Migrants in Hungary

Migrants in Hungary - Wikimedia Commons

Immigrazione: è sempre più emergenza in Europa

Solo nella scorsa settimana 4.500 migranti per arrivare in Ue hanno utilizzato la “rotta dei Balcani”. E dopo la sua chiusura, l’Italia schiera poliziotti a presidiare le frontiere albanesi

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“Sono esattamente 4.455 i migranti che hanno viaggiato lungo la rotta dei Balcani occidentali tra il 2 e il 9 marzo”. L’annuncio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom) dà la misura della vastità del problema che sta investendo l’Europa. Un problema che riguarda soprattutto i Paesi bagnati dal Mediterraneo, come spiega il commissario europeo Dimitris Avramopoulos: “La crisi umanitaria raggiunge il suo culmine in Grecia. Gli Stati membri accettino con urgenza i ricollocamenti. E’ il momento di attuare”.
Qualcosa sta intanto attuando l’Italia. Si tratta del dispiegamento dal 15 marzo di una ventina di poliziotti di frontiera in vari punti dei confini dell’Albania. L’invio avviene su richiesta di Tirana, nel quadro di un rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi per affrontare la questione della prevenzione del fenomeno migratorio e della sua gestione, in caso di arrivo di flussi, dopo la chiusura della rotta dei Balcani.
Chiusura che è stata decisa nel corso del vertice tra Unione europea e Turchia del 7 marzo. In quell’occasione il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva riferito che erano stati 880mila i migranti che avevano utilizzato il percorso nel 2015 per entrare nell’Ue, mentre 128 mila migranti erano entrati nei primi due mesi del 2016.
Delusione per quell’accordo è stata espressa mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ai microfoni di Tv2000 ha detto: “Lunedì scorso tutti speravamo che le risorse messe a disposizione dall’Europa non fossero ancora una volta per alzare le frontiere e per delocalizzare e fermare le persone. Riteniamo che quei 6 miliardi fossero importanti per accompagnare le persone in una situazione di sicurezza e di protezione internazionale a cui hanno diritto, secondo la convenzione di Ginevra”.

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ZENIT Staff

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