Lettura
Dopo la parabola della vite e dei tralci, Gesù continua il suo discorso ai discepoli, ma con lo sguardo al Padre, sottolineando per ben tre volte l’importanza di rimanere nell’amore. Perché rimanere in Lui significa essere inseriti in modo vitale nel suo amore, la cui sorgente è la comunione del Padre e del Figlio (Gv 15,9). Questa è la condizione indispensabile per essere santi e portare frutto e «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come Lui si è comportato» (1Gv 2,6). Non ci si illuda: «senza di me non potete fare nulla»!
Meditazione
In tre versetti il Vangelo parla per ben cinque volte di amore e due volte di gioia, come a stabilire una stretta connessione e interdipendenza fra l’esperienza dell’amare e quella della gioia piena. Gesù afferma di essere da sempre e per sempre amato dal Padre e, proprio con la stessa, infinita, intensa dimensione, Lui ama i suoi discepoli. Egli chiede loro, per due volte, di rimanere nel suo amore, come Lui rimane nell’amore del Padre. Il verbo ricorrente in greco è agapào e il sostantivo agàpe. Si tratta dell’amore originario, originante e gratuito con il quale il Padre ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio (Gv 3,16). È l’amore estremo con il quale Gesù ci ha amati (Gv 13,1). È l’amore come identità di Dio, perché Lui è agàpe. È l’amore la cui forza è la debolezza di esporre, disporre e deporre la propria vita quale offerta per l’amato. È l’amore che ama in tutto il cuore, la mente, la forza dell’essere. E Gesù chiede ai suoi discepoli di amare da Dio, rimanendo in quell’amore divino gratuito, radicale, incondizionato. Perché il discepolo di Cristo deve credere all’amore, ad un amore senza limiti e senza eccezioni, un amore instancabile e mai spento. Perché crede all’amore di Dio, che si è fatto uomo per incarnare l’amore nell’esperienza umana di ogni giorno. La conseguenza è la gioia piena. E noi cristiani abbiamo la vocazione alla gioia, quale frutto dell’amore di Dio. In quella gioia è la nostra tessera di riconoscimento, la via inequivocabile di evangelizzazione per irradiazione fascinosa. E allora… viviamo la gioia! Perché se noi non siamo irradiazione e testimonianza di gioia, l’umanità sprofonderà sempre più nella tristezza del non senso. Vivere la gioia è frutto dell’amare e responsabilità del credere. Perché la fede è l’amore sono compatibili solo con la gioia che sfocia nella speranza.
Preghiera
Signore Gesù, donami di sperimentare ogni giorno la bellezza di essere amato da te, perché rimanendo in te possa vivere d’amore, per dare respiro al cuore ed essere di te irradiazione di gioia intorno a me. Amen.
Agire
Oggi mi impegnerò a mettere amore dove c’è diffidenza e indifferenza e a seminare gioia dove c’è tristezza.
Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it