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Il silenzio assordante che accompagna il voto alla camera sulle Unioni civili

Smantellare il matrimonio uomo-donna comporta l’inizio di una falsa maturazione di ogni individuo, sgretolando la custodia dei valori universali e fondamentali

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Il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili, trasformato in un maxi emendamento del governo, è ormai arrivato al traguardo. Intorno vige un silenzio assordante, rispetto al grande dibattito che ha accompagnato l’iter del provvedimento legislativo al Senato. Alla Camera tutti sanno che i giochi sono finiti. Entro il fine settimana calerà il sipario sulla tanto discussa questione. Sarà votata la fiducia. Niente emendamenti e nessuna discussione in merito. Si alterneranno dichiarazioni di facciata, ma senza alcuna rilevanza istituzionale e politica. L’ala politica cattolica presente in parlamento è stata messa all’angolo.
Il Parlamento Italiano, in questo caso l’aula dei deputati, con una maggioranza schiacciante, dichiarerà che l’Italia è di sicuro un Paese cattolico, ma a modo proprio. Muore la famiglia naturale e si cambiano le regole ontologiche appartenenti all’essenza umana, al di là di ogni fede religiosa. C’è un pacchetto in atto molto nutrito che parte dall’Europa e che ormai contagia anche l’Italia. Parlo del Vecchio Continente per il quale Papa Francesco sogna un futuro diverso: “Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo”.
Un modello che riprenda le sue radici cristiane non solo per i rifugiati e i disperati, ma anche per le nuove generazioni, spinte sempre di più, verso un relativismo che tutto appiattisce e fa del gender l’arma perfetta per eliminare la diversità biologica e minare, culturalmente, quello che resta alla base della famiglia naturale che ha retto il mondo fino ad oggi. Qualcuno ha cercato di tirare la Chiesa nei battibecchi delle tante tavole rotonde sulle unioni civili, come fosse un qualsiasi soggetto istituzionale o associativo, ma non è riuscito.
La Santa Sede e la Conferenza Episcopale Italiana hanno con serenità sottolineato il valore della famiglia naturale, senza cadere in contrapposizioni ideologiche o di parte, continuando a lavorare con serietà sul solco dell’insegnamento evangelico. Mentre si va al voto definitivo su delle norme che mettono in discussione l’unicità della famiglia naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, da pochi giorni Papa Francesco ha consegnato al mondo interno l’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia sull’amore nella sacra unione tra uomo e donna.
Il messaggio del Santo Padre è universale, va oltre le leggi dei singoli Paesi, ma arriva alla coscienza di ognuno, dove non ci sono sconti, né contraffazioni, pena l’imbruttimento di quanto ci sta attorno. I risultati che ritardano un nuovo umanesimo sono legati ad una coscienza artefatta e spesso calibrata ad un mondo senza Dio e privo ormai di valori non negoziabili.
Importanti per l’umanità e quindi anche per i nostri deputati che si accingono a votare in parlamento, le parole del Pontefice riportate al punto 52 dell’Amoris Laetitia: “Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?”.
Sono parole forti che non possono non essere ascoltate. Chi in questi giorni le sottovaluta è stato, magari, più volte in prima fila ad applaudire il Papa, anche se in questo caso fa finta di non capire. È un qualcosa di molto grave non solo per la collettività in genere, ma soprattutto per coloro che pensano di poter regolarmente utilizzare una morale a doppia o tripla direzione. L’importante è per molti saper camuffare la propria posizione esterna!
Smantellare il matrimonio tra uomo e donna comporta quindi l’inizio di una falsa maturazione di ogni individuo; sgretola la custodia dei valori universali e fondamentali e permette una brusca frenata della dimensione etica delle comunità a vari livelli. Per un credente quindi o per tutti gli uomini che osservano la natura nel suo regolare divenire, le unioni tra persone dello stesso sesso o di fatto non possono essere equiparate in modo approssimativo al matrimonio. Il rispetto umano, civile, sociale chiaramente è per ognuno, ma il corso naturale delle cose è unico e non variabile secondo i gusti personali.
La cosa che colpisce è che una maggioranza può con facilità imporre una nuova morale e che spesso il resto del Paese è anche pronto a giustificare qualsiasi conseguente risultato istituzionalizzato. La saggezza personale perde così ogni sua connotazione spirituale e intellettiva, contribuendo al degrado generale. Scrive mons. di Bruno: “È incontrovertibile che una persona senza saggezza abbassi la spiritualità dell’umanità anche fino a livelli mai sperimentati prima”.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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