Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi alla domanda di un lettore italiano.
Vorrei sapere se la Santa Messa può essere applicata a intenzioni diverse da quella del suffragio ai defunti. Per esempio al fine che Dio benedica una data associazione o faccia fiorire un certo apostolato o faccia superare il momento di depressione di una persona, ecc. Grazie. – S.L., Roma
La risposta immediata è “sì”: i sacerdoti possono celebrare la Messa per intenzioni che non siano il suffragio dei defunti. Tuttavia vale la pena di scendere almeno un po’ nei dettagli.
Ogni volta che viene celebrata una Messa, ne derivano tre benefici: quello generale (per la Chiesa intera), quello particolare o ministeriale (per l’intenzione del sacerdote come ministro), e quello personale (per ogni fedele, il sacerdote incluso, che vi partecipa, ciascuno a seconda della propria disposizione).
L’intenzione per cui il sacerdote accetta un’offerta non costituisce la propria intenzione personale ma la sua intenzione come sacerdote, cioè come ministro del sacrificio.
Certamente quando un sacerdote accetta un’offerta per una Messa egli si impegna a celebrare la Messa secondo le intenzioni della persona che fa l’offerta. L’equità richiede che egli offra anche effettivamente la Messa. Per farlo, quindi, deve compiere un atto di offerta personale, unendo la propria intenzione a quella della persona che ha fatto l’offerta della Messa.
Nella maggior parte dei casi, questa intenzione consiste nel raccomandare a Dio l’anima di un defunto ma può anche essere per le intenzioni personali dei vivi. In pratica qualsiasi giusta e pia richiesta può diventare oggetto di un’intenzione di Messa.
Nel Messale Romano, la Chiesa stessa fornisce alcuni esempi di possibili intenzioni oltre a quelle per i defunti.
Innanzitutto, questo avviene nelle cosiddette “messe rituali”, nelle quali solitamente l’intenzione del celebrante è per i battezzati, cresimati, sposati, ordinati, coloro che hanno ricevuto l’unzione degli infermi, hanno preso i voti, o ricevuto un ministero.
Inoltre, c’è anche l’amplio ventaglio di intenzioni che si trova nelle Messe per varie necessità. Queste Messe vengono offerte per la Chiesa, per il Papa o il vescovo locale, per la loro elezione durante una Sede Vacante, per un concilio o sinodo, per i sacerdoti o per il sacerdote celebrante stesso, per i ministri, per il laicato, per gli anniversari di matrimonio, ordinazioni o professioni, per l’unità dei cristiani, per la riconciliazione, per i cristiani perseguitati e per i loro oppressori.
Vi è anche un’ampia gamma di intenzioni per la società civile, così come per la patria, per le autorità civili, per la semina e il raccolto, per la pace e la giustizia in tempo di guerra. Varie intenzioni si riferiscono a fenomeni naturali come terremoti e tempeste.
Un’altra serie di intenzioni sono poi per il perdono dei peccati, per la castità, la carità, familiari, prigionieri di guerra, carcerati, malati, moribondi, per una buona morte e per il ringraziamento.
Esiste infine una formula ‘jolly’ della Messa, cioè quella “per qualunque necessità”.
Credo che sia opportuno ricordare che un sacerdote che celebri una delle Messe sopra menzionate, può ricevere un’offerta per un’intenzione totalmente diversa. Allo stesso modo un sacerdote può avere una delle intenzioni sopra menzionate, senza però usare la formula corrispondente della Messa. Per esempio, una persona può chiedere a un sacerdote di celebrare una “Messa per le vocazioni” in un giorno in cui la liturgia non permette questo tipo di celebrazioni, come di domenica o durante la Quaresima.
Il punto a cui vorrei arrivare è che il fatto che il messale offra una selezione così ampia di formule possibili, costituisce la prova che la gamma di intenzioni per una Messa sono davvero innumerevoli. Come menzionato prima, i cattolici possono chiedere praticamente qualsiasi sensata, giusta o pia intenzione. L’esempio del messale ci illustra inoltre quali tipologie di intenzioni possono considerarsi giuste e pie.
Perciò ci possono essere anche delle occasioni in cui un sacerdote è tenuto a rifiutare gentilmente una particolare intenzione, anche qualora la richiesta venga fatta in buona fede e potrebbe essere oggetto di preghiera personale. Chiedere una Messa affinché la propria squadra del cuore vinca il campionato potrebbe esserne un esempio. Possiamo immaginarci il dilemma del sacerdote, se poi gli venisse chiesto di applicare una intenzione per le squadre rivali!
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.
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Intenzioni della Messa: non solo per i defunti
Qualsiasi preghiera giusta o pia è lecita, la scelta, tuttavia, compete al sacerdote