Gratitudine, penitenza e speranza: sono le “tre note” con le quali luterani e cattolici vogliono commemorare il 50° anniversario della riforma di Lutero (1517-2017). Ad indicarle è il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che questa mattina è intervenuto a Roma a conclusione del convegno internazionale cattolico-luterano promosso dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo dal titolo Segni di perdono, Cammini di conversione e prassi di penitenza. Una Riforma che interpella tutti.
La prima parola chiave è gratitudine. “Nel 2017 – ha detto il cardinale Koch, secondo quanto riportato dal Sir – ricorderemo non solo i 500 anni della Riforma, ma anche 50 anni di intenso dialogo tra cattolici e luterani, grazie al quale siamo stati in grado di scoprire quanto abbiamo in comune”.
La seconda parola chiave è “riconoscimento delle colpe e penitenza”; purtroppo la Riforma, “ci ricorda anche la divisione nella Chiesa e le efferate guerre di religione del XVI e del XVII secolo, soprattutto la Guerra dei Trent’anni, che ha trasformato l’Europa di allora in un mare di sangue”. Si tratta, secondo il porporato, di “un pesante fardello che abbiamo ereditato dal tempo della Riforma. Cattolici e protestanti – ha affermato – hanno dunque validissimi motivi per lamentarsi e per pentirsi dei malintesi, delle malvagità e delle ferite che ci siamo provocati gli uni gli altri nel corso degli ultimi cinquecento anni. Senza un simile atto pubblico di penitenza, non può esserci alcuna vera commemorazione ecumenica della Riforma”.
Tuttavia la terza parola chiave è “speranza”: “Si tratta – ha sottolineato Koch – della speranza che una commemorazione comune della Riforma possa offrirci la possibilità di compiere ulteriori passi verso l’unità tanto desiderata, senza rimanere fermi ai risultati che abbiamo già conseguito”. L’augurio finale del cardinale è che “il prossimo anno, la commemorazione della Riforma sia posta sotto una buona stella e aiuti a compiere ulteriori passi verso quell’unità per la quale Gesù ha pregato e al cui servizio lo stesso Lutero ha dedicato la sua opera, poiché non la divisione, ma il rinnovamento della Chiesa era ciò che egli voleva”.
La prima parola chiave è gratitudine. “Nel 2017 – ha detto il cardinale Koch, secondo quanto riportato dal Sir – ricorderemo non solo i 500 anni della Riforma, ma anche 50 anni di intenso dialogo tra cattolici e luterani, grazie al quale siamo stati in grado di scoprire quanto abbiamo in comune”.
La seconda parola chiave è “riconoscimento delle colpe e penitenza”; purtroppo la Riforma, “ci ricorda anche la divisione nella Chiesa e le efferate guerre di religione del XVI e del XVII secolo, soprattutto la Guerra dei Trent’anni, che ha trasformato l’Europa di allora in un mare di sangue”. Si tratta, secondo il porporato, di “un pesante fardello che abbiamo ereditato dal tempo della Riforma. Cattolici e protestanti – ha affermato – hanno dunque validissimi motivi per lamentarsi e per pentirsi dei malintesi, delle malvagità e delle ferite che ci siamo provocati gli uni gli altri nel corso degli ultimi cinquecento anni. Senza un simile atto pubblico di penitenza, non può esserci alcuna vera commemorazione ecumenica della Riforma”.
Tuttavia la terza parola chiave è “speranza”: “Si tratta – ha sottolineato Koch – della speranza che una commemorazione comune della Riforma possa offrirci la possibilità di compiere ulteriori passi verso l’unità tanto desiderata, senza rimanere fermi ai risultati che abbiamo già conseguito”. L’augurio finale del cardinale è che “il prossimo anno, la commemorazione della Riforma sia posta sotto una buona stella e aiuti a compiere ulteriori passi verso quell’unità per la quale Gesù ha pregato e al cui servizio lo stesso Lutero ha dedicato la sua opera, poiché non la divisione, ma il rinnovamento della Chiesa era ciò che egli voleva”.