconda tra la creatura ed il suo Creatore. Un incontro intimo tra Dio e noi che nessun altro potrà mai copiare (né, tanto meno, giudicare). Solo Lui e noi, infatti, conosciamo le variabili nascoste ed i misteriosi intrecci che hanno intessuto la nostra esistenza.
Una cosa, invece, è certa: ognuno di noi è destinato a vincere. Anzi: predestinato (Ef 1) a vincere, perché “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). Vincere sul dolore di ieri, per farlo diventare la forza di domani. Vincere sulla paura del futuro, perché in ogni giornata, Gesù ci tiene la mano. Vincere su tutti coloro che ci dicono “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il maestro?”, per concentrarci su quel “Non temere, continua ad avere fede…” (Mc 5, 36).
Vincere sui pensieri negativi, le preoccupazioni e le ansie, per affrontare il mondo intero con una sola mano, tenendo l’altra sempre in quella di Dio. Una stretta di mano vitale per chi cerca il coraggio di andare avanti, senza vivacchiare o senza accasciarsi, sfinito, in un angolo buio di vita. Il coraggio di vivere bene può venire a noi, solo come un dono della “Vita” stessa.
Quel Gesù che ha detto “Io sono la Via, la Verità e la Vita” non ci abbandonerà a noi stessi, soffocati dalla paura e schiacciati dalla tentazione di pronunciare la famosa frase “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, di manzoniana memoria.
Pregare, parlare, chiedere, dialogare con Dio, ogni secondo. Poi alzare le antenne per accogliere i segni e le persone che Dio ci manda. Ed infine, se è vero quel che dice san Massimiliano Kolbe – “Nelle opere divine nulla di grande nasce senza dolore” – possiamo smettere di farci impaurire dalla sofferenza.
Non è bella, non ci piace e nessuno la vuole (nemmeno Dio!), ma non sarà lei ad avere l’ultima parola. Dio è dalla parte della nostra felicità e ci vuole vincitori. Forza e coraggio quindi! I sorrisi più belli li ho sempre visti nelle vite più difficili: sono quelli di chi sa trasformare il dolore in forza.
“Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me”.
***
(Fonte: www.intemirifugio.it)
Pixabay CC0 - jh146, Public Domain
Ricordiamoci che “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”
Dio è dalla parte della nostra felicità e ci vuole vincitori, per questo è necessario confidare in Lui perché trasformerà il dolore di ieri nella forza di domani