ROMA, lunedì, 16 maggio 2005 (ZENIT.org).- Chi è veramente Benedetto XVI? E’ un teologo progressista oppure l’inflessibile custode dell’ortodossia cattolica? Secondo Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale, il nuovo Papa non mira a riaffermare una dottrina cui si deve obbedienza, quanto ad “annunciare e testimoniare la semplicità, la purezza e la bellezza della fede in Gesù Cristo”.
Autore del libro “Benedetto XVI. Il custode della fede”, (Piemme, pag. 235, Euro 12,50) Tornielli tratteggia, attraverso testimonianze e ricordi, che giungono fino alle sue ultime ore precedenti l’ascesa al soglio pontificio, la personalità di un uomo di Chiesa tanto autorevole nel campo delle scienze quanto dolce e umile dal punto di vista umano.
Per approfondire la natura e la personalità del 265° Romano Pontefice, ZENIT lo ha voluto intervistare.
Quali saranno gli elementi di novità del Pontificato di Benedetto XVI?
Tornielli: Io credo che il nuovo Papa, come ha già fatto fin dalle prime ore dopo l’elezione, cercherà di togliere attenzione dalla figura del Papa in quanto persona per far sì che tutta l’attenzione sia centrata su Colui del quale il Papa è il vicario. Per questo, credo che Benedetto XVI abbia preso la decisione importante di non celebrare più personalmente le beatificazioni riservandosi soltanto le canonizzazioni.
Inoltre mi ha molto colpito l’accento che mette nel sottolineare che il Papa è innanzitutto e soprattutto Vescovo di Roma: sabato 14 maggio per la prima volta il Papa non ha celebrato le beatificazioni, ma il giorno successivo ha presieduto l’ordinazione di 21 nuovi preti della sua diocesi, la diocesi di Roma. Mi sembrano indicazioni importanti soprattutto in vista dell’impegno ecumenico.
E’ stato detto che quello che Giovanni Paolo II era per il comunismo, Benedetto XVI lo sarà per il relativismo…
Tornielli: Credo che sia necessario intendersi. Così come rifuggo dalla caricatura che di Ratzinger hanno fatto certi ambienti progressisti in questi ultimi vent’anni, cerco anche di stare in guardia da un errore: immaginare che cosa il Papa sarà sulla base di ciò che è stato e ha detto il cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non penso che Benedetto XVI abbia come “programma” quello di combattere il relativismo. Credo invece che cercherà di annunciare e testimoniare la semplicità, la purezza e la bellezza della fede in Gesù Cristo. L’antidoto al relativismo non è un programma, non è una teoria, non è e non può mai essere un’invettiva o una denuncia (un’invettiva, una denuncia potevano invece servire di più nei confronti del comunismo…). No, l’antidoto è in un popolo, anche piccolo, che viva la fede e ne testimoni la pienezza di vita.
Giovanni Paolo II ha riempito le piazze. Secondo lei, a Benedetto XVI toccherà ora riempire le chiese?
Tornielli: Non lo so se accadrà. Personalmente mi auguro che siano piene chiese e piazze. Ma se Giovanni Paolo II con il suo carisma e con la sua straordinaria personalità poteva riempire le piazze, difficilmente Benedetto XVI o chiunque altro potranno riempire le chiese. Le chiese si riempiranno se Dio vorrà grazie alla testimonianza del Papa ma soprattutto alla testimonianza di tutti i cristiani. “Non sono solo!”, ha ripetuto Benedetto XVI durante la Messa di insediamento. Il Papa non è un supergovernatore della Chiesa, non è un sovrano assoluto, è il servo dei servi di Dio. E il compito dell’annuncio e della testimonianza è per tutti.
Singolare la scelta di eleggere Papa il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. A quali sfide intende rispondere la Chiesa con questa elezione?
Tornielli: Penso che la scelta non sia tanto legata al ruolo in quanto tale, quanto piuttosto alla personalità di Ratzinger, alla sua preparazione, alla sua profondità. Credo che con questa elezione la Chiesa voglia riproporre oggi ciò che è essenziale della fede cristiana.
Da Cardinale, Ratzinger, ha espresso la sua grande ammirazione per la liturgia in latino, manifestando delle riserve sulla riforma portata avanti in questo ambito durante il Concilio. Cosa prevede che farà il Pontefice Benedetto XVI nei riguardi della liturgia?
Tornielli: Guardiamo a ciò che ha già fatto: le celebrazioni da lui presiedute sono state di una eccezionale semplicità e bellezza. Spero che poco a poco, senza strappi o traumi, questo gusto per la liturgia ben celebrata, che fa intravvedere la grandezza del mistero che si vive nella Messa e che ha per protagonista Dio che viene in mezzo a noi e ci parla, e non la bravura o l’inventiva del prete o della comunità, si faccia strada. Nel discorso programmatico del primo giorno dopo l’elezione, Papa Ratzinger ha parlato della centralità dell’Eucaristia e della corretta celebrazione liturgica.
Credo che sarà uno dei punti centrali del suo ministero, anche se al momento non sono in grado di prevedere quali potranno essere i passi concreti. Credo che ci sarà anche una maggiore tolleranza nei confronti dei tradizionalisti, e forse i prossimi mesi potranno essere decisivi anche per la ricomposizione del mini-scisma di monsignor Lefebvre.
Sembra che durante il Concilio Vaticano II l’allora giovane Ratzinger ponesse sempre la domanda “…e la dottrina?”. A 40 anni dal Concilio in che modo Benedetto XVI consoliderà l’obbedienza del clero e dei cattolici alla retta dottrina?
Tornielli: Mi ha molto colpito il modo con cui il Papa ha parlato della dottrina e della cattedra papale il giorno dell’insediamento in Laterano. Non ha riaffermato una dottrina chiedendo a tutti di obbedire. Ha spiegato che tutti, Papa compreso, devono obbedire a Cristo e che proprio in questa obbedienza sta il carisma di Pietro. Confermare i fratelli nella fede è un atto che non può essere slegato dall’amore e dal servizio. Quanto più si
percepisce che la fede cristiana è l’incontro con qualcosa di grande e di bello, tanto più si comprende che il depositum fidei, la dottrina – e non le nostre idee o le nostre interpretazioni – è la chiave di lettura per penetrare nel modo più vero questo mistero.
Ci possiamo attendere delle riforme da Papa Benedetto XVI?
Tornielli: Vorrei ricordare che più volte Ratzinger aveva detto di auspicare una nuova riforma della Curia romana, che a suo dire si era troppo ingigantita e burocratizzata. Non escluderei che il Papa possa fare qualche passo in questo senso.