Oltre un milione di foto e video segnalati, oltre 125mila siti denunciati in 12 anni, quasi 10mila soltanto nell’anno appena finito. Centinaia di migliaia di bambini coinvolti: dai neonati ai 12/13 anni. L’esplosione dei social network e degli archivi cloud, ma anche la faccia oscura del Deep Web.
Sono solo alcuni dei dati contenuti nel Report 2015 che l’Associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto ha presentato oggi a Roma, nella Sala Marconi della Radio Vaticana. Un documento che rappresenta tutti i numeri del dolore incontrato dai volontari Meter nel corso dell’anno passato. Dati drammatici che indicano una cosa, e cioè che la pedofilia oggi utilizza tanti canali, ma soprattutto Social Network, archivi e Deep Web, la parte oscura di Internet. Quest’anno poi il numero di segnalazioni legate ai social hanno avuto una vera e propria esplosione: 3.414 contro gli appena 180 del 2014. Ed è solo l’inizio.
Anche nel 2015 il mercato della pedofilia e pedopornografia online non hanno conosciuto sosta: parliamo di 9.872 siti segnalati rispetto ai 7.712 dell’anno precedente; sono ben 3.169 protocolli inviati alla Polizia Postale – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (CNCPO). Ricordiamo che Meter e la Polizia Postale hanno siglato nel 2008 un protocollo di collaborazione e sottolineiamo che la veridità e l’attendibilità dei dati che presentiamo emerge grazie al confronto dei dati Meter con quelli in possesso della Polpost, compartimento di Catania. Altre segnalazioni, nel corso dell’anno appena passato, sono state inviate alle polizie estere. Dal 2003 al 2015 Meter ha segnalato 125.365 siti.
Secondo i dati dell’associazione, l’Europa si conferma anche nel 2015 il “quartier generale” della cultura pedofila, tutta quella produzione – anche documentale – di propaganda online che vuole giustificare lo stupro di un bambino da pochi giorni di vita a 12 anni d’età come “amore” per i piccoli su basi storiche o pseudofilosofiche.
Nel Vecchio Continente sono i domini di I livello (la “targa” nazionale del sito, insomma) .ru, ossia quelli russi, ad accaparrarsi la maggior parte delle segnalazioni. Su 2.655, 1.569 riguardano siti con base in Russia, seguiti dalla Slovacchia (825) e dalla Repubblica Ceca (89). Il Montenegro stacca il quarto posto con 67 e l’Italia è al nono posto con 8 segnalazioni. Una in più è totalizzata dalla Spagna, mentre esistono addirittura domini di I livello intitolati ad una nazione che non esiste più: l’Unione Sovietica (.su), che totalizza 6 segnalazioni immediatamente dopo l’Italia.
Nell’elenco appare anche Riunione, dipartimento d’oltremare francese che includiamo – in quanto territorio francese – nell’elenco dell’Europa, pur essendo nell’Oceano Indiano. Tra le nazioni “insospettabili” abbiamo la Svizzera, con 2 segnalazioni. Ultima la Lituania, con 1 segnalazione. Aggiungiamo a margine che i domini generici e specifici segnalati sono 9.872: in testa quelli .com (3.069)
Passando al secondo continente sul “podio della vergogna”, come lo ha definito don Di Noto, l’Oceania vede in testa la Nuova Zelanda con 561 segnalazioni (suffisso .nz), ma diventano 562 se consideriamo anche Tukelau, che appartiene al paese (suffisso .tk). Secondo posto per Tonga (504 segnalazioni) e West Samoa (13 segnalazioni). Seguono infine Isole Cocos (9), Palau (4), l’Australia con 2, e a chiudere Tukelau con 1 segnalazione. Totale segnalazioni: 1.094.
Il Continente Nero totalizza, come si è detto, 555 segnalazioni. Sono le Isole Mauritius a fare la parte del leone (274); segue la Libia, con 171 segnalazioni. È interessante notare come Tripoli, malgrado i problemi politici che sta attraversando, continua ad essere – ed è un trend che si segnala da qualche anno – un Paese gettonato dai pedofili per siti, server e portali “disponibili”. Terzo posto per Mayotte, altro dipartimento francese d’Oltremare a nord del Mozambico: 77 segnalazioni. Al quarto l’Isola di Sant’Elena, terra inglese: 19 segnalazioni. Seguono Gabon (6), Burundi (5), Guinea Equatoriale (2), Uganda (1).
