Grande preoccupazione per la situazione nel paese è stata espressa dai vescovi del Venezuela. In un’intervista al SIR, monsignor Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumaná e presidente della Conferenza episcopale venezuelana, ha parlato di una “gravissima situazione”, dove ormai l’alternativa è tra “sottomissione assoluta” al regime o “esplosione sociale della violenza”.
“Soffriamo molto e ci sentiamo impotenti”, ha proseguito il presule, aggiungendo che anche papa Francesco “ha scritto e mandato messaggi ma non può far nulla perché il governo è sordo, non ascolta nessuno”.
Monsignor Padrón Sánchez ha quindi criticato la politica di nazionalizzazione portata avanti dal governo, che permette di produrre soltanto “l’80% degli alimenti che si consumano nel Paese”, portando così l’economia alla paralisi. L’appello dei vescovi al governo è “convocare le imprese private per cercare una soluzione ai problemi del Paese”.
“L’economia non funziona. Il sistema economico in quanto tale è la causa del disastro del Paese”, dove ormai persistono la “carestia”, l’“assenza di cibo” e lo “scontro tra il potere esecutivo e legislativo”, ha rincarato la dose il presidente della conferenza episcopale venezuelana.
Al tempo stesso, “la stampa scritta continua a subire restrizioni, le radio e le televisioni hanno molta difficoltà”, mentre la Chiesa è accusata di appartenere all’opposizione: “dicono che siamo golpisti”, ha poi concluso monsignor Padrón Sánchez.
