ROMA, mercoledì, 25 luglio 2007 (ZENIT.org).- Più di 20 anni dopo la pubblicazione della sua opera “Tiro avanti come un asino…a balzi e sobbalzi”, di cui sono state vendute 50.000 copie, il Cardinale Roger Etchegaray pubblica “Tiro avanti come un asino… piccole strizzate d’occhio al cielo e alla terra”, un’edizione arricchita dalla sua lunga esperienza romana.
L’opera è pubblicata nelle Edizioni Fayard.
“Partendo dalla mia testimonianza, spero di far capire alcune cose sulla gioia che ho di vivere…”, ha dichiarato a ZENIT il Cardinale Etchegaray, oggi libero da ogni responsabilità ufficiale nella Chiesa, ma sempre attivo.
Il porporato, presidente emerito dei Pontifici Consigli Giustizia e Pace e Cor Unum, che pubblicherà l’anno prossimo le sue Memorie, ha confessato nella nostra intervista l’immenso piacere che ha provato scrivendo questa “raccolta di meditazioni, tutta in strizzate d’occhio e battute, che deve essere presa secondo la dose indicata.”.
L’augurio “Sia felice di esistere” è quello più bello che ha ricevuto nella sua esistenza e lo vuole offrire ai suoi lettori.
Pubblichiamo di seguito la prima parte di questa intervista.
Eminenza, ci descriva innanzitutto il contesto nel quale è stata decisa la riedizione di “Tiro avanti come un asino”, pubblicato nel 1984.
Cardinale Etchegaray: E’ più di una riedizione. Quando ho lasciato Marsiglia per venire a Roma, avevo offerto questo libro ai marsigliesi, poiché aveva il profumo della lavanda e tutti i profumi di Marsiglia. All’epoca era un best-seller. Ne sono state ricavate 50.000 copie, moltissime, a quanto mi dicono, per un libro religioso. E in seguito, esaurito da molto tempo, spesso mi si chiedeva: “Tiro avanti come un asino, a che punto è?”.
Allora il mio editore, Fayard, ha acconsentito alla riedizione del libro, ma a questo punto completamente rifatto, oserei dire“ringiovanito” dopo 20 anni.
In effetti, la metà delle pagine della nuova edizione non esisteva in quella precedente. Ovviamente la situazione si era evoluta. Tuttavia, 20 anni dopo, quest’ultima rimane comunque fedele alle sue origini, nel senso che tutte le pagine partono dall’attualità, non l’attualità di cui parlano la radio, la televisione o i giornali, che appare comunque, ma l’attualità nell’ottica del cristiano, l’attualità di Dio che vive.
Ciò che è importante è costruire un legame fra Dio e il mondo, fra la terra e il cielo. Da cui il sottotitolo del mio libro “ Strizzatine d’occhio al cielo e alla terra”, cioè alle persone che mi circondano o di cui sento parlare dai media e poi a Dio che è sempre presente in me, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana.
E’ importante mantenere ogni giorno questo contatto con Dio, che è nostro Padre.
Quelle contenute in quest’opera sono riflessioni che Lei ha fatto grazie a tutti i Suoi impegni al servizio della Santa Sede e che oggi desidera condividere un po’ come se vi fosse un’“eccedenza” dopo anni di discrezione obbligata?
Cardinale Etchegaray: Oso dire che il mio libro è un libro comune. Non è un libro di storia, un libro di scienze o di teologia. E’ un libro che deve consentire ad ognuno di mantenere questo contatto con Dio e con i nostri fratelli.
Sto scrivendo le mie memorie. Una richiesta che mi è stata fatta dallo stesso editore, Fayard e che ho finito per accettare dopo aver a lungo esitato. Alla fine ho ceduto ed il libro dovrebbe uscire l’anno prossimo.
Bene, nelle memorie bisogna essere fedeli a ciò che si ha fatto o a ciò che si è visto Invece nel mio libro “ Tiro avanti come un asino…”, posso raccontare le cose, forse in modo più lieve, molto più spirituale nel senso dello “humor”. Quei piccoli ammiccamenti che propongo dimostrano molto bene il mio stato d’animo. Si sa che un ammiccamento è una cosa rapida, discreta, che sottintende una certa complicità. Ammiccare significa che ci si capisce a mezze parole.
Le pagine del mio libro vanno lette poco alla volta. Si può prendere il libro quando si vuole, a qualsiasi pagina. Non vi è un ordine. E gli ammiccamenti consentono comunque di cogliere gli avvenimenti per estrarne il “succo”, cioè tutto il sapore, nella misura in cui tutto ciò che ci arriva, tutto ciò che noi facciamo, abbia del gusto.
Ci parli di questo intenso piacere che Lei ha avuto nel riscrivere questa opera…
Cardinale Etchegaray: Ho tratto un grande piacere nello scrivere questo libro. Ciò mi ha consentito, soprattutto invecchiando (ho 20 anni più da quando è uscito il libro), di mantenere tutta la mia giovinezza d’animo rispetto agli incontri che posso fare attorno a me e che sono molto vari.
Come sapete, questi ultimi sono imprevedibili. Si ritiene che io sia un uomo molto regolato, ma di fatto sono una persona che non ha programmi fissi. Come diceva San Vincenzo de Paoli: “ Sono gli avvenimenti che sono i miei padroni”.
Quindi, io prendo la vita come viene, non tanto con filosofia, ma con molta fede, sia nelle cose piacevoli che in quelle spiacevoli e ohimé, ve ne sono tante in una vita!
E’ stato per me un grande piacere offrire la mia piccola testimonianza, che parte da presupposti molto diversi e spero di essere riuscito a comunicare un po’ la gioia che ho di vivere. Benché nelle mie pagine io non voglia stabilire delle scelte o delle preferenze , la vostra domanda mi rimanda ad una frase del mio libro: “Siate felici di esistere”.
Queste parole mi sono state dette tanto tempo fa, quando ero un montanaro, in un rifugio. E questo auspicio mi è stato di grande aiuto. E’ l’augurio più bello che si possa fare. E’ la mia strizzatina d’occhio sulla gioia di vivere, sul piacere di vivere, il gusto di Dio che dà il gusto di vivere, se lo si rende nostro complice: “Dopo aver digerito bene, questo desiderio che sembra così banale, ve lo offro come il più bello di tutti e auspico che il gusto di vivere via dia la voglia di cantare, bene o male…” e fra i grandi scrittori della nostra epoca, vorrei citarne uno che amo molto, Paul Claudel e vorrei citare un passaggio della sua opera teatrale “La scarpa di raso (Le soulier de satin), quando quel personaggio straordinario, che è Dona Mjsique dice: “ Mio Dio, Voi mi avete regalato il potere di far si che tutti quelli che mi guardano abbiano voglia di cantare. E’ come se io comunicassi loro il ritmo, discretamente”.
Oso pensare che a coloro che mi affrontano, coloro che mi vedono come sono, con i miei limiti, i miei difetti che sono certo visibili, io riesca a trasmettere il gusto di vivere, come ce l’ho io stesso.