Su 437 segnalazioni, il primo Paese del Mondo è anche il primo nel suo Continente a occupare il gradino più alto del podio della vergogna. Gli Stati Uniti d’America hanno totalizzato 381 segnalazioni, seguiti da Saint Vincent e Grenadina (23), Saint Pierre et Miquelon (13), anche questo un territorio francese d’Oltremare confinante col Canada. Avanti con il Suriname (7), Grenada (5), Trinidad e Tobago (4), l’Argentina e il Belize con 2 segnalazioni a testa. Si chiude con l’Asia, che totalizza 373 segnalazioni. Primo posto all’India, con 326 segnalazioni; Giappone a quota 24, Cina e Kazakistan con 7, 5 Taiwan, 3 l’Armenia, 1 il Tagikistan.
Come detto, il 2015 è stato l’anno dell’esplosione dei social network: i pedofili utilizzano vari canali per lo smercio del loro materiale. Diciamo subito che non ci sono solo i social: Bitly, un servizio di URL shortening, ha totalizzato 3.068 segnalazioni. Seguono Vkontakte (107), Linkbugs (80), Facebook (66). Chiudono Google+ (56), Twitter (22), Blogspot (10), Youtube (5). Comparando i dati con quelli del 2011, sale Vkontakte (da 34 a 107 segnalazioni), Lingbugs (da 63 ad 80), Facebook (da 32 a 66), Google+ (da 20 a 56). Da segnalare che generalmente i social network sono pronti a chiudere i profili che Meter segnala.
Parlando invece del Centro di ascolto e prima accoglienza, il vero e proprio cuore di Meter: nel 2015 abbiamo seguito 73 casi (erano 66 nel 2014) e fornito 928 consulenze telefoniche (729 l’anno precedente). Dal 2002 al 2015 i casi seguiti sono stati 1.126. Al numero verde nazionale 800 455 270 o a quello istituzionale (0931-564872) sono giunte nel 2015 ben 928 telefonate, su temi come consulenze spirituali, interviste, abuso sessuale anche presunto e risalente nel tempo, consulenza giuridica, segnalazione di siti sospetti, consulenze psicologiche per abusi, adescamento online, difficoltà familiari, consulenze nelle scuole. Ancora: segnalazione media e altro, scoperta di abusi dopo anni, figli contesi in separazione e tesi, denunce di maltrattamento, cyberbullismo, cyberstalking, pedofilia online , affido e adozioni. Quest’ultimo servizio è stato attivato solo ad ottobre 2015.
Per don Fortunato Di Noto, “la lotta contro la pedofilia si vince anche quando non si tace davanti all’abuso. Chi lo fa commette un crimine. Per questo andiamo avanti nella nostra lotta, perché il nostro è un impegno per la vita sin dal 1989”.
Secondo il sacerdote, “se la legge ci impedisce di mostrare la sofferenza dei piccoli e dei deboli, tacere ci renderebbe colpevoli di connivenza. Questo noi non lo possiamo permettere. Avremmo voluto inserire in questo comunicato le foto di neonati abusati, torturati e ridotti in condizioni disumane. In una parola: in una schiavitù sessuale. E non solo foto di neonati, ma anche di bambini che arrivano fino a 13 anni. Ma non possiamo farlo”.
Tuttavia, osserva Di Noto, “online c’è chi offre questo ed altro e spesso resta impunito. Lo resta perché le leggi non sono uniformi, perché la giustizia di certe nazioni è poco incisiva, perché manca la cultura adeguata per la lotta alla pedofilia che si dovrebbe tradurre, prima di tutto, nella difesa dell’infanzia a prescindere”. Quindi, “vorremo far nascere vergogna e consapevolezza in tutti del fatto che poco o nulla si sta facendo per combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini, la pedofilia e la pedopornografia”.
Il silenzio e la censura legali, però, sono paradossalmente un regalo per i pedofili, secondo il fondatore di Meter: “Non riusciamo a comprendere quale sia la ragione del silenzio, che è diventato quasi connivente e compiacente, di fronte agli abusi sessuali su bambini piccolissimi (anche da chi è preposto alla tutela e alla garanzia dei diritti dell’infanzia)”, afferma. Intanto “aumentano vertiginosamente video e foto pedopornografici che farebbero sobbalzare qualunque persona di buon senso, papà, mamma e persino tutta la società. Nel silenzio colpevole e ipocrita di tutti noi”.
Profilo Facebook don Di Noto - Public Domain
Pedofilia. Meter presenta Report 2015: denunciate oltre un milione di foto e video
L’associazione fondata da don Fortunato Di Noto ha segnalato 125mila siti dal 2003 ad oggi e 10mila solo nel 2015. Esplodono i social, Europa sale sul “podio della vergogna”