“Abbiamo raggiunto un altro triste anniversario; siamo esausti e la speranza rimasta è poca. Comunque, il modo cristiano di procedere è quello di non disperare mai. Dobbiamo continuare ad aiutare ogni fratello o sorella siriani che hanno bisogno, fino a quando il massacro non avrà fine”. È quanto affermato da padre Nawras Sammour SJ, direttore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) Siria, mentre il conflitto entra nel suo sesto anno di vita.
Il religioso era in visita alla cucina di comunità del JRS a Damasco, che negli ultimi cinque anni ha fornito oltre 5.200 pasti caldi al giorno ai rifugiati che più versano in condizioni disperate e sono ancora costretti a vivere in alloggi comuni di fortuna nei pressi della cittadina di Sahnaya.
Dopo cinque anni di conflitto devastante, questa fase di tregua, anche se fragile, sta cominciando a suscitare nuovamente qualche timido sogno, una piccola luce in fondo a questa tragedia distruttiva e priva di senso, che ha ridotto in frantumi la società siriana. Hanno perso la vita centinaia di migliaia di persone; sfollati e profughi si contano a milioni, e il paese è in rovina. Questa guerra civile insensata deve terminare una volta per tutte.
Il JRS esprime il proprio sostegno perché siano riavviati i negoziati tra le parti in conflitto, ma chiede anche che ad un certo punto del processo di negoziazione, il team di mediazione gestito dalle Nazioni Unite garantisca a gruppi della società civile di entrambi gli schieramenti lo spazio per condividere la rispettiva visione di una nuova Siria post-conflitto.
Fin dai primi momenti di questo conflitto, molti gruppi su base comunitaria si sono impegnati nell’offrire assistenza umanitaria a chi ne aveva necessità, a prescindere dalle differenze sociali, culturali, tribali, settarie e religiose; l’aiuto è stato offerto tenendo unicamente presente l’entità del bisogno. Con il passare del tempo, questi gruppi hanno avuto difficoltà a portare avanti la loro missione, tuttavia altri sono ancora attivi nonostante le enormi difficoltà e i rischi cui vanno incontro. In un contesto così bipolare, è essenziale che agli appartenenti a questi gruppi sia data l’opportunità di condividere le proprie idee su come ricomporre le comunità frantumate e aiutarle a prepararsi a una futura coabitazione nella Siria di domani.
Nel frattempo, come segno di una più ampia partecipazione internazionale nella condivisione delle responsabilità della cura dei siriani sfollati e rifugiati con i paesi ospitanti – quali la Giordania, il Libano e la Turchia –, il JRS plaude alle promesse fatte da molti paesi in occasione della Conferenza dei donatori per la Siria tenutasi a Londra all’inizio di febbraio sotto gli auspici dei governi del Regno Unito, del Kuwait, della Germania e Norvegia.
Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati vede inoltre con favore l’impegno a che entro la fine dell’anno scolastico 2016-2017 tutti i bambini rifugiati possano frequentare la scuola, si aspetta che siano superati molti degli ostacoli cui si è dovuto far fronte per avere accesso a un’istruzione formale e venga loro assicurato un ambiente di studio sicuro e di qualità. Esso proseguirà nel suo impegno attivo, insieme a tutte le istituzioni importanti, i paesi e le agenzie che offrono finanziamenti, nel monitorare e sostenere la piena realizzazione di questo processo.