“Un nuovo umanesimo: il futuro della Lombardia” è stato il titolo dell’intervento di oggi del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, in Consiglio Regionale. Ringraziando il presidente Raffaele Cattaneo per l’invito e l’ospitalità ricevuta, il porporato ha precisato il senso della sua presenza: “Un contributo del rappresentante di una istituzione con rilevanza pubblica, la Chiesa. Un apporto teso a trasmettere il tesoro di ideali, legami, conoscenze, risorse che i nostri progenitori ci hanno consegnato”.
Il cardinale ha poi parlato della crisi economica che colpisce la società, a suo parere “molto più grave di quanto le nostre previsioni abbiano immaginato: per durata, per estensione, per capacità di fiaccare la nostra speranza”. Secondo l’arcivescovo il difficile momento che attraversiamo è parte di un “travaglio di civiltà”, per affrontarlo – ha detto – occorre “trovare una nuova sinergia tra le capacità, le risorse e i progetti per una società civile”. Secondo Scola, è necessario quindi “ripensare e aggiornare il rapporto tra diversi e complementari fattori quali identità e pluralità, realtà e comunicazione, strutture e capacità di iniziativa”.
Il porporato si è poi soffermato sul “paradosso” di un’apertura crescente alla dimensione internazionale dell’economa lombarda, e “le forti perplessità, quando non vere e proprie resistenze, con cui talora affrontiamo la realtà, destinata a crescere, dell’immigrazione nelle nostre terre”. A proposito del tema degli immigrati, ha sottolineato che essi rappresentano attualmente “una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva il nostro futuro sarà più difficile”.
L’Arcivescovo si è inoltre soffermato sulla difficile situazione in cui versano le famiglie, composte da nuclei sempre più piccoli: “La famiglia, nel senso classico del termine costituisce una notevole potenzialità – ha osservato – ma la mancanza di adeguate politiche familiari le impedisce di essere una possibilità efficace per costituire il futuro”.
A parere di Scola, oggi “viviamo frammentati in una miriade di informazioni, conoscenze e saperi a tal punto che quando affrontiamo un aspetto della nostra esistenza è come se di tutti gli altri non avessimo più memoria, quasi non esistessero”. “Ci comportiamo come se non avessimo un’ipotesi esistenziale che ci renda capaci di interpretare unitariamente la realtà che viviamo”, ha soggiunto. Per affrontare il travaglio di civiltà in atto è necessario, dunque, “ripensare l’uomo”.
“In questa prospettiva – ha spiegato l’arcivescovo – si può dire che la nostra Regione ha bisogno di un nuovo umanesimo che non disgiunga il progetto storico da una costruttiva discussione sull’’umano’ e sull’ideale, discussione impegnativa certo, ma carica di speranza per una effettiva rinascita”. Su questo terreno la Chiesa può fare la sua parte: essa “in tutte le culture e in tutte le circostanze storiche, intende offrire contributi per il rinnovamento e la ricomposizione dell’unità della persona”.
L’arcivescovo ha infine ribadito che “la Regione Lombardia non manca di grandi risorse. La prima delle quali è forse rappresentata dalla sensibilità di tutti coloro che, secondo le più diverse appartenenze e posizioni culturali, avvertono come questione principale la domanda Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?”-
“È un interrogativo che ha assunto il carattere di una scommessa – ha affermato – l’uomo di oggi è un io-in-relazione o è solo il “suo proprio esperimento”? Mi sembra una questione decisiva anche per il rinnovamento civile in ogni suo settore e livello”. Su questo contenuto decisivo dell’umano convivere, ha concluso il cardinale Scola, “la Chiesa ambrosiana è interessata ad approfondire o a instaurare un confronto e a operare insieme in tutti i modi opportuni e rispettosi delle debite distinzioni”.