Don Pawel: la Polonia e la sua Chiesa

L’intervento di Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza Episcopale polacca, al seminario sulla GMG tenutosi a Cracovia (12-14 maggio)

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“La Giornata Mondiale della Gioventù vuole entrare nello spirito dei giovani – ha detto don Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza Episcopale polacca, nel suo intervento d’apertura al seminario dei giornalisti cattolici riuniti a Cracovia per la preparazione dell’evento –. Ancor più delle precedenti edizioni infatti la presenza dei social media svolgerà un importante ruolo di diffusione e sensibilizzazione. Oggi tutti usano il cellulare: considerando che sono attesi a Cracovia circa due milioni di giovani e che ognuno di loro avrà in media 500 amici su Facebook, è facile valutare la portata, anche mediatica, dell’evento”.
Un primo importante risultato mediatico la GMG l’ha già ottenuto, grazie anche all’impegno del CCEE – Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, e del suo addetto stampa Thierry Bonaventura, che per la prima volta hanno riunito, in vista dell’evento, un significativo numero di portavoce delle Conferenze Episcopali di tutta Europa, e di giornalisti e comunicatori di testate cattoliche appartenenti anche ad altre aree del mondo. Un proficuo momento di preparazione e d’incontro per affrontare con il giusto spirito collaborativo la complessità dell’evento, conferendogli un adeguato rilievo nel cammino della nuova evangelizzazione.
In funzione dei rischi e delle aspettative concernenti il futuro dell’Occidente, di cui ha parlato di recente Papa Francesco, ed in particolare delle tensioni che mettono a repentaglio la tenuta dell’Unione Europea, assume grande importanza la capacità della GMG di assurgere a luogo simbolico in grado di rappresentare la spinta delle nuove generazioni verso l’integrazione, il dialogo e la responsabilità culturale dei popoli. Tenendo conto che – come ha detto il Santo Padre – i giovani “non sono il futuro dei nostri popoli, sono il presente. Non possiamo pensare il domani senza offrire loro una reale partecipazione come agenti di cambiamento e di trasformazione. Non possiamo immaginare l’Europa senza renderli partecipi e protagonisti di questo sogno…”.
Giovedì 12 maggio, primo giorno del seminario tenutosi a Cracovia, dopo il saluto di Michel Remery, vice segretario generale del CCEE, e la presentazione del programma e degli obiettivi a cura di Thierry Bonaventura, il contesto preparatorio della Giornata Mondiale della Gioventù è stato efficacemente delineato da don Pawel Rytel-Andrianik, anche alla luce del percorso storico e dell’identità culturale e spirituale della Polonia.
Lo stato polacco ha una storia lunga più di un millennio. Arrivò ad essere, nel XVI secolo, un paese potente e influente in Europa, per poi subire un lunghissimo periodo di declino storico e di spartizione territoriale e politica fra Russia, Austria e Prussia. Le prime elezioni libere furono possibili solo nel 1989 dopo la caduta della cortina di ferro; dieci anni dopo la Polonia venne ammessa nella NATO e nel 2004 entrò a far parte dell’Unione Europea.
“La Chiesa cattolica e lo Stato polacco sono nati insieme” – ha sottolineato Pawel – ma, nonostante ciò, la Chiesa è sempre rimasta primariamente vicino al popolo e al Vangelo anche quando questo ha implicato una contrapposizione con lo Stato. Durante il comunismo, ad esempio, la Chiesa è sempre stata accanto alla gente e molti sacerdoti hanno sopportato la persecuzione, e talora il martirio, da parte del regime, pur di restare fedeli alla loro missione spirituale e umanitaria. Anche questo è all’origine della grande credibilità e stima di cui gode la Chiesa cattolica in Polonia”.
“In particolare – ha aggiunto Pawel – la Chiesa polacca è sempre stata una ‘chiesa papale’, nel senso che ha sempre guardato a Roma e al Pontefice nel segno di un legame intenso”. Il portavoce della Conferenza Episcopale della Polonia ha poi citato un tratto comportamentale della gente polacca che rinvia alla profonda devozione per la figura della Madonna: “Qui da noi, in Polonia, si usa ancora baciare la mano alle donne, si è conservata questa tradizione. Noi polacchi impariamo la stima per la donna nei santuari mariani; non è possibile capire la Polonia se non si ha ben chiaro il nostro profondo amore la Madonna. I bambini, dopo la prima comunione, si recano tutti nei santuari mariani…”.
Don Pawel ha poi fatto cenno alla difficile geografia storica della Polonia, stretta nella morsa fra Germania e Russia. Una realtà che, in qualche modo, accomuna il territorio polacco alla storia d’Israele, a sua volta stretto fra Babilonia ed Egitto. “Ed è anche per questo – ha sottolineato Pawel – che gli ebrei hanno trovato qui in Polonia la loro casa –. Noi polacchi abbiamo sempre convissuto in pace con gli ebrei e, durante la seconda guerra mondiale, più di mille sacerdoti polacchi hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei dalla persecuzione nazista. Anche in questo senso la visita di Papa Francesco ad Auschwitz, prevista durante la GMG, avrà un particolare valore simbolico a difesa della memoria”.
Don Pawel ha infine concluso il suo intervento fornendo alcuni dati relativi alla partecipazione della popolazione polacca alla vita della Chiesa: “Il 92 per cento dei polacchi è di fede cattolica; circa il 40 per cento delle persone frequenta stabilmente le liturgie; abbiamo 153 vescovi e 30mila sacerdoti. Persino le Tv commerciali, nei loro programmi, parlano della Chiesa, perché questo costituisce motivo d’interesse da parte della gente: una ulteriore conferma, nella quotidianità, della vocazione religiosa che pervade l’anima del popolo polacco”.
 
 

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Massimo Nardi

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