“Prospettive”, il settimanale di cultura e attualità della curia arcivescovile di Catania compie trent’anni. Redattori, direttore e fondatori di quest’organo ufficiale d’informazione cattolica radunati venerdì 22 maggio nella nuova sede editoriale, il Museo diocesano di Catania.
Un bilancio emotivo e colorito di affetti e di ricordi di quanti hanno partecipato alla nascita del periodico e al suo percorso di crescita negli anni. Difficoltà, sforzi, entusiasmi permeati di afflato comunicativo e soprattutto educativo.
Nel ginepraio della carta stampata tendente facilmente a edulcorare le notizie o a spettacolarizzare il dolore, la missione di un foglio che sin dal concepimento volle staccarsi dalla veste di bollettino parrocchiale per entrare nel cuore della gente e trasformare i curiosi in appassionati lettori.
Certo che la vita di un giornale la si può paragonare a quella di un individuo che a trent’anni è certamente ben diverso per condizioni fisiche, psicologiche e culturali da quando aveva un anno di età. Per confrontare la statura morale dei presenti con quella dei predecessori, leggevamo nelle antologie della letteratura italiana, la frase “Siamo nani sulle spalle dei giganti”.
Forse è così, ma ammettiamo anche di essere sulla strada del gigantismo culturale e di acquisire quotidianamente l’esperienza del passato. E se invece, per esempio, provassimo a spiegare la missione della carta stampata educativa agli studenti della scuola dell’obbligo?
La nostra pretesa non è affatto accademica, perché le pedanterie le lasciamo ai dotti degli Atenei. Poiché l’attività ludica è la nostra preferita e mi pare che giocando s’impara qualcosa, perché non provare una chiave di lettura dai tre regni della natura.
Se “Prospettive” fosse un vegetale, lo vorrei paragonare alla pianta di aloe, perché questa cresce in luoghi aridi, ma i suoi umori sono lenitivi e terapeutici. Se fosse stato un animale, l’avrei paragonato a un ippocampo, si, proprio il simpatico cavalluccio marino che si muove solo con spostamenti ascensionali, dal basso verso l’alto e se fosse stato un minerale, altro non sarebbe potuto essere che l’ambra, in ogni lacrima di questa resina c’è la biblioteca del passato, persino della preistoria.
Poche parole a persone intelligenti o se volete “A buon intenditor poche parole”.