Ancora una sorpresa da parte di Papa Francesco: all’Angelus di oggi, in piazza San Pietro, il Pontefice ha annunciato che la prima porta santa che aprirà per il Giubileo straordinario della Misericordia sarà quella della cattedrale di Bangui, in Repubblica Centrafricana, e non quella della Basilica di San Pietro a Roma. In questo modo il Papa anticiperà l’inizio dell’Anno Santo, previsto per l’8 dicembre prossimo, durante il suo primo viaggio nel Continente nero, in programma dal 25 al 30 novembre prossimo, che toccherà tappe come il Kenya e l’Uganda.
Il solenne gesto – ha spiegato il Papa – vuole “manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione”. “I dolorosi episodi che in questi ultimi giorni hanno inasprito la delicata situazione della Repubblica Centrafricana, suscitano nel mio animo viva preoccupazione”, aveva detto poco prima il Santo Padre, lanciando un appello alle parti coinvolte “affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze”.
Francesco si è anche detto “spiritualmente vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima in Bangui, che accolgono numerosi sfollati” e ha espresso la sua piena solidarietà “alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centrafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace”.
Nella catechesi prima della preghiera mariana, Bergoglio ha incentrarto la sua riflessione sulla festa di Tutti i Santi: “Sentiamo particolarmente viva la realtà della comunione dei santi, la nostra grande famiglia, formata da tutti i membri della Chiesa, sia quanti siamo ancora pellegrini sulla terra, sia quelli – immensamente di più – che già l’hanno lasciata e sono andati al Cielo. Siamo tutti uniti, e questo si chiama ‘comunione dei santi’, cioè la comunità di tutti i battezzati”, ha detto.
Questi Santi – ha proseguito richiamando l’Apocalisse – “sono persone che appartengono totalmente a Dio”, una moltitudine immensa di “eletti”, vestiti di bianco e segnati dal “sigillo di Dio”. Proprio “mediante quest’ultimo particolare, con linguaggio allegorico viene sottolineato che i santi appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo, sono sua proprietà”, ha spiegato. E “che cosa significa portare il sigillo di Dio nella propria vita e nella propria persona?”. Significa, come dice l’apostolo Giovanni, “che in Gesù Cristo siamo diventati veramente figli di Dio”.
È un sigillo, questo, che abbiamo ricevuto nel Battesimo dal nostro Padre Celeste, diventando così suoi figli. “Siamo consapevoli di questo grande dono?”, ha chiesto il Pontefice. “Tutti siamo figli di Dio!”. O per dirlo in un modo ancora più semplice: “portiamo il cognome di Dio, il nostro cognome è Dio, perchè siamo figli di Dio”. “Qui sta la radice della vocazione alla santità!”, ha affermato il Papa, evidenziando che i santi che oggi ricordiamo “sono proprio coloro che hanno vissuto nella grazia del loro Battesimo, hanno conservato integro il ‘sigillo’ comportandosi da figli di Dio, cercando di imitare Gesù; e ora hanno raggiunto la meta, perché finalmente ‘vedono Dio così come egli è’”.
Ma c’è ancora una seconda caratteristica propria dei santi, ovvero il fatto che essi sono esempi da imitare. Attenzione, ha detto Francesco, “non soltanto quelli canonizzati, ma i santi, per così dire, ‘della porta accanto’, che, con la grazia di Dio, si sono sforzati di praticare il Vangelo nell’ordinarietà della loro vita”. Di questi santi “ne abbiamo incontrati anche noi; forse ne abbiamo avuto qualcuno in famiglia, oppure tra gli amici e i conoscenti. Dobbiamo essere loro grati, e soprattutto dobbiamo essere grati a Dio che ce li ha donati, che ce li ha messi vicino, come esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire nella fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo. Quanta gente buona abbiamo conosciuto e conosciamo, e noi diciamo: ‘Ma questa persona è un santo!’, lo diciamo, ci viene spontaneo. Questi sono i santi della porta accanto, quelli non canonizzati ma che vivono con noi”.
Papa Francesco ha dunque esortato a “imitare i loro gesti d’amore e di misericordia”, perché – ha detto – “è un po’ come perpetuare la loro presenza in questo mondo”. E in effetti “quei gesti evangelici sono gli unici che resistono alla distruzione della morte: un atto di tenerezza, un aiuto generoso, un tempo passato ad ascoltare, una visita, una parola buona, un sorriso…. Ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni, perché l’amore e la compassione sono più forti della morte”.
A proposito di santità, dopo l’Angelus, il Vescovo di Roma ha ricordato la testimonianza di Madre Teresa Casini, fondatrice delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù, beatificata ieri a Frascati. “Donna contemplativa e missionaria, ha fatto della sua vita un’oblazione di preghiera e di carità concreta a sostegno dei sacerdoti. Ringraziamo il Signore per la sua testimonianza”, ha detto il Pontefice.
Ha poi salutato i partecipanti alla Corsa dei Santi e alla Marcia dei Santi, promosse rispettivamente dalla Fondazione “Don Bosco nel mondo” e dall’Associazione “Famiglia Piccola Chiesa”. “Apprezzo queste manifestazioni che offrono una dimensione di festa popolare alla celebrazione di Tutti i Santi”. Infine, Bergoglio ha ricordato che oggi pomeriggio si recherà al Cimitero Verano dove celebrerà la Santa Messa in suffragio dei defunti. “Visitando il principale cimitero di Roma, mi unisco spiritualmente a quanti in questi giorni vanno a pregare presso le tombe dei loro cari, in ogni parte del mondo”, ha detto il Papa. E ha concluso augurando a tutti “pace e serenità nella compagnia spirituale dei Santi”.