Nella Messa celebrata a Tuxtla Gutiérrez per le comunità indigene del Chiapas, Papa Francesco ha toccato temi di giustizia sociale, sviluppo e dignità dei popoli, individuando un significativo parallelo con la vicenda di Mosé e della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto.
Anche oggi l’accoglienza è stata trionfale: giunto in elicottero intorno alle 9.45 presso il centro sportivo municipale di San Cristóbal de Las Casas, prima della celebrazione, il Pontefice ha percorso in papamobile l’intero perimetro della struttura, tra canti popolari e grida di acclamazione: “Benvenuto al Papa della libertà!”; “Benvenuto al Papa della pace!”; “Benvenuto al Papa della giustizia!”; “Benvenuto al Papa dei poveri!”; “Francesco profeta, il popolo ti ama e ti rispetta!”; “La tua presenza sveglia la coscienza”.
È la “legge del Signore”, nella sua perfezione (cfr Sal 19/18,8-9), a guidare i passi del Popolo di Dio per portarlo a “vivere nella libertà alla quale era stato chiamato”, ha esordito Bergoglio nella sua omelia, in una messa in cui il Vangelo è stato declamato nel dialetto autoctono locale.
Dopo aver sperimentato “la schiavitù e il dispotismo del Faraone”, il Popolo leva un grido che Dio ascolta, facendo della sua legge un “simbolo di libertà, simbolo di gioia, sapienza e luce”, ha commentato il Santo Padre. Fu così che “l’alba sopraggiunse per i popoli che più volte hanno camminato nelle diverse tenebre della storia”, ha aggiunto, con riferimento al Popol Vuh.
“In questa espressione – ha spiegato il Pontefice – c’è un anelito a vivere in libertà, un anelito che ha il sapore di terra promessa, dove l’oppressione, il maltrattamento e la degradazione non siano la moneta corrente”.
“Nel cuore dell’uomo e nella memoria di molti dei nostri popoli è inscritto l’anelito a una terra, a un tempo in cui il disprezzo sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia sia vinta dalla solidarietà e la violenza sia cancellata dalla pace”, ha sottolineato il Papa, ricordando come la citata legge di Dio, “prende carne” e “volto” in Gesù Cristo, che si fa “Via”, “Verità” e “Vita”, affinché “le tenebre non abbiano l’ultima parola e l’alba non cessi di venire sulla vita dei suoi figli”.
Questo anelito di liberazione, secondo il Papa, è stato spesso soffocato: “in molti modi – ha detto – hanno cercato di anestetizzarci l’anima, in molte forme hanno preteso di mandare in letargo e addormentare la vita dei nostri bambini e giovani con l’insinuazione che niente può cambiare o che sono sogni impossibili”.
Citando la Laudato Sì, Francesco si è quindi soffermato sull’“uso irresponsabile” e sull’“abuso dei beni” che Dio ha donato alla Terra. “La sfida ambientale che viviamo e le sue radici umane ci toccano tutti e ci interpella – ha affermato -. Non possiamo più far finta di niente di fronte a una delle maggiori crisi ambientali della storia”.
In questo scenario, ha osservato Bergoglio, i popoli indigeni dell’America Centrale, hanno “molto da insegnarci”, avendo dimostrato di sapersi “relazionare armonicamente con la natura, che rispettano come fonte di nutrimento, casa comune e altare del condividere umano”.
Nella realtà dei fatti, tuttavia, i popoli indigeni sono stati molto spesso “incompresi ed esclusi dalla società” e, da taluni, considerati “inferiori”, nei loro “valori”, nella loro “cultura” e nelle loro “tradizioni”; in alcuni casi, gli indigeni sono stati “spogliati delle loro terre” o le hanno viste distrutte da uomini “ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato”.
Senza mezzi termini, il Santo Padre si è schierato in difesa delle popolazioni indigene: “Che tristezza!”, ha tuonato, sollecitando un “esame di coscienza” tra i potenti, affinché imparino a chiedere “perdono”.
L’auspicio finale del Pontefice è che il mondo di oggi, “spogliato dalla cultura dello scarto”, che persegue un “mondo omogeneo” e che tenta di “sopprimere tutte le ricchezze”, riscopra il “valore della gratuità” e i giovani non perdano “la saggezza dei loro anziani”.
CTV
Chiapas: nella crisi ambientale, Bergoglio si schiera con gli indigeni
A Tuxtla Gutiérrez, Francesco esorta i potenti a chiedere perdono per aver calpestato i diritti delle popolazioni locali, assieme alla ricchezza delle loro tradizioni. E la folla lo acclama: “Benvenuto al Papa della libertà!”