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Parola, prossimità, preghiera

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 1,29-39

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Lettura
Nel Vangelo di oggi ci viene presentata una “giornata tipica” di Gesù, fra Parola, Prossimità, Preghiera. Una giornata in “tre p”. Sta qui il segreto dell’autorità di Gesù e il motivo dell’amore come diaconia, servizio.
Meditazione
La giornata di Gesù comincia con un miracolo “banale”: la guarigione dalla febbre della suocera di Pietro. Gesù si fa prossimo e l’aiuta a “risorgere” prendendola per mano. La conseguenza viene espressa dal verbo diakonein. La donna guarita celebra il rendimento di grazie a Gesù attraverso la diaconia a Lui e alla sua comunità. Ecco, noi dobbiamo sapere “abitare” le case delle famiglie, dei poveri, dei malati, perché la vera casa non è il tempio, ma la vita ordinaria degli uomini e delle donne. Perché la Chiesa si edifica dal basso, cioè a partire dalla strada e dalle case. Per aiutare la gente a “risorgere”, a ritrovare la speranza, a ritrovare il gusto e il senso del vivere. Tutto questo accade se noi abbiamo il coraggio di annullare le distanze, farci prossimo, toccare con mano. La suocera di Pietro rappresenta l’umanità, spesso divorata dalla febbre della debolezza e della fragilità, che ci chiede la carità della prossimità, fino a prenderla per mano aiutandola a rialzarsi, per rinascere alla logica dell’amore nel servizio. Poi, «al mattino si alzò quand’era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava»; si noti il passaggio dall’aoristo all’imperfetto: si alzò, si ritirò, pregava, cioè un’azione continuata, quasi un modo abituale d’essere di Gesù. La sua carità è prossimità, ascolto, coraggio di risollevare gli altri, assunzione dei gemiti del popolo. Ma è anche preghiera prolungata, “riposata”, dalla quale nasce il bisogno di evangelizzare, di “raccontare” Dio, di vivere una “pastorale della strada”: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là». È sempre così: la preghiera, se è vera e profonda, ci spinge alla prossimità nella carità e nell’evangelizzazione, naturale “germoglio” della contemplazione. La preghiera è ritrovarsi nella solitudine del cuore. La solitudine non è “solitarietà”, ma ingresso nella profondità di sé in compagnia di Dio. La solitudine è il momento in cui faccio tacere ogni suono e ogni rumore e lì, dentro la mia anima a volte trafitta dal non senso e dalla stanchezza, scopro ancora la mano di Dio che sostiene la mia. In questa solitudine contemplativa ritrovo la forza di rialzarmi, di farmi prossimo agli altri, di sostenere la loro mano, per amarli come li ama Dio.
Preghiera
Signore Gesù, dammi la grazia di vivere la mia giornata al ritmo di Parola e Preghiera per danzare la vita fra prossimità e carità, solitudine e solidarietà.
Agire
Oggi dedicherò parte del mio tempo alla preghiera nella solitudine del cuore, senza distogliere l’attenzione dal mio dovere di prossimità.
Meditazione del giorno a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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