"La persecuzione religiosa cresce anche nelle democrazie del mondo"

Il Nunzio apostolico presso l’Onu di New York denuncia le vessazioni che i cristiani continuano a subire non solo in Medio Oriente, Africa e Asia, ma anche in Occidente

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La libertà religiosa è per la Santa Sede “un diritto umano fondamentale dal quale sgorgano gli altri diritti” e, pertanto, deve essere protetto. Così mons. Francis Chullikatt, nunzio apostolico presso le Nazione Unite a New York, al dibattito pubblico sulla libertà religiosa che si è svolto martedì 11 febbraio, presso il Campidoglio a Washington.

Invitato a rappresentare il Vaticano, il presule ha sottolineato che “le minacce alla libertà religiosa si manifestano non solo sotto regimi autoritari ma anche nelle grandi democrazie del mondo”. E ha evidenziato inoltre che la persecuzione religiosa “sta emergendo con una crescente frequenza in tutto il mondo”, anche nelle democrazie occidentali, compreso con il divieto legale di esporre simboli e immagini cristiane e questo rende evidente una profonda crisi al cuore di queste grandi democrazie che devono al loro incontro con il cristianesimo la loro origine e cultura dei diritti umani.

“Molti atti di violenza sono compiuti in Medio Oriente, Africa e Asia – ha sottolineato Chullikatt – ma in alcuni Paesi occidentali emerge una tendenza a emarginare il cristianesimo dalla vita pubblica”. Il nunzio si è poi soffermato sulle violazioni alla libertà religiosa in Medio Oriente, in particolare per i cristiani. “Nessun cristiano è esente”, ha detto, ricordando che gli arabi cristiani sono una piccola ma significativa comunità e si trovano bersaglio di vessazioni “a causa” della loro fede. Una tragedia ancora più grande se si considera che queste persone sono cittadini a pieno titolo e hanno vissuto in pace con i vicini per innumerevoli generazioni.

Mons. Chullikatt ha ricordato i 100mila cristiani uccisi per cause legate alla fede ogni anno e gli attacchi agli edifici di culto cattolici e di altre confessioni cristiane alla Viglia di Natale, e con rammarico ha ammesso: “E’ evidente che i governi non stanno garantendo la libertà religiosa in modo consistente e, nel peggiore dei casi, le violazioni prendono forma di una persecuzione da parte di attori statali”.

Nel discorso, il nunzio apostolico presso l’Onu ha rivolto un pensiero anche all’obiezione di coscienza che la legge deve proteggere. “La persecuzione dei cristiani in Medio Oriente incombe in questo teatro di sofferenza – ha rilevato – e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha affrontato la questione in alcune risoluzioni, che noi abbiamo aiutato a negoziare”. Tuttavia questi sforzi non riescono a ricevere il profilo che meritano sulla scena mondiale e “gli Stati membri – ha concluso Chullikatt – specialmente quelli con profili di leader come gli Stati Uniti, possono prendere misure decisive” per assicurare una maggiore protezione del diritto alla libertà religiosa nel mondo.

[Fonte: Radio Vaticana]
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ZENIT Staff

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