Ricorre oggi il 98° anniversario delle apparizioni mariane di Fatima. A quasi un secolo di distanza, anche dopo il loro svelamento, le profezie consegnate ai tre pastorelli fanno ancora molto discutere e sono state sovente strumentalizzate. Per saperne di più, ZENIT ha intervistato padre Mario Piatti, imcs, sacerdote dell’ordine dei Servi del Cuore Immacolato di Maria e direttore della rivista Maria di Fatima.
Cosa accadde realmente a Fatima il 13 maggio 1917 e perché è così rilevante per la storia delle apparizioni mariane?
Gli avvenimenti della “Cova da Iria” (la grande conca verde, letteralmente “Conca della Pace”, in cui avvennero le apparizioni) si collocano in un periodo particolarmente funesto della Storia: è in corso la Prima Guerra Mondiale, il mondo è attraversato dai venti gelidi della violenza e dell’odio. I “riflettori” sono puntati altrove, sui tragici scenari dei campi di battaglia, sulle trattative diplomatiche, sull’incerto esito delle operazioni militari. Ancora una volta la logica del Cielo sorprende e confonde le limitate prospettive umane: la Madre di Dio interpella il cuore di tre bambini e li rende protagonisti e artefici di un progetto universale di salvezza. È la logica del Vangelo che si rinnova, di epoca in epoca: qualcuno è chiamato a essere testimone di fronte a tutti. Addirittura i più piccoli incidono – con la loro generosità e disponibilità ai disegni di Dio – sul destino dell’Uomo; richiamano i grandi, “gli adulti”, all’essenziale. Riaffermano il primato della Grazia, l’esigenza di una vera conversione del cuore, la centralità della preghiera per ritrovare “la via di casa”, per non smarrire il senso più profondo della esistenza.
Fatima si inquadra nelle grandi “Apparizioni mariane”, a pieno titolo: si impone da sé, per la mirabile sintesi che il Messaggio ci dona circa le fondamentali verità della Fede; per il decisivo apporto che offre alla spiritualità mariana, alimentando una sana devozione, personale e popolare; per il prezioso contributo fornito alla riflessione teologica, soprattutto in relazione al ruolo della Vergine nella “economia salvifica”.
Una delle profezie di Fatima riguarda gli “errori” che la Russia avrebbe diffuso per il mondo: l’allusione è soltanto al comunismo?
La Russia – espressamente citata dalla Vergine Maria – rappresentava l’espressione di una ennesima minaccia, incombente sulla umanità: era ormai prossima la Rivoluzione d’Ottobre, milioni di persone sarebbero rimaste coinvolte in sanguinosi conflitti politici e sociali; l’ideologia marxista, nella veste di una bieca e spietata dittatura, avrebbe soffocato la libertà, diffondendosi anche ben oltre i confini sovietici. Qualcuno ha pensato – invocando una sorta di “par condicio” – che Maria Santissima avrebbe dovuto almeno alludere anche al Nazismo e alle sue devastanti conseguenze. In realtà, la profezia, riguardante l’amplificarsi del male, fino ai suoi esiti estremi – la Seconda Guerra Mondiale – fa presagire oscuri e paurosi scenari, che comprendono evidentemente anche le derive nazionalistiche del ‘900. L’intenzione della Vergine sembra piuttosto quella di sottolineare la minaccia ideologica costituita dall’ateismo, da una visione della Persona, del mondo, della Storia, radicalmente anti-cristiana e, alla fine, totalmente anti-umana. Il velenoso proliferare del gender, la sistematica distruzione della Famiglia, la manipolazione genetica, il disprezzo della Vita – specialmente ai suoi albori e al suo tramonto o in condizioni di grave disagio, fisico e psichico – non sono che gli ultimi “anelli” di una china, che appare ormai inarrestabile.
Nella seconda parte del messaggio si parla, però, della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria: come va inteso tutto questo alla luce di quanto succede oggi in Russia (riscoperta della fede cristiana, ecc.)?
