Le porte socchiuse del cielo

Personaggi minori raccontano l’uccisione di Cristo

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Debutta al teatro San Pio, (sabato 6 e domenica 7) in via Paolo Stoppa 10 in Roma lo spettacolo “ Le porte socchiuse dal cielo” .
L’opera scritta dal regista Claudio Aufieri, fondatore degli amici di Ofelia presta attenzione ai personaggi “minori” di una tragedia: la più grande tragedia di tutti i secoli: l’uccisione del Cristo.
Anche in questo spettacolo, come per Le Donne di Bruto, tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare, e La cara Ismene, tratto dall’Antigone di Sofocle. Questi personaggi si sono tutti trovati ad un passo, ad una parola, ad un gesto per essere anche loro protagonisti della vicenda di Gesù.
Hanno avuto l’occasione di varcare le porte del Cielo, che erano rimaste “socchiuse” per loro: sarebbe bastata un po’ di attenzione in più, un pizzico di coraggio, forse anche un residuo di spavalderia o di incoscienza. Ma non c e l’hanno fatta! E sono lì, che aspettano il ritorno di Colui che non hanno capito bene nemmeno cosa fosse venuto a fare.
La vicenda è cronologica. Un prologo, sette storie, un epilogo.
Il quarto Re Mago (impersonato da Bruno Annecchini) perde, per insipienza e pigrizia, l’occasione di essere testimone della nascita del Redentore e consumerà la sua vita restante a cercarlo in posti dove, dicono, il Redentore è passato.  Daniela Del Pesce impersona Istaar, la giovane del primo episodio, prostituta nel corpo ma non nell’anima, procura il rifugio, la stalla, per la nascita del Bambino ma non ne ha la consapevolezza.  Francesca Alicata ha creato e danza impersonando la coscienza di Istaar.
La moglie di Simone (Caterina Tabolacci), che Gesù chiamerà Pietro e su cui fonderà tutta la sua chiesa, ospita il Figlio di Dio nella sua casa, lo vede ma non è vista, lo sente parlare ma non riesce a dirgli alcuna parola, per un momento è lì lì ad essere toccata dal Salvatore ma il suo pudore fa sì che ciò non accada. Il primo atto termina con il ricordo delle nozze di Cana e la vicende di un oste (Francesco Lavorgna) che è testimone del miracolo ma non riesce ad afferrarne l’importanza.
Giovanna (Gloria Panella) apre il secondo atto e ci narra il tradimento di Giuda: assiste all’Ultima Cena e alla cattura del Cristo ma non può, non vuole, non riesce a fare nulla, non dico per mutare, cosa che non sarebbe stato possibile, ma almeno per partecipare alla vicenda e rimane sola con un denaro, uno dei trenta del tradimento, in mano.
La vicenda di Cristo coinvolge anche i Romani. A casa di Ponzio Pilato, la moglie Claudia (Laura Toffolo) , appare semplicemente come una madre dinnanzi ad un giovane  (Joshua, impersonato da Roberto Luongo) destinato al martirio, un giovane che potrebbe essere suo figlio. Ma, come dirà Pilato, nel suo unico intervento, “la giustizia passa sopra la testa degli uomini”.
Andrea Manfroi è Dione, un giovane mercante straniero che  seguendo voci che lo spingono a Gerusalemme, arriva quando il martirio è compiuto e non sa darsi pace e rimane lì ad aspettare il ritorno del Messia.
Infine Maria di Magdala (Alessandra Musio), che ha lavato i piedi al Salvatore, racconta all’apostolo Simon Pietro, assente per vigliaccheria all’evento della Risurrezione, il suo incontro col Salvatore.
Il Salvatore (Roberto Luongo) concluderà lo spettacolo, affacciandosi sul futuro.
Tutti i personaggi sono osservati mentre si macerano per l’occasione perduta ma, ognuno a suo modo, sono giunti a credere e sperano nel ritorno del Redentore che li salverà.  Tutti.
 

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Lorenzo Pisoni

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