Cristo è risorto, Alleluia! Con queste poche parole si può riassumere approssimativamente l’annuncio pasquale. Ma raccontare la vita di Gesù, le sue gesta e la portata del suo messaggio di salvezza richiede uno sforzo di ben altre dimensioni, come ben sanno gli esegeti. E nel suo piccolo lo sa anche il cinema, che fin dai suo primi anni di storia ha cercato il modo migliore per raccontare e mostrare visivamente la storia di Cristo.
Ne è una dimostrazione Jesus of Nazareth del 1912, primo lungometraggio della storia del cinema a raccontare la vita di Gesù, dalla sua nascita alla crocifissione. Costato 35.000 dollari, il film americano ottenne un tale successo da incassare quasi un milione di dollari.
In Italia, che in quegli anni era la seconda cinematografia al mondo per importanza, non bisognerà attendere molto: è del 1916 infatti Christus film diretto da Giulio Antamoro e girato prevalentemente in Egitto, elemento questo di grande innovazione. Diviso in tre atti – Annunciazione e Natività; Vita e Opere; Morte e Resurrezione – il film si ispira alle opere di Leonardo da Vinci e Michelangelo, tra le quali sono ben riconoscibili L’Ultima Cena e La Pietà.
Le modalità con cui la vita di Gesù è stata raccontata hanno abbracciato tutti i principali stili narrativi cinematografici. The Passion (2004) di Mel Gibson è forse il principale esponente dello stile realista, al punto tale da utilizzare la lingua latina ed aramaica per rispecchiare le lingue parlate al tempo. Il realismo non riguarda solo i linguaggi, ma il modo di trattare la passione di Cristo stessa mostrata in tutta la sua crudezza, tanto da portare il critico Morandini a parlare di “efferato dolorismo”. Eccessiva violenza o non, lo studio svolto da Mel Gibson per realizzare il film rappresenta forse il più alto grado di approfondimento raggiunto nel mondo cinematografico.
Al suo opposto troviamo Il Vangelo Secondo Matteo (1964), film di Pier Paolo Pasolini fedele nella ricostruzione del Vangelo in cui emerge tutta la poetica dell’autore. Come spesso accade con registi controversi, le polemiche si susseguirono in quegli anni arrivando al punto che il film venne apprezzato dai cattolici, con la dichiarata ammirazione dell’Osservatore Romano, e accolto freddamente dalla critica di sinistra, con L’Unità che scriveva così: “il nostro cineasta ha soltanto composto il più bel film su Cristo che sia stato fatto finora, e probabilmente il più sincero che egli potesse concepire. Di entrambe le cose gli va dato obiettivamente, ma non entusiasticamente atto”.
Non sono mancate opere visionarie e oniriche, tra le quali rimane celebre L’ultima tentazione di Cristo, diretto da Martin Scorsese nel 1988. Mostrando scene (se pur rappresentino allucinazioni) in cui Cristo sposa la Maddalena e la rende madre, il film attirò inevitabilmente a se numerose critiche, fino ad arrivare alle accuse di blasfemia. Tuttavia il valore artistico del film è indiscutibile, così come l’insegnamento che si può trarre, pur rimanendo una rivisitazione fantasiosa.
Rivoluzionario, per altri versi, è Jesus Christ Superstar (1973): accostando gli ultimi sette giorni di vita di Gesù alla cultura hippie, il film è la trasposizione cinematografica dell’omonimo musical ed è stato più volte definito una “Rock Opera”. Inoltre, la narrazione si sviluppa dal punto di vista di Giuda, vero protagonista del film mostrato non come traditore ma come vittima di un destino incomprensibile e più grande di lui.
I film sulla vita di Cristo sono stati dunque realizzati con generi, stili ed obiettivi diversi, arrivando a garantire un’offerta di vastissima portata, declinabile secondo i diversi bisogni ed esigenze (per i bambini ad esempio, che sia in famiglia o al catechismo sono assolutamente godibili Nativity (2006) e la mini serie televisiva Maria di Nazaret (2012)).
A racchiudere e riunire questa diversità di generi in un’unica grande opera è Gesù di Nazareth, sceneggiato televisivo del 1977 diretto da Franco Zeffirelli. In grado di mettere insieme grande poetica, forte impronta registica e straordinaria fruibilità, l’opera televisiva italiana è tra le prime ad avvicinarsi agli standard delle produzioni in stile kolossal che di lì a poco si sarebbero imposte. Il successo fu tale da far approdare lo sceneggiato (originariamente diviso in cinque puntate) sul grande schermo. Questa volta noi italiani non possiamo essere neanche accusati di autoreferenzialità: il più grande riconoscimento all’opera di Zeffirelli è infatti la dichiarazione della rivista americana TV Guide che la definì “la miglior miniserie televisiva di tutti i tempi”.
Cinema e TV: da 104 anni Cristo è protagonista
Risale al 1912 il primo lungometraggio sulla vita di Gesù. Seguirono Pasolini, Zeffirelli, Scorsese e Gibson…