Come sempre, gli avvertimenti della Madre di Dio non rappresentano mai soltanto la denuncia di una patologia e una irrevocabile sentenza di condanna, per l’Uomo peccatore. Ogni peccato, ogni “deriva”, di cui ci rendiamo colpevoli, suscita la “compassione” di Dio, costituisce una ulteriore occasione perché si manifesti la misericordia dell’Onnipotente nei nostri confronti: una misericordia che va peraltro invocata e impetrata. Il cuore del Messaggio di Fatima non è il catastrofismo o il fatale e inevitabile compiersi di un destino, ormai segnato: è un appello ad attivare le risorse migliori, a non arrendersi al male, a farsi promotori di bene, di speranza di amore. La via maestra, indicata dal Cielo, è la conversione, la riparazione, la consacrazione della propria vita al Cuore Immacolato, per partecipare, con Maria Santissima, alla entusiasmante impresa di “contagiare” il mondo con la carità di Cristo. Certo, i “tempi di Dio” non coincidono mai con i nostri: i processi interiori hanno i loro ritmi, il cammino delle anime – l’unica vera “Storia”, che alla fine conta – è noto solo a Dio. Certi “segnali” – come quello che accade in Russia, oggi – a volte confermano e confortano questa positiva visione dell’umano destino, terreno ed eterno.
Una parte controversa della profezia riguarda il “vescovo vestito di bianco” che viene ucciso: San Giovanni Paolo II ha riconosciuto la profezia nell’attentato da lui stesso subito il 13 maggio 1981 (64° anniversario delle apparizioni!). Per quale motivo, però, la profezia parla di morte e non di ferimento del Papa? Le preghiere dei fedeli hanno modificato quanto annunciato dalla Madonna?
Nella presentazione della “terza parte” del segreto di Fatima, da parte del cardinal Sodano, ben si delinearono alcuni tratti specifici, che consentono una lettura adeguata e corretta del testo. Egli disse che: «tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo… la visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani». Si comprende, così, anche la apparente difformità tra la visione – la morte del “Vescovo vestito di bianco” – e la realtà: il ferimento, cioè, di Giovanni Paolo II e la mano materna che deviò il tragitto del proiettile. In altre parole, occorre accostarsi al Messaggio di Fatima con il desiderio non di trovarvi riprodotti, con precisione “scientifica” e in largo anticipo, avvenimenti e fatti successivi: la logica del Cielo è invece sempre quella di un invito a rinnovare la propria vita; a rendersi conto della persecuzione in atto contro la Chiesa, suscitando in noi e negli altri un’autentica solidarietà con chi soffre per la Fede; a riscoprire la potenza della preghiera, che ottiene dal Cielo grazia e salvezza, anche quando tutto sembra definitivamente compromesso.
Secondo alcuni esiste una seconda parte del terzo segreto (c’è chi lo definisce quarto segreto tout court) che non è stata mai svelata: c’è qualcosa di vero in questo?
Si è scritto di tutto e di più su questo presunto silenzio, relativo alla terza parte del segreto, che risulterebbe ancora non completamente rivelata. Come sappiamo, Fatima è stata identificata spesso, purtroppo, con fantasiose immagini di catastrofi e di immani distruzioni, ascrivibili alla stessa Suor Lucia. Forse non sono mancate, a volte, ingenuità e superficialità, nella presentazione del Messaggio, che hanno prestato il fianco a ipotesi di ogni genere, avvalorando la tesi di un ulteriore scritto di Suor Lucia, mai reso pubblico.
Non posso certamente dirimere, in questa sede, tale “polemica”. La mia personale impr
essione è che occorra ripartire da quanto, con certezza, possediamo e conosciamo: abbiamo una ricchezza tale – grazie agli scritti di Suor Lucia, al Magistero della Chiesa, ai molti testi e commenti di comprovata validità e serietà – che basta da sola a farci penetrare nella straordinaria bellezza di Fatima. Il Messaggio parla delle terribili conseguenze del male: l’odio, la confusione, la Guerra (sul piano “storico”); la perdita eterna e irrimediabile di se stessi nell’Inferno (sul piano trascendente). Indica la soluzione: il rinnovamento evangelico della propria vita; la recita quotidiana del Rosario; una continua conversione interiore; la pratica assidua e gioiosa della Fede; la carità “domestica”; lo spirito di Riparazione, nell’offerta generosa a Dio di tutta la propria giornata; l’affidamento e la consacrazione di se stessi al Cuore Immacolato di Maria, rifugio e via che ci conducono al Cielo. Sinceramente, se amassimo davvero e approfondissimo le parole della Vergine, se guardassimo all’esempio dei Pastorelli, se prendessimo finalmente sul serio gli “appelli” di quel lontano 1917, ne avremmo già più che a sufficienza, per diventare santi – o almeno provarci – e per prodigarci in favore dei nostri fratelli, per il loro bene terreno ed eterno.