Chi è il diavolo nella tradizione ebraica? Come funziona la possessione? C’è un modo per liberarsene? Quali le differenze con la dottrina cattolica? E il Talmud cosa dice al riguardo? Come si è arrivati alla traduzione in italiano? Queste e altre domande ZENIT le ha rivolte a Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. Di seguito l’intervista.
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Rav Di Segni, in cosa consiste la figura del dibbùk, una sorta di demonio nella cultura ebraica?
Dibbùk, significa “adesione” cioè qualcosa (uno o più spiriti) che ti si attacca addosso. È un tema presente nella tradizione ebraica in una storia lunghissima, che ogni tanto riemerge come un fiume carsico con aspetti nuovi e interpretazioni nuove. Di fatto è un elemento marginale che non preoccupa più di tanto. Il termine particolare (dibbùk) e il tema della possessione vengono utilizzati soprattutto nella storia mistica, in particolare dal XVII secolo, per indicare la penetrazione nella persona da parte di uno spirito non necessariamente malvagio, che interferisce con il suo comportamento.
Oltre alla marginalità di questo tema (non c’è neppure alcuna investitura sacerdotale per svolgere il ruolo di esorcista), bisogna chiarire che c’è un’altra differenza fondamentale con il cattolicesimo. Nell’ebraismo quando si parla di possessione, il possidente non è necessariamente il diavolo, o un diavolo, potrebbe anche essere l’anima di un trapassato, cosa che la teologia cattolica rigetta decisamente.
L’interpretazione ebraica del fenomeno può essere molto differente, ma la semeiotica della possessione e la tecnica per la liberazione delle persone dagli spiriti maligni presentano molte analogie e somiglianze con le forme cristiane.
Nel mio intervento nel corso all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ho fatto un excursus storico per spiegare come questo tema si è sviluppato nella tradizione ebraica dai tempi della Bibbia fino ai giorni nostri.
Ci sono personaggi storici malvagi posseduti?
Sono interpretazioni piuttosto estranee all’ebraismo.
Cosa ci dice degli angeli?
Gli angeli in generale sono creature spirituali che sono inviate a svolgere determinate missioni. In determinate frange dell’ebraismo si è sviluppata anche un’angelologia con tanto di nomi, angeli cattivi e angeli buoni o almeno agenti che fanno azioni nocive. Ma un conto è riconoscere che esistano angeli e spiriti ed un altro è che entrino nel corpo. Nell’ebraismo l’angelologia e la demonologia che pure esistono, anche se in maniera marginale, non comportano necessariamente la possessione.
Di recente per la prima volta nella storia è stata tradotto il Talmud in italiano, può spiegarci di cosa si tratta e perché è così importante?
Il Talmud babilonese è un opera di grandezza rilevante, sono 5400 pagine molto grandi, scritte in uno stile estremamente sintetico e complicato, che rappresentano il pilastro della tradizione post biblica. Sono la chiave fondamentale per la comprensione dell’ebraismo nel suo sviluppo storico per molti secoli. Nessuno studio di tradizione rabbinica può prescindere dal Talmud. Questo testo di complicata comprensione l’hanno cominciato a tradurre nelle lingue europee nello scorso secolo. In Italiano non c’era se non un tentativo molto parziale. Adesso è stata messa su una grande impresa che usa sistemi tecnologici sofisticati, tutto il lavoro passa attraverso un sito centrale, con il quale si esegue la traduzione dell’opera. Quello che abbiamo presentato è il primo risultato di questo lavoro, la traduzione di un trattato. Per arrivare a questo primo risultato è stato necessario un enorme lavoro, di progettazione, di creazione di squadre, di definizione di regole e procedure. È un risultato culturale importante, per conoscere meglio il grande contributo sia spirituale che culturale della tradizione ebraica.
Perché finora non era mai stato tradotto in italiano?
Gran parte del Talmud è scritto in aramaico e la prima traduzione necessaria è in ebraico, la lingua universale degli studiosi di ebraismo. Poi è stato tradotto in lingue europee come il tedesco e l’inglese, in cui si esprimevano e si esprimono vaste comunità ebraiche. E non sono e non possono essere traduzioni letterali ma serve una traduzione discorsiva e interpretativa, con ampio corredo di note. Grande impresa e risorse ridotte, per le dimensioni dell’ebraismo che parla italiano: e questo spiega il ritardo dell’iniziativa italiana.
Quale rapporto tra Antico testamento e il Talmud?
Il Talmud raccoglie quella che noi chiamiamo Torà (insegnamento) orale, l’insegnamento che nasce insieme alla Torà scritta e prosegue per secoli con i rabbini dopo la chiusura del canone biblico. La Bibbia è la prima tradizione scritta ed il Talmud è il filtro attraverso il quale viene letta la Bibbia.
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