“In quest’anno che segna il cinquantesimo anniversario di Nostra Aetate, siamo più che mai convinti che il dialogo interreligioso, e nel nostro caso, il dialogo tra cristiani e musulmani, non solo è necessario per costruire la pace, ma è un imperativo della nostra fede”.
È quanto scrivono nel messaggio adottato al termine dell’incontro oggi i vescovi e delegati della Conferenze episcopali d’Europa per le relazioni con i musulmani riuniti a St. Maurice (Svizzera) da mercoledì scorso.
Nella tre giorni di lavoro, la rete europea dei responsabili per il dialogo con le comunità musulmane del continente si sono confrontati sull’origine e le cause del fenomeno di radicalizzazione di alcune comunità musulmane in Europa e hanno scambiato attorno ad alcune esperienze di dialogo in corso in particolare in Spagna, Svizzera, Germania, Francia e Bosnia-Erzegovina.
“L’Islam è una religione ricca e varia nella sua tradizione, con molte scuole di pensiero”, scrivono i vescovi nel documento, “tuttavia, come tutte le religioni, si trova ad affrontare sfide di radicalizzazione nel contesto contemporaneo”. Per superare la radicalizzazione, i vescovi europei rimarcano la necessità “della libertà di religione e del suo principio fondamentale, la libertà di coscienza. L’educazione religiosa – affermano – gioca un ruolo importante nel rafforzamento della propria identità religiosa nel pieno rispetto delle convinzioni religiose degli altri. Aiuta anche a costruire la solidarietà con gli emarginati, i perseguitati e le vittime della radicalizzazione qualsiasi sia il loro credo”.
Alla luce della riflessione su queste sfide, i partecipanti all’incontro rinnovano quindi il loro impegno per il dialogo dal punto di vista religioso, culturale e sociale e “per un incontro dinamico con i musulmani sia a livello intellettuale-accademico sia al livello di vita vissuta”. Ciò – sottolineano – “richiede un profondo auto-esame e una riflessione teologica sulla nostra fede e sulla pratica cristiana, in particolare alla luce delle sfide poste dalla secolarizzazione e dai movimenti populisti sia al Cristianesimo sia all’Islam”.
“Un dialogo autentico richiede che le nostre comunità cristiane continuino a essere testimoni viventi della Parola di Dio, comunità di preghiera e accoglienti ‘l’altro’ che vive in mezzo a noi”, dicono i presuli, auspicando che il Giubileo della Misericordia fornisca “un’opportunità unica per dimostrare che è possibile vivere insieme e condividere aspirazioni comuni”. Perché “la Misericordia non domina. La Misericordia crea ‘spazio’ per la diversità e l’accettazione dell’altro”.
Tra gli esperti che hanno animato la riflessione di questi giorni si ricordano il prof. Olivier Roy, dell’Istituto universitario europeo di Firenze, il dr. Omero Marongiu-Perria, sociologo delle religioni e membro del CISMOC (Centro Interdisciplinare di Studi sull’Islam nel Mondo Occidentale – Università di Lovanio, Belgio). I lavori sono stati guidati dall’arcivescovo di Bordeaux, il cardinale Jean-Pierre Ricard, e sono stati accompagnati dal cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
L’incontro si è svolto a St. Maurice su invito della Conferenza episcopale svizzera. I partecipanti hanno pregato insieme alla comunità degli Agostiniani dell’Abbazia di Saint Maurice, di cui ricorre quest’anno il 1500 anniversario della fondazione. Le origini dell’Abbazia e gli effetti pastorali dell’anno giubilare sono stati illustrati nei dettagli nel corso dei lavori da Fr. Joseph Roduit, Amministratore Apostolico dell’Abbazia di St. Maurice d’Augaune.