“Una integrazione e gestione unitaria” dei media vaticani: questo l’obiettivo del “cambiamento richiesto da Papa Francesco per la comunicazione in Vaticano, con la creazione di un nuovo Dicastero, la Segreteria per la comunicazione”. È quanto dichiarato da monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto del nuovo organismo, che è intervenuto al convegno Fare Insieme. Sviluppo Istruzione Lavoro. L’incontro precede il Giubileo dell’Industria di domani, sabato 27 febbraio, durante cui 7mila imprenditori saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco in piazza San Pietro.
Nel suo intervento – informa il Sir – Viganò ha spiegato che “la nostra sfida è proprio quella di ‘fare assieme’, un programma in cui ognuno abbia il proprio ruolo, apporti la propria competenza e prenda dagli altri, creando un tessuto dinamico e coeso per poter rispondere al ‘ripensamento del sistema comunicativo’”.
“Il personale non si può licenziare”, ha sottolineato il prefetto del Dicastero, indicando alcuni elementi chiave della riforma, “non ci possono essere nuove assunzioni (questo implica quindi che il personale esistente venga valorizzato, rinvigorito, con una strategia di formazione, redistribuzione e con dinamiche lavorative che creino nuove sinergie per i nuovi risultati); l’accorpamento istituzionale deve produrre un sistema comunicativo nuovo che risponda a quello attuale”.
Quello che si vuole fare non è dunque creare “una nuova testata giornalistica internazionale concorrente con le altre, ma un sistema comunicativo, per meglio adempiere alla missione della Chiesa”. Per realizzare ciò, ha detto Viganò, “abbiamo disegnato e cerchiamo di portare avanti, secondo i più rigorosi studi di new management, un nuovo flusso di comunicazione interna, basato su uno schema di organizzazione che rispetta lo schema canonico della Chiesa e rispecchia il rinnovamento sinodale che Papa Francesco desidera rafforzare nella Chiesa universale”.
Anche perché, ha concluso, “sono convinto che per arrivare ad avere un nuovo sistema comunicativo, ripensato per rispondere meglio alle esigenze della missione della Chiesa, sia necessario un mutamento dei processi comunicativi interni, che producano un vero e profondo cambiamento istituzionale. Solo questa trasformazione istituzionale, risultante non solo dall’accorpamento delle istituzioni ma da una diversa concezione del servizio comunicativo, potrà veramente offrire un servizio di comunicazione nuovo, per la missione della Chiesa nella cultura contemporanea”.
Nel suo intervento – informa il Sir – Viganò ha spiegato che “la nostra sfida è proprio quella di ‘fare assieme’, un programma in cui ognuno abbia il proprio ruolo, apporti la propria competenza e prenda dagli altri, creando un tessuto dinamico e coeso per poter rispondere al ‘ripensamento del sistema comunicativo’”.
“Il personale non si può licenziare”, ha sottolineato il prefetto del Dicastero, indicando alcuni elementi chiave della riforma, “non ci possono essere nuove assunzioni (questo implica quindi che il personale esistente venga valorizzato, rinvigorito, con una strategia di formazione, redistribuzione e con dinamiche lavorative che creino nuove sinergie per i nuovi risultati); l’accorpamento istituzionale deve produrre un sistema comunicativo nuovo che risponda a quello attuale”.
Quello che si vuole fare non è dunque creare “una nuova testata giornalistica internazionale concorrente con le altre, ma un sistema comunicativo, per meglio adempiere alla missione della Chiesa”. Per realizzare ciò, ha detto Viganò, “abbiamo disegnato e cerchiamo di portare avanti, secondo i più rigorosi studi di new management, un nuovo flusso di comunicazione interna, basato su uno schema di organizzazione che rispetta lo schema canonico della Chiesa e rispecchia il rinnovamento sinodale che Papa Francesco desidera rafforzare nella Chiesa universale”.
Anche perché, ha concluso, “sono convinto che per arrivare ad avere un nuovo sistema comunicativo, ripensato per rispondere meglio alle esigenze della missione della Chiesa, sia necessario un mutamento dei processi comunicativi interni, che producano un vero e profondo cambiamento istituzionale. Solo questa trasformazione istituzionale, risultante non solo dall’accorpamento delle istituzioni ma da una diversa concezione del servizio comunicativo, potrà veramente offrire un servizio di comunicazione nuovo, per la missione della Chiesa nella cultura contemporanea”.