Il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) del Venezuela ha convalidato un milione e 300mila delle quasi 2 milioni di firme raccolte dall’opposizione, 10 volte quanto richiesto dalla legge, per indire un referendum che revochi l’incarico al presidente Nicolas Maduro.
La situazione nel Paese latino-americano è disastrosa. Oggi in Venezuela i dipendenti pubblici sono costretti a lavorare un giorno alla settimana, la corrente elettrica è razionata, le scuole sono aperte quattro giorni alla settimana e l’inflazione è al 700%.
La crisi colpisce anche l’ambito sanitario. I medici dell’ospedale centrale di Maracay hanno preparato una petizione da inviare a Papa Francesco e al Vescovo della diocesi di Maracay, mons. Rafael Ramón Conde Alfonzo, con la richiesta di intervenire per garantire forniture e materiali chirurgici. “Confidiamo che il cuore dei governanti non sia così duro da mantenere il divieto di ingresso per tale aiuto che ci viene offerto”, ha commentato mons. Conde Alfonzo, come riferisce l’agenzia Fides.
Ad esasperare la fragile condizione economica della popolazione lo scontro tra Parlamento, guidato dall’opposizione, e Governo socialista. Intanto con un comunicato ufficiale, il Governo ha respinto la relazione degli Usa sulla sicurezza, che accusa il Venezuela di essere culla del terrorismo e del narcotraffico.
Per arginare la depressione economica dovuta al calo del prezzo del petrolio, il Governo ha inoltre creato il Ministero delle Miniere, il quale avrà lo scopo di vendere oro.
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Venezuela. Convalidate le firme per il referendum contro Maduro
In un clima di crisi che colpisce anche gli ospedali, si va verso un referendum per destituire il presidente. Intanto il Governo prova a vendere le risorse in oro per far fronte al calo del greggio